di Gianni Lannes
Morti e disastri annunciati da tempo. Tutto previsto, tutto calcolato. Una fatalità? Tutta colpa della natura? Quando mai: ma quale anidride carbonica. Il documento dell'Ispra numero 353 dell'ottobre 2021 (“Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e indicatori di rischio associati”) e il rapporto Ispra numero 356/2021 intitolato “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio”, non lasciano spazio ad equivoci e non mentono spudoratamente come gli inetti politicanti tricolore che sperperano impunemente montagne di denaro pubblico:
«Con riferimento al quadro della pericolosità e del rischio di alluvioni, aggiornato dalle Autorità di Bacino Distrettuali a dicembre 2020 in attuazione dell’art. 6 della Direttiva Europea sulle Alluvioni 2007/60/CE (II ciclo di Gestione) e analizzato a livello nazionale dall’ISPRA (Lastoria et al., 20211 ), l’Emilia Romagna è tra le regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile (Figura 1), così come quelle di popolazione esposta a rischio di alluvione per i tre scenari di pericolosità/probabilità, risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale. In particolare, l’11,6% del territorio regionale, in cui risiede poco meno del 10% della popolazione, ricade in aree potenzialmente allagabili secondo uno scenario di pericolosità elevata (ovvero inondabile per eventi con TR-tempi di ritorno compresi tra i 20 e i 50 anni2 ). In caso di scenario di pericolosità media (TR compreso tra 100 e 200 anni) le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%. Le province con maggiori percentuali di territorio inondabile sono Ravenna e Ferrara con percentuali che arrivano rispettivamente all’80% e quasi al 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni».