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foto Gilan
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di Gianni Lannes
A futura memoria. In Italia il teatrino telecomandato di Salvini &
Di Maio va in scena ormai da troppo tempo. Comunque c’è un male oscuro di cui non si
parla, che ci ha sottratto libertà e indipendenza.
Mentre i parlamentari tricolore da oltre due mesi
non fanno niente di niente, ma intascano fior di quattrini pubblici, secondo i dati Istat,
più di 5 milioni di persone sopravvivono in uno stato di indigenza assoluta e 1
milione di famiglie non hanno lavoro.
Mentre un padre dice, “Non il coraggio di guardare
in faccia mio figlio”. Mentre un giovane che non è ancora partito ripete che la
sua serenità sono i 290 euro mensili dei suoi lavoretti in nero. Mentre un lavoro a termine su due non supera ormai i sei mesi. Mentre le assunzioni
stabili sono scese del 20 per cento in un anno. Mentre non si fanno più figli e
ogni anno nel belpaese ci sono più morti che nati.
Mentre abbiamo il più basso numero di laureati e
diplomati d’Europa (anche gli ultimi due aspiranti "primi ministri" non hanno concluso gli studi), nonostante il più alto
numero di siti Unesco del pianeta Terra.
Mentre ogni anno più di 100 mila giovani italiani
espatriano alla ricerca del grande scomparso da noi: il riconoscimento del
merito.
Mentre il Sud ha la metà del reddito eppure non vive
di rendita, nel belpaese delle ineguaglianze in cui la corruzione è dilagante,
il 5 per cento della popolazione detiene il 40 per cento della ricchezza complessiva.
Oggi l'Italia è una brutta copia di un
paese che fu capace, quando la guerra lasciò solo macerie e mezzo milione di morti,
di uno slancio vitale che lo innalzò al miracolo della ricostruzione, quando un
mai più ritrovato senso del bene comune e dei valori collettivi sostenne la
volontà popolare di lasciarsi alle spalle la fame nera.
Oggi sembriamo aver smarrito come popolo, la voglia
di rischiare e non si sente il grido di
dolore e di rivolta contro le reali oppressioni e le brucianti ingiustizie.
La colpa è sempre degli altri? Senza un progetto vitale e senza
visione del futuro non c’è speranza. Eppure il futuro è
sempre decisamente aperto; dipende da noi, da tutti noi. Dipende da ciò che noi
e tanti altri come noi, facciamo e faremo concretamente. Abbiamo la forza per
cambiare. Siamo stati capaci di passare dal Medioevo al Rinascimento. Ci
dobbiamo riprovare nonostante tutto e tutti.