28.5.20

SCUOLE: CAMERE A GAS!



di Gianni Lannes

Soffocare il respiro: disumanità di Stato. Provate ad immaginare milioni di bambini e adolescenti con la mascherina obbligatoria a scuola, per ore ed ore. Che accadrà? Molti medici sostengono - a ragion veduta - che simili bavagli possono essere un danno per la salute. È indubbio: usate a lungo e in un luogo chiuso come un'aula, possono provocare gravi effetti collaterali, a partire dalle crisi respiratorie. Più di qualche pargolo improvvisamente s'ammalerà e morirà? E se qualche bimbo la toglierà, per caso verrà sanzionato, multato, punito, esiliato, o magari ibernato? Insegnanti e genitori si ribelleranno a questa insensata imposizione?

 

I rischi alla salute che possono derivare dal continuo utilizzo delle mascherine sono diversi, come ha spiegato il dottor Russell Blaylock. Ad esempio mal di testa, aumento dell'insufficienza respiratoria, ipercapnia, ovvero l’aumento dell'anidride carbonica nel sangue perché viene inspirata nuovamente, ipossia, insomma, malattie che possono portare ad altre patologie più gravi, come crollo delle difese immunitarie e situazione favorevole al tumore (acidosi). Sconsigliate soprattutto per i più piccoli. La maschera respiratoria N95, se da una parte filtra il 95 per cento delle particelle, dall’altra compromette la respirazione molto di più di una maschera morbida e provoca mal di testa. Il suo uso continuo porta anche a una riduzione dell’ossigenazione del sangue pari al 20 per cento. Insomma, meglio evitarla e lasciarla invece a chi lavora negli ospedali.
 Anche se fa meno danni, non è che quella chirurgica può essere indossata sempre. Dopo ore può causare ipossia, e inibire le principali cellule immunitarie, i linfociti T Cd4+, aumentando così il rischio di infezione. Senza tralasciare il fatto che un infetto, quando le indossa continua a immettere nei polmoni il virus che espelle con il respiro, andando ad aumentarne la concentrazione. Un circolo vizioso.

Insomma, la mascherina toglie ossigeno, lucidità mentale, identità e libertà. È scientificamente acclarato: l'uso prolungato della mascherina fa ammalare, cuore, polmoni e psiche.
 
L'atteggiamento ondivago che ha caratterizzato l'approccio istituzionale e scientifico sulla validità della mascherina quale dispositivo di protezione respiratoria contro il contagio da Sars CoV 2, rappresenta la metafora per eccellenza della confusione e della fragilità con cui è stata gestita fin dalle prime battute l'emergenza epidemiologica.

Il rapporto dell'Istituto superiore di sanità “COVID-19 n. 2/2020 Rev.” in materia di utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-COV-2 nelle attività sanitarie e socio-sanitarie, disponeva che non fossero necessari i DPI in caso di pazienti senza sintomi. Il 4 aprile 2020, in occasione della quotidiana conferenza stampa informativa della Protezione civile, il capo del Dipartimento Angelo Borrelli ha precisato che «più che la mascherina in futuro saremo sempre più costretti ad adottare comportamenti di distanziamento sociale. Io non porto la mascherina normalmente, non voglio dire che sia inutile». Nelle stesse ore veniva emanata in Lombardia un'ordinanza che prevedeva l'obbligo per tutti i cittadini di indossare la mascherina o «qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca», al fine di limitare la diffusione del Coronavirus.

Nel corso della prima metà del mese di aprile 2020, anche altre regioni hanno inteso normare l'obbligo di mascherine sebbene con regole di ingaggio diverse: mentre in Toscana e in Friuli-Venezia Giulia l'obbligo era previsto in ogni luogo fuori casa, nelle regioni Veneto e Lazio l'obbligo vigeva solo negli esercizi commerciali, mentre in altre regioni come la Liguria, sebbene non vi fosse obbligo, veniva garantita la distribuzione dei dispositivi tra la popolazione.

Secondo uno studio di alcuni ricercatori di Oxford e dell'Università di San Francisco veicolato dalla Fondazione Gimbe circa le valutazioni scientifiche sull'utilità delle mascherine «una semplice mascherina in tessuto indossata da un soggetto infetto riduce di 36 volte la quantità di virus trasmessa e permette di attuare il cosiddetto "controllo della sorgente": ovvero, è molto più facile bloccare le goccioline (droplets) quando escono dalla bocca, piuttosto che arginarle quando si disperdono nell'aria».

Secondo invece, le conclusioni dell'European Center for Disease Prevention and Control (ECDC), “l'uso delle mascherine può avere qualche plausibilità di efficacia all'interno di stanze o in luoghi affollati. Le mascherine non mediche (quelle di cotone o fai da te) sono addirittura dannose soprattutto perché offrono un falso senso di protezione alle persone e distraggono da comportamenti igienici importanti come lavarsi le mani o il distanziamento. L'uso delle mascherine richiede precise ed attente istruzioni per non rivelarsi dannoso”.

Il principio di precauzione andrebbe invocato sul non uso delle mascherine all'esterno, perché gli effetti avversi dell'uso indiscriminato delle mascherine sembrano essere maggiori dei loro benefici e pertanto il principio di precauzione, ex art. 191 TFUE (già articolo 174 del TCE) e della Comunicazione della Commissione sul principio di precauzione COM (2000) nella sua versione definitiva, suggerirebbe proprio di non usarle, ribaltandosi in tal modo l'onere della prova sui sostenitori delle mascherine in qualsivoglia contesto.

Le classiche mascherine chirurgiche, infine, consigliate per chi non lavora in prima linea, che costano circa 1,5-2 euro l'una in farmacia sono, in maggioranza, monouso: dovrebbero quindi essere gettate dopo un utilizzo di alcune ore e ogni volta che si bagnano. Questo significa che, se obbligatorie da indossare sempre, per la cosiddetta "fase 2", dovrebbero essere cambiate almeno una volta al giorno e, facendo un conto approssimativo, per una famiglia di 4 persone la spesa sarebbe circa di 200 euro al mese.

Sono prevedibili effetti disastrosi sul turismo, e quindi sull'economia, perché gli stranieri difficilmente sceglieranno di trascorrere le vacanze nell'unico Paese europeo dove vigono tali obblighi, in quanto inutili e dannosi per il benessere della persona.

La mascherina peraltro compromette la riconoscibilità dei cittadini con inevitabili compromissioni dei dettami di sicurezza sociale di cui alla normativa vigente; a tal riguardo, si evidenzia che il Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza (regio decreto 18 giugno 1931, n. 773) dispone, all'articolo 85, il divieto di comparire mascherato in luogo pubblico; inoltre, l'articolo 5, primo comma, della legge 22 maggio 1975, numero 152, dispone che: «È vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo». E ancora: il codice penale interpreta la circostanza del «volto travisato» come un'aggravante del reato; infatti, l'articolo 339 del codice penale prevede l'aggravante qualora il reato sia commesso «da persona travisata».

Irresponsabilità istituzionale, anzi follia? Col pretesto di un virus tra miliardi con cui l'essere umano convive da sempre, il governo del Conte bis attenta alla salute e all'esistenza di chi si è appena affacciato alla vita. Mediante il banale dpcm 26 aprile 2020 (un provvedimento amministrativo) sono stati di fatto sospesi gli articoli 13 e 32 della Costituzione repubblicana italiana senza che il Parlamento fiatasse un'obiezione.


Riferimenti:

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioNotizieNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4501

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=mascherine

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus

http://www.treccani.it/enciclopedia/ipercapnia_%28Dizionario-di-Medicina%29/
http://accountingweekly.com/face-masks-pose-serious-risks-to-the-healthy-blaylock/