27.2.24

GIOVANI MANGANELLATI PER LE LORO IDEE!


 

di Gianni Lannes

Vietato manifestare per la pace in uno Stato democratico che ripudia la guerra (articolo 11 della Costituzione). Allora, ecco la dittaturella meloniana. Polizia e carabinieri massacrano i minori. Ecco l'Italietta della neofascista Giorgia Meloni, con le forze dell'ordine che picchiano brutalmente gli studenti adolescenti per loro idee, ragazzi che manifestavano pacificamente contro la guerra e il genocidio dei palestinesi. 

Parola del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky: «Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Un intervento non consueto. Non ricordo un precedente tanto netto, un tanto chiaro richiamo ai principi della convivenza civile e ai principi costituzionali. Non è un caso di moral suasion, è una presa di posizione ufficiale che, per quel che vale, ha la mia condivisione totale. Mi ha inquietato che abbia dovuto intervenire il presidente della Repubblica».

«Questo proliferare di cariche e manganelli, questo clima di repressione per ora tiepida, diffondono un senso di insicurezza. Alle mie figlie e nipoti, se avessero l’età di quei ragazzi di Pisa, sentirei la responsabilità di dire di pensarci due volte prima di scendere in strada. Ma così si comprime un diritto, si diffonde una cattiva aria. Il diritto a manifestare è il primo ad essere colpito nei regimi autoritari. In Russia, in Afghanistan, in Iran, in certi regimi islamici, nei Paesi golpisti del Sud America, la prima repressione si fa nelle strade». Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Consulta, è molto colpito dalle scene di violenza sugli studenti toscani.

Professore si riferisce al silenzio della presidente del Consiglio Meloni?

«Mi sarei aspettato che le prime reazioni indirizzate a ricordare i limiti e la funzione della polizia, venissero dal governo, responsabile della corretta gestione dell’ordine pubblico. Dalla presidente del Consiglio e dai due ministri più strettamente coinvolti, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi».

Piantedosi, nell’occhio del ciclone, rivendica di dover mantenere l’ordine pubblico, sua competenza.

«Competenza e responsabilità. Ma quale ordine pubblico? Una cosa è l’ordine pubblico dei regimi autoritari, che è l’ordine nelle strade. Altra cosa è l’ordine pubblico nella Costituzione, che non è repressione ma garanzia dell’ordinato sviluppo delle libertà costituzionali. Brutto segno che abbia dovuto ricordarglielo il presidente della Repubblica. Mi pare che vari ministri non conoscano la Costituzione e neanche certi prefetti e questori, e spesso neanche i giornalisti che parlano di manifestazioni non autorizzate».

Sta sostenendo che a prevalere è la libertà di scendere in piazza?

«L’articolo 17 della Costituzione dice che tutti i cittadini hanno il diritto di riunirsi, a condizione che la riunione sia pacifica e senz’armi. È sotto il fascismo che occorreva l’autorizzazione dell’autorità pubblica: l’esercizio dei diritti allora era subordinato al beneplacito del governo. La nostra Costituzione non prevede alcuna autorizzazione: delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato semplicemente un preavviso alle autorità. Il preavviso non è la richiesta di un’autorizzazione. Il principio è il diritto, l’eccezione è il divieto che può essere disposto eccezionalmente solo con provvedimento motivato in relazione a “comprovati” motivi di sicurezza o incolumità pubblica».

Come si spiega dunque quelle manganellate agli studenti?

«Non ne capisco la ragione, se non in termini di intimidazione. […] questa violenza per ora tiepida, ma che può surriscaldarsi, diffonde un senso di inquietudine e insicurezza. Non voglio fare fastidiose citazioni. Ma un grande saggio del passato ha detto che la libertà consiste precisamente nella sicurezza dei propri diritti».

La sicurezza dei diritti è compressa anche dalle identificazioni? Con la polizia che chiede i documenti al loggionista antifascista della Scala o a chi depone fiori per Navalny.

«In sé per sé, l’identificazione può essere un’utile misura di prevenzione e repressione dei reati. Ma diventa un problema quando è ‘mirata’ e suscita il sospetto che serva ad altri fini».

Piantedosi obietta: anche io sono stato identificato.

«Sembra che dica ‘che male c’è?’ Ma, l’identificazione non finisce mica lì. Chi viene identificato è schedato, incasellato in un rapporto di polizia. E la schedatura […] accresce, insieme alle manganellate, il clima di apatia che sempre piace a tutti i regimi illiberali».

Insomma, le ragioni di ordine pubblico servono a giustificare la limitazione del dissenso?

«Rendono difficile ciò che la Costituzione vorrebbe fosse facile. E in questo senso si può parlare di limitazione».

Siamo su un crinale pericoloso?

«La domanda che è lecito porsi è: quel che accade è un rigurgito di cose del passato o il preludio a qualcosa del futuro? Nessuno di noi è profeta, ma ciascuno di noi ha la sua parte di responsabilità nei confronti del futuro […]». […]


Riferimenti:

https://www.rainews.it/articoli/2024/02/studenti-manganellati-a-pisa-e-a-firenze-le-opposizioni-chiedono-a-piantedosi-di-riferire-in-aula-de50503d-6587-4397-a3be-0e96d9c3057f.html 

https://www.youtube.com/watch?v=lFeY96GW418

https://www.youtube.com/watch?v=Ggr5zu5Qb4c 

https://www.youtube.com/watch?v=GLbOfUJj_XI

https://www.youtube.com/watch?v=H8KwqlWGRjQ 

https://www.youtube.com/watch?v=qdcs06Rb0M0 

https://www.pisatoday.it/cronaca/manganellate-manifestanti-pro-palestina-pisa-testimonianza-studente-23-febbraio-2024-.html 

https://www.la7.it/propagandalive/video/torino-cariche-e-manganellate-della-polizia-agli-studenti-le-immagini-inedite-06-10-2023-506839

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