16.6.18

CORRUZIONE 2.0

di Gianni Lannes
 
"Mani pulite": seconda puntata. Non solo razzisti perbenisti politicamente corretti alla spicciolata. A Populandia abbondano pure moralisti d'accatto, un servitore per due padroni e mazzette sottobanco per oliare il sistema. Dov'è il cambiamento tanto strombazzato? Dalla rete ai partiti politici, al governo del belpaese sempre più eterodiretto dall’estero. Il fenomeno dilaga alimentando un ambiente politico in cabina di regia - sia pure per conto terzi - favorevole allo sviluppo di reciproci vantaggi di soggetti portatori di privatissimi interessi.

Parnasi e in fondi a Lega e 5 stelle. Le accuse nero su bianco della Procura capitolina parlano chiaro: "Associazione a delinquere, corruzione, traffico di influenze, emissione di fatture per operazioni inesistenti, finanziamento illecito ai partiti".

Nelle intercettazioni il costruttore Luca Parnasi, ora in carcere, che alla onlus “Più voci” riconducibile alla Lega ha elargito ben 250 mila euro, ha dichiarato: 

“Il governo lo sto  a fare io”.

E il sindaco Raggi ai magistrati della Procura della Repubblica di Roma, ora ha peraltro ha messo a verbale: 

“Lanzalone portato da Bonafede e Fraccaro”.

Pioveranno avvisi di garanzia anche per alcuni ministri e sottosegretari del governo pentaleghista? L’avvocato Bonafede, già proconsole di Di Maio in Campidoglio oggi, ministro della giustizia, è quello che ha tirato fuori dal cilindro il cosiddetto, signorsì.

Quella che una volta giudici e sociologi definivano “illegalità diffusa” non esiste più. Nel senso che è stata assorbita da un comune agire che, in apparenza, non rivela di illegale. In fondo che c’è di male se il numero 2 della lega a va a cena con un costruttore. Tale Davide Casaleggio, padrone del sistema Rousseau che controlla il movimento 5 stelle, viene descritto in forte imbarazzo, soprattutto ala luce della cena recente con l’ex presidente di Acea Lanzalone.

Ha scritto il Sole 24 ore (13 giugno 2018):


«Affamati come sono di accreditarsi tra i poteri che contano, i Cinque Stelle si affidano anche a Lanzalone per tessere la loro rete tra imprese e dirigenti. L’avvocato accompagna Luigi Di Maio al suo esordio, lo scorso settembre, al Forum Ambrosetti di Cernobbio. I due sono di nuovo avvistati insieme alla Camera a fine mese. Pochi giorni dopo è in Transatlantico con Stefano Buffagni, oggi sottosegretario agli Affari regionali, ma soprattutto colui che ha finora gestito la partita delle nomine. Non è un caso che circoli il suo nome come possibile nuovo presidente dell’Authority per l’energia. Lanzalone nega di conoscere Grillo e Casaleggio: «Grillo? Visto una sola vola a teatro. E Casaleggio non lo conosco». Ma senza il loro beneplacito non avrebbe mai potuto accedere ai vertici Acea e assistere Di Maio nella sua scalata verso Palazzo Chigi. In un’intercettazione agli atti dell’inchiesta coordinata dal Pm Paolo Ielo, l’imprenditore Luca Parnasi, anche lui arrestato, parlando con il faccendiere Luigi Bisignani e con l’imprenditore Salini, ne elogia il ruolo chiave di “problem solver” per sbloccare lo stadio: «È stato messo a Roma da Grillo, insieme al professor Fraccaro e a Bonafede».



 
E che c’è di male se un imprenditore fa una cospicua donazione alla fondazione di un partito o ad un’associazione vicina ad esso? Sulla stessa falsariga non ci sarà nulla di male se una gara d’appalto vinta proprio dalla ditta di quell’imprenditore che ha dato prova di generosità e disponibilità.

Un ambiente grigio illustra due fenomeni: il proliferare della corruzione; la facilità con cui anche formazioni partitiche che si erano presentate all’elettorato propinando un programma di moralizzazione (ad aria fritta) si lasciano facilmente invischiare. Come testimonia la subitanea scomparsa dello slogan “Roma ladrona”, ammainato in tutta fretta da chi pure l’aveva coniato e gridato a squarciagola.

C’era una volta una sorta di apprendistato che esponenti politici e loro propaggini affaristiche dovevano compiere quando s’inserivano in un nuovo contesto e conquistano lo spicchio di un potere.

La realtà ci rivela oggi che certuni arrivano già imparati. Chi varca la soglia doi una stana dei bottoncini, sa come muoversi per ottenere il massimo profitto personale, e non esita a farlo.

Insomma, siamo dinanzi ad un’involuzione della casta di politicanti italidioti, diventata sempre più scaltra ad adeguarsi all’esistente e a mimetizzarsi nelle zone di lucro..
Il vero problema dell’Italia non è la ”crisi” economica, ma la caduta di ogni freno mirale verso qualsiasi forma di baratto affaristico. Tutti chiusi in un sistema favorevole allo scambio di favori, a scapito del bene comune.




Riferimenti:

https://www.agi.it/cronaca/stadio_della_roma_luca_lanzalone_m5s_di_maio-4027365/news/2018-06-14/ 

https://www.agi.it/politica/lega_m5s_stadio_roma-4034077/news/2018-06-16/ 

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-06-13/-lanzalone-l-avvocato-genovese-timone-acea-grazie-fiducia-m5s--162740.shtml?uuid=AETGHg5E&refresh_ce=1