11.10.22

ITALIA VIETATA AI MINORI!

  

foto Gilan


di Gianni Lannes

Loro sono spesso considerati un fastidio e vantano esclusivamente diritti di carta, ma invece sono una straordinaria risorsa umana. Per ben due anni consecutivi sono stati imprigionati in casa e mascherati a scuola, annichilendo il loro respiro, a causa di una pandemia covidiota. Alla prova dei fatti l'Italia e' un Paese «vietato» ai minori d'eta', dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi – il 12,5 per cento del totale, più di 1 su 10 – sopravvivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40 per cento non fa sport. Ma, soprattutto, un Paese dove i minori sono bombardati dalla violenza di ogni tipo soprattutto subliminale, non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati che potrebbero invece essere restituiti ai bambini e donati agli adolescenti per favorire l'attivazione di percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze. L'Italia e' un Belpaese dove sovente bambini, ragazzi e fanciulle sono carne da macello, nonche' merce di consumo sessuale.

I dati ufficiali appaiono inequivocabili. L'Italia è agli ultimi posti in Europa per «povertà di futuro» di bambini e adolescenti, privati di opportunità, prospettive e competenze. La povertà nelle sue varie forme, educativa, sociale, economica, d'istruzione e di lavoro, li sta colpendo in modo grave, privandoli di prospettive e di opportunità.

L'Italia si colloca al diciottesimo posto nell'Europa dei 27 per spesa per l'infanzia e la famiglia, ma in compenso e' ai primi posti nel mondo per la vendita di armi favorita dallo Stato.

La «Convenzione sui diritti del Fanciullo», firmata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata dallo Stato italiano con legge 27 maggio 1991, n. 176, prevede esplicitamente, che «gli Stati parte riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica»: non si fanno differenze per bambini e ragazzi con disabilità tra i titolari di tale diritto.

Con la legge numero 18 del 3 marzo 2009 il nostro Paese ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con protocollo opzionale, adottata dall'Assemblea generale dell'Onu il 13 dicembre 2006 ed entrata in vigore il 3 maggio 2008.

Tale Convenzione dispone che gli Stati prendano «le appropriate decisioni per assicurare che i bambini con disabilità abbiano eguale accesso alla partecipazione ad attività ludiche, ricreative e di tempo libero, sportive, incluse tutte quelle attività che fanno parte del sistema scolastico».

Purtroppo l'Italia è ancora molto indietro, poiche' manca una vera e propria politica dell'inclusione, una reale sensibilità da parte delle amministrazioni locali, nonché il senso civico e il rispetto di chi non ha voce.

Il gioco e' un diritto di tutti i bambini, ma, in un contesto come quello attuale, costituisce un problema insormontabile, quando la difficoltà a muoversi o l'incapacità di vedere, oppure ancora la scarsa capacità d'attenzione e concentrazione lo compromettono. Se per tutti i bambini esiste un diritto al gioco, la disabilità rischia di negarlo, soprattutto quando i giochi, gli strumenti e le attrezzature tradizionali costituiscono barriere insormontabili.

I figli osservano, assorbono, ragionano, capiscono, si difendono, addirittura accudiscono, mentre i genitori, oberati di cose da fare, si chiudono in silenzi a volte rancorosi o si mostrano fin troppo zelanti trasformando spesso i propri pargoli in capricciosi tiranni.

E la nostra commedia raramente si fa amara, ma chi avrà la voglia e la capacità di andare un po’ più a fondo, capirà che dietro si nasconde un'Italia che ama sempre di meno i bambini e anche le responsabilità genitoriali, un Belpaese individualista ed egoista che spesso all'intraprendenza preferisce l'indolenza e allo slancio della fattività oppone inconsapevolmente la paralisi della pigrizia e della paura. Quale futuro attende chi si e' appena affacciato alla vita?

Riferimenti:

Gianni Lannes, BAMBINI A PERDERE, LPE, Cosenza, 2016.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=minori





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