20.6.18

ITALIA: RIFIUTI NUCLEARI OVUNQUE



di Gianni Lannes

Quattro centrali nucleari civili, una militare, officine di fabbricazione del combustibile nucleare, e tanto altro non ancora bonificato dalla Sogin che dal 1999 succhia soldi - tramite la bolletta elettrica alla voce "oneri nucleari", agli ignari contribuenti italiani - senza contare l'ecomafia e le importazioni fuorilegge dall'estero che hanno occultato la spazzatura nucleare sotto terra e in mare. Mentre i nuovi arrivati pentaleghisti nella stanza dei bottoncini se la prendono con migranti e Rom, lo Stivale affonda sotto il peso delle scorie radioattive che mettono a rischio la salute dell’intera popolazione italiana. Sia chiaro: il problema è stato eluso, anzi amplificato da tutti i precedenti governi italidioti.  Con i dilettanti allo sbaraglio andrà peggio?

Ora l’Italia sarà “processata” dai giudici europei perché accusata di non avere ancora il deposito nucleare unico. Lo ha deciso la Commissione Ue, che ha deferito il Paese alla Corte europea di giustizia: abbiamo depositi radioattivi dappertutto, dal Piemonte alla Sicilia, con una concentrazione più alta di pericolosi stoccaggi in Piemonte, Lombardia, Lazio, Basilicata e così via.

A conti fatti il belpaese vanta ben 7 depositi permanenti di scorie radioattive, mentre ammontano ad una ventina gli stoccaggi nucleari di dimensioni più rilevanti dispersi per l'Italia, ma sono centinaia i microstoccaggi provvisori di dimensioni minime, per esempio negli ospedali e nelle acciaierie, dove in attesa del ritiro vengono depositati i materiali radioattivi prodotti dalle attività ospedaliere (come la medicina nucleare e i sistemi diagnostici) e dalle attività industriali (per esempio le radiografie industriali oppure i dispositivi contenenti elementi radioattivi come i parafulmini o i rilevatori di fumo).

Così l’ex giardino d’Europa è finito ancora una volta davanti alla Corte di giustizia Ue sui rifiuti radioattivi. Lo ha deciso la Commissione Ue in quanto non è stata assicurata la piena conformità alla direttiva in materia, in particolare sul fronte della notifica dei programmi nazionali di gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. Roma aveva già ricevuto un parere motivato, secondo passo di una procedura d'infrazione, nel luglio dell’anno 2017, insieme ad Austria, Croazia, Repubblica ceca e Portogallo. Gli stati membri erano tenuti a notificare i programmi nazionali entro il 23 agosto del 2015. La direttiva Ue istituisce un quadro per garantire la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, chiedendo ai 28 provvedimenti adeguati in ambito nazionale per un elevato livello di sicurezza.

 L’Italia finisce davanti alla Corte di giustizia europea per non avere trasmesso per tempo alla Commissione europea il suo programma di gestione delle scorie nucleari. Ora il paese rischia una multa - che pagheranno gli ignari contribuenti - se non rimedierà in tempo utile. Roma avrebbe dovuto spedire a Bruxelles il suo programma nazionale per combustibile esaurito e rifiuti radioattivi entro il 23 agosto del 2015. ll documento però non è mai arrivato sulle scrivanie della Commissione europea, che ora, dopo vari solleciti, passa alla maniere forti.

Il programma nazionale per gestire i rifiuti radioattivi è un piano di smaltimento sia delle scorie delle centrali nucleari, sia degli scarti di attività radiologiche e di ricerche. Nel 2011 l’Unione ha varato una direttiva per imporre agli Stati membri di adottare contromisure per i rifiuti nucleari. “Per la Commissione è una priorità garantire l’adozione delle più rigorose norme di sicurezza in materia di gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi“, si legge nell’annuncio del riferimento. La direttiva del 2011 diventa legge in Italia nel 2014. L’Italia avrebbe avuto un anno per rispettare la scadenza di Bruxelles, ma ha sforato. Il 29 aprile 2016 è giunto il procedimento di messa in mora.  

Il tema delle scorie nucleari è delicato e già sulla pubblicazione della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale (Cnapi), annunciata pochi giorni dopo dalle ultime elezioni dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il governo si è fermato.

Bisogna togliere questi depositi temporanei e riunire i materiali in sicurezza in un deposito unico: dopo anni di tentennamenti e di paure, il Governo tricolore potrebbe finalmente rendere pubblica la carta segreta dei circa 70 luoghi tecnicamente adatti a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. 

La carta è pronta da anni ma non viene pubblicata per il timore che insorgano i cittadini che non vogliono ospitare nel futuro deposito nazionale i rifiuti atomici che oggi si trovano dispersi vicino a casa di molte altre persone. I trattati internazionali impongono all'Italia di dare una collocazione unica e sicura a 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media radioattività oggi distribuiti in una ventina di depositi. la genialata istituzionale italiana è quella di metterci dentro ad un unico deposito di superficie anche le scorie più pericolose ad alta attività. 



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