di Gianni Lannes
Contropartite alla sottrazione di ricchezza naturale del Mezzogiorno? Da mezzo secolo lo sfruttamento coloniale anche nel Meridione d'Italia non prevede che briciole microscopiche. Alla voce sottosviluppo calcolato e pilotato dai politicanti italidioti, in una
terra ricca di risorse naturali e umane. Miliardi di metri cubi di metano sottratti
dal 1969 ad oggi nella sola provincia di Foggia, ovvero l’antica Daunia dove
sono operativi ben 125 pozzi (12 concessioni e 2 centrali turbogas). L’attività
estrattiva ha procurato ingenti danni ambientali (terremoti indotti) in
particolare inquinamento delle falde acquifere, come attestano i documenti
ufficiali dell’Eni e le conferenze di servizio a livello regionale.
Non è tutto. La regione Puglia, di recente, il 20
marzo scorso, nella solita disattenzione generale, con la deliberazione della
giunta Emiliano numero 444 ha sottratto le aliquote sui proventi del gas rubato
a 7 Comuni della Capitanata, così in palese violazione delle normative in vigore
(decreto legislativo 625 del 25 novembre 1996, legge regionale numero 7 del 21
maggio 2002), ha destinato quei fondi ad altre province. L'unico sindaco a rendersi conto della rapina in corso a danno dei Monti Dauni, è il primo cittadino di Biccari, l'avvocato Gianfilippo Mignogna, che prontamente ha scritto a Conte e Di Maio, senza però ricevere risposte (a tutt'oggi). Addirittura dal disastroso sfruttamento eolico - che ha martoriato impunemente la Capitanata - ai comuni non arrivano più le misere royalties.