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Strage Ustica, recupero rottami - Relitto Ustica a Bologna. |
di
Gianni Lannes
La verità non si può uccidere e prima o poi salta
fuori. Accadde il 27 giugno 1980. A Bologna 81 persone salgono a bordo
dell’aeroplano civile diretto a Palermo: 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i
dodici e i due anni, due bambini di età inferiore ai ventiquattro mesi e 4
membri d’equipaggio. Il velivolo decolla alle 20.08 e sparisce dai tracciati
radar alle 20.59, a causa di due missili a guida radar.
«L’incidente al Dc 9 è occorso a seguito di azione
militare di intercettamento. Il Dc 9 è stato abbattuto, è stata spezzata la
vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di
guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale
coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i
diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto». Sono le
parole con le quali, in ultima battuta, il giudice Rosario Priore ha chiuso il
31 agosto 1999, la più lunga istruttoria della storia giudiziaria italiana.
Velivoli non identificati, radar che vedono e non
vedono, un buco nero di segreti, omissioni, depistaggi e menzogne a caratura
istituzionale con coperture di livello internazionale. Quella notte andò così.
Scena prima. Due caccia riforniti in volo entrarono nel Tirreno posizionandosi
a sud est della Sardegna, in attesa del bersaglio, esattamente nel punto - non
rilevabile dai radar - in cui avevano verificato un’ampia zona d’ombra nella
difesa aerea italiana.
Sembrava una missione impossibile, ma si erano
preparati per mesi a quella che giudicavano un “atto di vitale autodifesa”. I
missili si allontanarono nel vuoto e colpirono l’aereo civile italiano. I due
caccia allora si divisero e uno di essi attraversò la costa tirrenica della
Calabria per fare rientro nella terra promessa.
In un rapporto dei servizi segreti italiani - datato
ottobre 1980 - consegnato al Governo, o meglio all’allora ministro della
Difesa, è contenuta questa indicibile verità, occultata per 32 anni. Il report
è ancora sepolto nella cassaforte appartenuta al ministro Spadolini?
Recentemente una barba finta ben istruito ha vuotato il sacco a modo suo, con i
due magistrati (Amelio e Monteleone) che hanno riaperto a Roma, l’indagine
giudiziaria. Altre tre gole profonde - ex militari - hanno cominciato a cantare
forse per rimorsi di coscienza. Eppure, il muro di gomma è impenetrabile.
L’orecchio di Echelon Usa dalla base di San Vito dei Normanni (Brindisi) ha
registrato tutto, istante per istante, alla stregua di Shape, un organismo
Nato, di stanza a Bruxelles, ma il Pentagono non collabora.
Oggi sono note cause, dinamica e scenario
internazionale di matrice bellica. Mancano all’appello solo gli autori
materiali della strage e i loro mandanti ben protetti. Perché questa verità era
così inconfessabile da richiedere il silenzio, l’omertà, l’occultamento delle
prove?
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Strage Ustica, rottami velivolo - Radar aeronautica militare. |