2.6.23

TARANTO: INQUINAMENTO PER SEMPRE!

 



di Gianni Lannes

Nel 2011 ho realizzato per conto della RAI un documentario di inchiesta giornalistica sull'inquinamento a Taranto: non è mai andato in onda. 

Gli ultimi dati epidemiologici dello Studio Sentieri, pubblicati dall'Istituto Superiore della Sanità, confermano che non vi è stato alcun miglioramento della salute e che è continuato, anche dopo il 2013, l'eccesso di mortalità e di ospedalizzazioni a Taranto, colpendo in modo intollerabile anche i bambini. Recentemente, a Taranto si sono registrati picchi di benzene e l'Arpa li ha attribuiti agli impianti dell'ex Ilva.

Inquinanti in aumento - nel 2023 - a Taranto a causa dell'acciaieria: diossine, PM10, PM 2.5, NOx, benzene, CO, S02.

A fronte dell'accordo tra ArcelorMittal e Invitalia del 10 dicembre 2020, lo Stato italiano ha, in sostanza, fatto ingresso nella società produttrice di acciaio che conta tra i suoi stabilimenti anche quello ex Ilva di Taranto.

L'ex Ilva di Taranto è stata, a partire dal 2012, oggetto di numerosi provvedimenti e inchieste sugli alti livelli di inquinamento prodotti, responsabili di gravissimi danni all'ambiente e alla salute umana e animale dell'area.

A 11 anni dal sequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento tarantino, i fenomeni emissivi di sostanze nocive non sono cessati, ma addirittura aumentati.

Dal novembre del 2021 (periodo in cui lo Stato, tramite Invitalia, aveva già una consistente partecipazione in Acciaierie d'Italia), secondo i dati dell'Arpa Puglia, il valore medio mensile delle emissioni di diossina e pcb ha superato la media annuale del lontano 2008, ben oltre i limiti di legge.

Tali emissioni nocive si abbattono sull'abitato circostante lo stabilimento, non risparmiando le scuole presenti nell'area, i terreni agricoli, le aree destinate all'allevamento di capi di bestiame; l'inquinamento prodotto, insomma, ha effetti diretti e indiretti sulla salubrità dell'aria e dell'acqua, nonché su alimenti e bevande di origine animale e vegetali prodotti nel circondario.

Nell'autunno dell'anno 2022 una nuova bufera giudiziaria sull'Ilva di Taranto per concussione, falso e inquinamento; trattasi di una nuova indagine per fare luce sui lavori di adeguamento dello stabilimento di Taranto a dieci anni di distanza dal sequestro dell'area a caldo firmato nel luglio 2012 dal Gip Patrizia Todisco.  

Le centraline dell'Arpa Puglia ai Tamburi - zona definita dall'Onu «di sacrificio» - e dell'Ispra hanno registrato nei mesi di dicembre 2021 e gennaio 2022 picchi di benzo(a)pirene mai rilevati nei cinque anni precedenti.

Il benzene e il benzo(a)pirene sono entrambi classificati come «cancerogeni certi» dallo Iarc; l'Oms prevede fra le 50 e le 80 morti premature evitabili a Taranto anche in presenza di lavori di adeguamento degli impianti Ilva (Rapporto di valutazione di impatto sanitario dell'acciaieria condotto dall'Oms su richiesta della regione Puglia, gennaio 2022); la Vds e la Viias portano a valutazioni predittive di rischio sanitario «inaccettabile» nel quartiere Tamburi;

Nonostante ciò il Ministro Pichetto Frattin rin Commissione ambiente al Senato ha affermato che «La decarbonizzazione del processo produttivo e la realizzazione di un forno elettrico sarà, graduale e richiede tempi lunghi».

Negli ultimi mesi l'eterodiretto Governo Meloni ha evidenziato la necessità di aumentare la produzione di acciaio negli stabilimenti ex Ilva garantendo l'operatività dell'azienda, e anche che le valutazioni sanitarie richieste al Ministero della salute consentiranno di fornire le informazioni necessarie alla Commissione europea per valutare l'archiviazione della procedura d'infrazione sull'Ilva.

Come dimostra la nuova inchiesta gli impianti Ilva producono ancora picchi elevati di emissioni provocando danni inaccettabili alla salute e all'ambiente di Taranto.

 Il 22 febbraio 2023 Acciaierie d'Italia s.p.a. ha presentato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase) istanza di riesame con valenza di rinnovo dell'Aia n. DVA-DEC-2011-450 del 4 agosto 2011 n. DVA-DEC-2012-547 del 26 ottobre 2012, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 marzo 2014 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 settembre 2017, relativa alle attività dello stabilimento siderurgico di interesse strategico nazionale Acciaierie d'Italia s.p.a. (ex ILVA), in scadenza il prossimo 23 agosto 2023.

Con nota del 15 marzo 2023 lo stesso Mase chiedeva ad Acciaierie d'Italia s.p.a. di perfezionare l'istanza di riesame, corredandola dei dati e di tutta la documentazione conforme alla normativa in materia, motivando e circoscrivendo le esigenze di riservatezza per le quali numerosi allegati all'istanza sono stati esclusi ai fini dell'accessibilità al pubblico; in nessuna delle precedenti procedure di Aia sono stati sottratti all'accessibilità pubblica documenti per presunte esigenze di riservatezza.

Il gestore dello stabilimento siderurgico intenderebbe elevare gli attuali livelli produttivi, passando dall'attuale livello inferiore ai 4 milioni di tonnellate annue, agli oltre 8 milioni e per quanto riguarda la produzione di carbon coke, alla sostanziale triplicazione rispetto alla produzione del 2021, mantenendo la stessa tecnologia a ciclo integrato che prevede l'utilizzo del carbone, mediante la riattivazione dell'altoforno 5 (AFO/5) attualmente non in esercizio e delle batterie di forni 3, 4,10 e 11 attualmente ferme.

Il 7 dicembre 2022 il Ministro Pichetto Fratin dichiarava in Commissione al Senato: «La transizione ecologica del siderurgico verso la progressiva decarbonizzazione del processo produttivo, mediante il graduale utilizzo dell'idrogeno (in sostituzione del carbon fossile) e la realizzazione di un forno elettrico, inserita anche nel Pnrr, sarà graduale e richiede tempi lunghi».

La Valutazione del danno sanitario (Vds) e la Valutazione integrata di impatto sanitario e ambientale (Viias) portano a valutazioni predittive di rischio sanitario «inaccettabile» nel quartiere Tamburi, stanti gli attuali livelli produttivi dello stabilimento.

Quanto emerso il 4 aprile 2023 nel corso dell'audizione dei referenti dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA), tenutasi in commissione ambiente della Regione Puglia, riguardo al superamento dei limiti di emissioni di benzene e altri inquinanti, con preoccupanti picchi registrati in alcuni giorni a Taranto, richiede risposte immediate.

In particolare, nel 2022 i picchi di benzene sono più che raddoppiati rispetto al 2021, come testimoniato anche dalle rilevazioni dell'ARPA.

Lo stesso direttore scientifico dell'ARPA ha precisato che per quanto concerne la qualità dell'aria, disciplinata dal decreto legislativo n. 155 del 2010, in recepimento della normativa comunitaria, per il benzene viene stabilito un limite calcolato come media annuale nella misura di 5 microgrammi a metro cubo. Segue che gli eventi acuti che si ripetono in determinate zone, come quelle dello stabilimento siderurgico e dell'area industriale di Taranto, non trovano un'adeguata collocazione nel riscontro normativo.

L'impatto delle emissioni prodotte dallo stabilimento siderurgico di Taranto sull'ambiente e sulla salute della popolazione è stato oggetto di diversi rapporti scientifici.

Occorre tutelare la salute dei cittadini di Taranto e l'ambiente, promuovendo azioni volte ad eliminare le principali fonti di inquinamento, sostenendo un piano di riconversione ecosostenibile dell'attività dello stabilimento siderurgico. Bisogna porre fine all'emissione di qualsiasi inquinante pericoloso per la salute dei cittadini e per l'ambiente.

Gli scarichi dell'ILVA, oltre ad essere all'origine di numerose patologie gravi e decessi precoci, sono anche responsabili di pesanti danni all'ambiente e alle cose, nonché di gravi compressioni di diritti costituzionalmente garantiti come la proprietà, soprattutto nei quartieri più vicini agli stabilimenti.

nel corso degli ultimi anni, molti residenti del quartiere Tamburi hanno proposto azioni risarcitorie per i danni connessi alle emissioni provenienti dallo stabilimento nei confronti di ILVA S.p.A., fondate sui danni sopportati per i maggiori costi connessi alla manutenzione degli stabili di proprietà, aggrediti dal cosiddetto «polverino» proveniente dai parchi minerali posti a ridosso del quartiere, per la riduzione delle possibilità di godimento dei propri immobili e per il deprezzamento subito sempre a causa dell'inquinamento.

L'area di Taranto è stata dichiarata «ad elevato rischio di crisi ambientale» con la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 30 novembre 1990. Successivamente è stata inserita tra i siti di bonifica di interesse nazionale (Sin) dalla legge n. 426 del 1998.

La Commissione europea ha più volte chiesto all'Italia di dare soluzione alla grave situazione di inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, che interessa il sito dell'ex Ilva, la città di Taranto e tutto il territorio limitrofo allo stabilimento siderurgico; l'emergenza ambientale nell'area dell'ex Ilva di Taranto è stata affrontata inizialmente con l'emanazione del decreto-legge n. 129 del 2012, che ha dettato norme concernenti la realizzazione degli interventi di riqualificazione e ambientalizzazione della suddetta area di Taranto e, per assicurarne l'attuazione, ha nominato un Commissario straordinario. A questo decreto ne sono succeduti, senza soluzione di continuità, numerosi altri. Viene inoltre riproposto ancora una volta lo «scudo penale» per coloro che agiscono per dare esecuzione ad un provvedimento che autorizza la prosecuzione dell'attività di uno stabilimento industriale dichiarato di interesse strategico nazionale.


Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=taranto



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