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Gargano - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
Tornare dove Occidente e Oriente si fondono è una botta al cuore che stravolge più di un terremoto artificiale. Quassù dove si favoleggia della mitica Uria e di Apeneste, la bellezza è struggente o forse non ha proprio aggettivi. Dall'alto si scruta la Foresta
Umbra dove vegetano i faggi, gli alberi del nord che compenetrano cerri, carpini, lecci, castagni e pini d'Aleppo. All'orizzonte si profila maestoso ed imperturbabile Monte Sacro. Su questa sommità che osserva i Balcani, scruta l'Albania e ammira la Grecia,
ricca di varietà uniche al mondo di micro orchidee, un tempo consacrata a Giove Dodoneo, giace un monastero medievale diroccato.
Anche gli eserciti romani si erano tenuti lontano dal bellicoso Gargano, mai riuscendo a conquistarlo. Infine i savoiardi con l'inganno e leggi genocide fecero carneficina dei patrioti ribelli. Poi, l'emigrazione forzata nelle Americhe, due guerre, e ancora migrazioni in Germania, Belgio, a Milano e Torino. "All'estate" - dicevano - tornavano i germanesi per la festa di San Rocco (il santo taumaturgo di Montpellier).
Appena sbuca il generale inverno fa freddo sul serio, e
nevica tanto. A Monte Sant’Angelo gli autoctoni parlano una lingua aguzza,
tagliente, secca e diretta come il loro carattere più tosto di una murgia. Sono
di animo ruvido con venature di anarchia, come a Cagnano Varano, dove però l’idioma
è dolce. Com'era quel motivo popolare? "Uè cumpà daddonn' voin' da Schitedd' e da Carpoin'... Uè cumpà ma ch' m'addauc', quattr' menn'l e quattr' nauc'...".
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Gargano: isola di Campi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
I montanari in fondo sono generosi, fieri, orgogliosi e più
ostinati dei muli. Avevo un compagno di scuola alle medie: un rosso malpelo di
nome Matteo Totaro. Allora rapirono e poi ammazzarono il presidente Aldo Moro. Impossibile
dimenticare! Allora sognavamo di fare gli archeologi. Che maestri di vita e culltura: il professor
Silvio Ferri, lo scopritore delle stele daunie. I suoi libri, i suoi scritti,
le sue pagine sulla protostoria italica, ancora oggi sono di una profondità sconvolgente. Come hanno
ridotto le vestigia del popolo Dauno. Caro amico Filippo Fiorentino, anche tu sei andato via per sempre e ci manchi.