di
Gianni Lannes
La storia non si cancella quando il passato diviene presente e prospetta valori universali al futuro. Nella stagione della rassegnazione galoppante, ecco un
italiano che si oppose agli ordini di un generale ed innescò da solo contro tutti,
la resistenza in terra ellenica. «Un soldatino che non voleva
uccidere, ma voleva solo liberare migliaia di soldati italiani
costretti a indossare l'uniforme tedesca»: è il passaggio cruciale
di Operazione Teseo, un libro
genuino (edito da Tullio Pironti nel 2014) che si legge tutto d'un
fiato, regalatomi dall'amica Floriana Bucci (da decenni
sensibile cronista del Messaggero).
Luigi
Necco ha sottratto dall'oblìo umano la mitica figura di Siro
Riccioni, ventiduenne di Bussi sul Tirino in Abruzzo, sottotenente di
complemento a Creta, teatro di giorni oscuri della Seconda guerra
mondiale dopo la resa incondizionata dei Savoia agli Alleati. Una
storia vera ricostruita con generosità filologica, passione e partecipazione emotiva dal simpaticissimo
giornalista, telecronista sportivo e scrittore napoletano (scomparso
il 13 marzo 2018), gambizzato dalla camorra il 29 novembre 1981.
Insomma, un vero narratore di calibro eccelso, altro che Saviano.
Il
giovane Riccioni salvò dalla fucilazione immediata 272 soldati
italiani e dalla deportazione migliaia di altri.
Necco a Creta intercettò casualmente il nome dell'antartes
(partigiano) Georgos Sfendilakis, copertura del coraggioso ufficiale Siro
Riccioni e ne ha ricostruito la vicenda a dir poco rocambolesca,
setacciando per anni archivi militari e raccogliendo al contempo testimonianze vive, tornando ripetutamente
nell'isola greca per dare forma scritta a questa vicenda incredibile.
Un saggio romanzato ma attinto dalla tragica realtà, simile ad una prodigiosa macchina del tempo che conduce il lettore nella Creta e nell'atmosfera storica di quel tempo.