di Gianni Lannes
Soli, incompresi, vessati e demotivati. Ormai da quasi un anno, in Italia, a bambini e adolescenti è stato sottratto l'essenziale in cambio della rassegnazione e della subordinazione: il tempo, la scuola, la convivialità sociale, il gioco, le amicizie, le relazioni sentimentali, lo sport, lo svago, i viaggi, il divertimento, la spensieratezza, le feste, la presenza affettuosa dei nonni. Addirittura dalle autorità e dagli esperti vengono colpevolizzati come untori, proprio loro che non sono stati colpiti dal nuovo coronavirus.
Il nuovo coronavirus (mai isolato) non è la peste del XXI secolo; inoltre non è una buona ragione per giustificare la reclusione di massa di milioni di scolari. In base al coercitivo principio d'autorità, prima l'obbligo della soffocante ed inutile mascherina per tutta la durata dell'orario scolastico dai 6 anni in su mediante l'ennesimo provvedimento amministrativo (dpcm) del Conte smascherato (stigmatizzato dalla recente ordinanza 7648/2020 del Tar Lazio), in palese violazione dell'articolo 13 della Costituzione repubblicana italiana e dei diritti universali degli esseri umani, compresa la libertà personale, la salute fisica e mentale nonché la dignità. Poi sono stati fulmineamente sottomessi alla dipendenza digitale, spesso incoraggiata anche da numerosi docenti. La DAD o che dir si voglia non è stata scelta dagli studenti, ma imposta forzatamente. Dove c’è costrizione - per definizione - non può coesistere motivazione. Le “lezioni” a distanza non sono un’attività didattica, neanche di infimo livello, non sono niente, se non una dannosa perdita di tempo a scapito dell'intelligenza umana.
Gli adolescenti soffrono silenziosamente, ma nessuno sembra accorgersene. Basta chiedere loro come si sentono, per ascoltare risposte inequivocabili: si sentono in prigione, soffocati, privati del diritto di fare le esperienze necessarie alla loro evoluzione. Parlano di vita rubata, di tristezza, di peso, di mancanza di energia e di senso. Molti di loro scompaiono nel silenzio delle loro caselline sullo schermo, finché non si presentano più. Non di rado, sono i più bravi, quelli che investono di più sulla scuola e che amano leggere.
Sono aumentati in misura preoccupante la dispersione scolastica, con punte drammatiche del 10% e più, come testimonia una ricerca del CENSIS di giugno 2020, le violenze domestiche secondo quanto emerso a ottobre al 32° Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri, la dipendenza dal digitale, a cui sono condannati anche se non vogliono, l’ansia, lo stress post-traumatico, la depressione, i suicidi, i disturbi dell’alimentazione, l’isolamento sociale completo, la regressione delle competenze cognitive e sociali, drammatica nei ragazzi autistici.
Non è tutto, c'è di peggio. Infatti, il 42 per cento degli alunni vive in abitazioni sovraffollate e non ha uno spazio tranquillo per studiare. Sèesso tanti gentipro non possono permettersi l'acquisto di un computer o un tablet e garantire una connessione internet. Quale cultura sarà mai accessibile per loro attraverso la loro traballante connessione digitale?
La parola d'ordine corrente delle istituzioni di ogni ordine e grado è desocializzare le giovani generazioni. Ma quali saranno le conseguenze?
La prigionia non è ineluttabile.
L'Italia è l’unico Paese europeo a non aver riaperto le scuole in
primavera, mentre in Svezia non le hanno mai chiuse, riportando solo lo
0,05 per cento di casi COVID-19 nella popolazione fra 0 e 19 anni.
Il virtuale non può sostituire la realtà umana, tantomeno la vita scolastica. La speranza non muore mai: solo i bambini potranno salvare il mondo dalla catastrofe in atto, con la loro pura energia costruttiva e il loro amore.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2020/12/la-scuola-e-scuola.html
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