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(foto web) |
di Gianni Lannes
Affari a gonfie vele e puzzo di mafie dai colletti inamidati. Il Parlamento della casta neanche sfiora questo gioco di potere, pur di mantenere i privilegi. Ecco cosa accade quando il gioco d’azzardo è legalizzato dallo Stato ai concessionari. Avanti con la lista dei grandi evasori: la società Atlantis dell’onorevole Amedeo Laboccetta (An, poi Pdl) deve all’Erario ben 31,5 miliardi. Seguono: Cogetech (9,4 miliardi di euro), Snai (8,1 miliardi di euro), Lottomatica (7,7 miliardi di euro), Cirsa (7 miliardi di euro), Hbg (7 miliardi di euro), Codere (6,8 miliardi di euro), Sisal (4,5 miliardi di euro), Gmatica (3,1 miliardi di euro) e Gamenet (2,9 miliardi di euro). A distanza di 6 anni le sanzioni non sono state ancora pagate, mentre lo Stato, o meglio, il governo Monti si accinge a fare il maxi sconto, nonostante un processo in corso. Il totale fa quasi 100 miliardi di euro, considerando che le cifre sono arrotondate per difetto e vanno calcolati gli interessi di mora e le sanzioni sul mancato prelevamento del Preu, il prelievo che i Monopoli dovevano esigere su ogni giocata delle slot machine. E senza tenere conto delle sanzioni che erano state richieste nei confronti dei vertici dell’amministrazione dei Monopoli e che potrebbero essere confermate. Cifre a nove zeri, basti pensare che al direttore Giorgio Tino è stato contestato un danno per 1,2 miliardi di euro. Dulcis in fundo: le sale Bingo gestite da compagni del Pd. Vero Bersani? Chissà se Prodi, Visco e compagnia bella rammentano il clamoroso inghippo e la relazione della Commissione Grandi.