di Gianni Lannes
Alla voce Retelit (una società che ha cavi in fibra
ottica per oltre 12.500 chilometri che collegano 9 grandi città italiane e Bari
con Hong Kong) c’è un caso di omonimia o un palese conflitto di interessi? Il
primo atto del governo presieduto da Giuseppe Conte, appoggiato da Cinquestelle
e Lega non è stato verso il reddito di cittadinanza (privo di copertura
finanziaria) o la flat tax (tanto
cara al centro destra berlusconiano) a sostegno dei ricchi, ma un affare in cui
è coinvolto a livello tecnico e professionale il presidente del consiglio dei
ministri Matteo Conte. Nel comunicato stampa di Palazzo Chigi (consiglio dei ministri numero 7) però non c’è
traccia, eppure, il 7 giugno il Cdm ha comunque deliberato per l’ esercizio da
parte del governo di poteri speciali a tutela di asset relativi ad interessi nazionali, quali una rete di tlc.
Singolare coincidenza del signorsì. Il governo tricolore, come prima decisione in
tema di finanza (come prima mossa nel mondo delle telecomunicazioni) ha esercitato
un potere speciale su una vicenda dove il proprio il primo ministro Conte è coinvolto
da tempo (per conto della cordata Mincione) in veste di avvocato e dove pure lo
stesso Conte ha percepito un compenso economico. Conflitto di interessi?
I fatti in sintesi. La società Fiber 4.0 aveva
segnalato alla Presidenza del Consiglio che Bousval, Axxion e SVM hanno
compiuto un’omissione, grave a parere dell’azienda di Mincione, non comunicando
al governo italiano di avere ormai il controllo di Retelit. Nella battaglia a
colpi di consulenze, l’avvocato Conte ha stilato il parere pro veritate e
supportato le ragioni di Fiber 4.0: a suo dire, l’obbligo di notifica, come
prevede la legge, alla Presidenza del Consiglio dei ministri c’era eccome,
proprio in ragione del passaporto libico della Bousval. Lo stesso Conte
avvertiva che il governo avrebbe potuto sanzionare la mancata comunicazione sul
nuovo assetto di controllo di Retelit, ricordando anche che «in casi
eccezionali di rischio (…) il Governo può opporsi, sulla base della stessa
procedura, all’acquisto».
Al proposito, Retelit ha così reso noto che «le
condizioni e prescrizioni sopra menzionate riguardano attività che vengono già
regolarmente svolte dalla società nello svolgimento della propria attività
ordinaria, la quale è altresì titolare di certificazioni nazionali ed
internazionali». Di conseguenza, la società ritiene che «l’applicazione delle
predette misure non comporterà costi e investimenti aggiuntivi ne’ restrizioni
di carattere operativo e/o commerciale rispetto a quanto considerato nel piano
industriale:. In altri termini, sono già osservate prescrizioni in tema di
Golden Power .
Conte lo scorso 14 maggio aveva formulato un parere
per Fiber 4.0 sull'assunzione del controllo dei libici e sull'eventuale
violazione degli obblighi stabiliti in materia di Golden Power. A quei tempi,
quando era già stato avanzato il suo nome per l'esecutivo, il finanziere
Mincione gli aveva chiesto un parere che potesse sposare la sua linea . La
società di Mincione, che ora ha l'8 per cento di Retelit mentre i Libici hanno il 14,5 per cento,
aveva segnalato alla Presidenza del Consiglio che Bousval e Axxion avevano
compiuto un'omissione, secondo lui, non comunicando al governo italiano di
avere ormai il controllo della società di tlc. Nella battaglia a colpi di
consulenze, Conte ha stilato il parere supportando le ragioni di Fiber 4.0: a
suo dire, l'obbligo di notifica, come prevede la legge, alla Presidenza del
Consiglio dei ministri c'era, era dovuto, proprio in ragione del passaporto
libico della Bousval. Lo stesso Conte avvertiva, nel suo parere, che il governo
avrebbe potuto sanzionare la mancata comunicazione sul nuovo assetto di
controllo di Retelit. Il 7 giugno scorso il governo Conte ha sposato la tesi dell’avvocato
avvocato. Adesso sarebbe interessante sapere se la Retelit continuerà ad essere assistita dallo studio legale di cui è socio Conte, e se i lauti onorari che continuerà a
versare, finiranno pro quota anche nelle sue tasche.
Riferimenti: