di Gianni Lannes
Piu' che uno Stivale l'Italia (ormai colonizzata e inquinata ad oltranza) e' stata ridotta nel rottame di una portarei dallo zio Sam, ovvero in una discarica bellica. Nell'estate del 2022 mentre
imperversano le finte bandiere blu, comprate con denaro pubblico un tanto al chilo dagli enti locali per
imbellettare e vendere meglio l'ex giardino d'Europa, i mari e le coste del Belpaese sono ancora
pieni di pericolose bombe inesplose, caricate perfino con aggressivi
chimici come l'iprite, l'arsenico e il fosforo, nonche' l'uranio
impoverito. Lo attesta e conferma una fonte ufficiale, ovvero il
Portolano della navigazione (da pagina 30 a 41), edito dall'Istituto
Idrografico della Marina Militare italiana. Infatti nel predetto
testo si legge a chiare lettere:
«Esistono
tuttora aree marittime sui cui fondali è presente armamento bellico
inesploso di varia natura: trattasi non solo di armamento navale
(mine, siluri, bombe di profondità) impiegato durante la guerra sul
mare, ma anche munizioni di altra natura, terrestre o aerea (bombe
d’aereo, proiettili di vario calibro, bombe da mortaio, bombe a
mano) conseguenza sia di azioni belliche ma soprattutto di
smaltimento a mare nell’immediato periodo post-bellico».
Le zone piu' colpite ricadono in
Sardegna, Sicilia, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Calabria,
Puglia, Marche e Friuli Venezia Giulia. E non risparmiano Venezia, Genova, comprese le isole di Ischia, Capri e Pianosa delle Tremiti;
addirittura le aree naturalistiche “protette” sulla carta (parchi
blu). Senza contare le numerose aree perennemente «inderdette
alla navigazione», a
causa di «Intensa
attivita' aerea militare ed esercitazioni di tiri a fuoco»
dalla terra al mare e viceversa, incluse le sperimentazioni belliche. E che dire delle brulicanti piattaforme per lo sfruttamento degli idrocarburi ad un soffio dalla riva?
Non e' tutto. Nel periodo 1943-1945
sono stati deliberatamente affondati - dagli Alleati anglo-americani
e pure dai tedeschi in ritirata - almeno un milione di ordigni
chimici proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925. Uno dei casi
piu' emblematici e' quello del litorale marchigiano tra Pesaro, Fano
e Cattolica.
Quali sono le conseguenze sulla salute
degli ecosistemi e dell'ignara popolazione tricolore che mangia il
pescato e vive sulle coste?