«Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza»
(B. Franklin).
La notizia è arrivata dal Consiglio d’Europa che ha riconosciuto una mancanza nella gestione della pandemia da parte dell’Italia perché «il nostro Stato ha omesso di notificare le misure che limitano la libertà». Si tratta della violazione dell’articolo 15 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il governo del Conte bis avrebbe dovuto informare il Segretario Generale del consiglio europeo di aver adottato misure restrittive delle libertà fondamentali. Non avendolo mai fatto, la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (CEDU) deve considerarsi pienamente vigente sul territorio nazionale ed è quindi possibile per i cittadini chiederne il rispetto dinanzi ai Tribunali nazionali e alla Corte europea di Strasburgo.
Occorrono ricorsi legali, ma soprattutto rivolte popolari di natura politica. Non si chiede a qualcuno l'autorizzazione ad essere libero, perché se si deve chiedere il permesso per essere liberi significa che di fatto non lo siamo. E se penso sia giusto che qualcuno sopra di me mi possa concedere quel permesso, di fatto sto ragionando da schiavo frustrato, e non da individuo libero. Riconoscendo sia una gerarchia, sia un padrone si medica una libertà condizionata. Si può essere liberi ovunque e a qualunque condizione, anche in carcere. Ma questo è un punto di arrivo di un lavoro personale. Vivendo in una comunità accettiamo regole del buon vivere. Purtroppo questo governo sta provocando un allarme sociale inaudito. Perché “altri” poteri lo consentono? I magistrati dove sono finiti dopo lo scandalo Palamara? Perché non indagano d'ufficio e cominciano processare questi lestofanti di governanti e sedicenti esperti che hanno portato l'Italia nel baratro?
Stiamo
subendo una dittatura in camice bianco e mascherina, peggiore della
camicia nera e del moschetto. Le misure che vengono imposte dall'oggi
al domani, continuamente disattese e scavalcate dall'ennesimo dpcm in
un turbinio isterico e contraddittorio, non hanno nulla a che vedere
con le norme di prevenzione da un virus. Sono infatti misure imposte
per avere un forte impatto psichico sui cittadini, diventando
invasive fino a diventare abitudini manipolative, come avviene nei
regimi totalitari. Multe da capogiro sono fatte apposta per spaventare.
Come è terrorizzante un notiziario di 6 o 7 canali che ripete a reti
unificate, lo stesso monotono bollettino di guerra, lo stesso
necrologio delle cifre gonfiate a regola d'arte, dei tamponi
processati, e che blatera di covidologia per tutta la sua durata.
Inefficienze e ritardi non sono più accettabili, o meglio non sono più accettati dagli italiani che stanno lanciando importanti segnali. La politica dell'annuncio, del rinvio, delle conferenze serali in diretta televisiva e degli accordi «salvo intese» ha esaurito la sua forza magnetica sull'opinione pubblica.
La nostra sopravvivenza dipende dalla possibilità di scegliere che fare della nostra vita, non di dover obbedire a questo branco di tecnocrati eterodiretti ed incapaci, che ci impongono e decidono cosa sia essenziale o meno nella nostra esistenza.
Gli esseri umani prima devono imparare a spezzare le loro catene: tale processo non potrà mai essere una soluzione pacifica e indolore. Liberarsi dei tiranni, riconoscendoli in quanto tali, è il primo importante passo per l'autodeterminazione dei popoli. Dagli albori dell'umanità sono le minoranze attive divenute massa critica a dirigere la storia.
Riferimenti:
http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/homeNuovoCoronavirus.jsp
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.
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