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fonte: Archivio di Stato Pesaro-Urbino (fondo Prefettura) - foto Gilan
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di Gianni Lannes
Sapere e non dimenticare. Ecco nell'Italia smemorata una storia ancora viva nella
memoria popolare. Il 17 novembre 1943, a Pesaro, in fondo a via
Castelfidardo si trovavano quattordici persone, di cui dodici erano
bambini intenti spensieratamente a giocare. Quel giorno i soldati tedeschi, durante
l'ennesima esercitazione di guerra nell'attuale piazza del Popolo, lanciarono
dei colpi di mortaio sulla città, nel bel mezzo del centro abitato. In uno slargo per quattordici giovanissime persone dilaniate dall'esplosione non ci
fu nulla da fare. La vittima più piccola d'età - Romano Volpini - aveva due anni e suo fratello Vittorio appena sette.
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Pesaro: Piazzale degli Innocenti - foto Gilan
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Racconta Alfredo Anastasia, fratello di una delle vittime, che
allora aveva 6 anni: “Ricordo tutto perfettamente. Purtroppo mio
fratello, che aveva un anno meno di me, morì. Mentre io mi salvai
perché le schegge furono frenate dal pesante cappotto che indossavo.
Mi sono ferito sotto al ginocchio con un frammento che è ancora
conficcato, a ricordo di quel tragico giorno”.
Il nome di Piazzale degli Innocenti deriva da questa tragedia, da
allora quel luogo si chiama così. Siamo nel 1943, nel pieno del
secondo conflitto mondiale. I nazisti hanno invaso Pesaro a metà
settembre e di lì a poco la città viene destinata a baluardo
orientale della linea gotica.
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foto Gilan
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Un altro fatto, avvenuto in novembre, antecedente alla strage del
17, segnò la storia della Resistenza: infatti il 7 venne ucciso
Anteo Ruggeri, militante del Partito d'Azione, dopo essere stato
torturato dai tedeschi per estorcergli informazioni sui suoi presunti
collegamenti radio. Il contributo determinante per la liberazione di Pesaro dai nazifascisti fu della brigata partigiana Maiella - comandati da Ettore Troilo - provenienti dalle montagne d'Abruzzo.
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Sulmona - foto Gilan
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Il presidente della Germania
Frank-Walter Steinmeyer oltra alla strage di Marzabotto dovrebbe
chiedere scusa anche per questo eccidio, di cui nessun tedesco ha mai
pagato il prezzo; alla stregua dell'arsenale di esplosivi chimici
affondati sempre dai tedeschi a tre miglia dalla città e lì ancora
giacenti - in quattro zone - su bassi fondali marini. Ma questa è una storia ad orologeria innescata e pericolosa fino ai giorni nostri.