17.5.23

BELPAESE A PERDERE!

  


 

di Gianni Lannes

Niente accade per caso. Danni e allagamenti per il maltempo in Emilia Romagna e Marche, fiumi esondati e città allagate. Territori in ginocchio: 14 morti, dispersi, migliaia di sfollati e evacuati.  L'Italia è un Paese fragile segnato dal dissesto idrogeologico e impreparato ad affrontare la crisi climatica provocata dall'uomo e i fenomeni meteorologici estremi che ne derivano. Attenzione: il controllo del clima è un'arma insospettabile.

Comunicato dell'Ispra (datato novembre 2022): “A rischio, per assenza di nuovi finanziamenti, il completamento della Carta Geologica d’Italia e con essa la conoscenza del suolo e del sottosuolo nazionale, indispensabile per riuscire a contenere i disastri, mettere in sicurezza i territori e procedere ad un’idonea pianificazione urbanistica. Ogni singolo foglio del CARG, realizzato dall’ISPRA in collaborazione con le Regioni, le Province autonome, le Università e il CNR, contiene la possibilità di ricavare informazioni oggi più che mai preziose relativamente all’individuazione delle risorse idriche ed energetiche a quelle minerarie, dalla descrizione delle aree più idonee allo stoccaggio delle scorie radioattive o alla progettazione di infrastrutture sicure”.

I temi del consumo del suolo e del dissesto idrogeologico legati agli effetti dei mutamenti climatici stanno assumendo un'importanza crescente nelle tematiche della sostenibilità ambientale e della pianificazione urbana e regionale ed evidenziano la drammatica urgenza di politiche efficaci.

Secondo l'ultimo rapporto Snpa, il consumo di suolo in Italia, non solo non rallenta, ma nel 2021 riprende a correre con maggiore forza, superando la soglia dei 2 metri quadrati al secondo e sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno, un ritmo non sostenibile che dipende anche dall'assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell'attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale.

Difendere il suolo significa anche proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico che, purtroppo, spesso ha conseguenze gravissime, anche in termini di perdita di vite umane, a causa dell'uso dissennato del territorio. Complessivamente, sono infatti il 93,9 per cento i comuni a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera.

Infatti, secondo Ispra il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera e 8 milioni di persone abitano in aree ad alta pericolosità. La situazione campana risulta particolarmente critica: 23.430 frane che coinvolgono 973 chilometri quadrati di territorio e 580 mila famiglie risiedono in aree a rischio idrogeologico.

Le precipitazioni del 17-19 gennaio 2023 hanno causato l'esondazione dei fiumi Volturno nell'alto casertano e Calore tra i comuni del Sannio e dell'alto casertano; a Sant'Agata de' Goti (Benevento) si è verificato il cedimento di una parte del camposanto e 300 bare sono cadute in un torrente, mentre a Arpaise si sono verificate frane, smottamenti e allagamenti nella frazione di Mignolli.

Nelle province di Benevento e Caserta già in passato sono stati necessari interventi straordinari di messa in sicurezza degli alvei.

Nel 2009 regione Campania ha varato linee guida per le movimentazioni e le asportazioni di materiali litoidi connesse ad interventi di manutenzione ordinaria degli alvei dei corsi d'acqua (decreto della giunta regionale n. 1633 del 2009); esse non hanno trovato applicazione a causa dei veti incrociati posti dagli enti che si dovrebbero esprimere sugli interventi.

Nel 2010, nel comune di Arpaise una frana ha coinvolto la strada provinciale 1 che collega Arpaise (Benevento) e Ciardelli, frazione di Pietrastornina (Avellino); nonostante sia stato approvato il progetto esecutivo cantierabile per i lavori di messa in sicurezza e ripristino della viabilità, l'intervento ancora non è ammesso a finanziamento e la provincia di Benevento non trova soluzioni imminenti.

Con delibera della provincia di Benevento n. 346 del 25 giugno 2010 è stata approvata e ratificata un'intesa di programma con il consorzio di bonifica Sannio Alifano per la manutenzione dei corpi idrici superficiali compreso il monitoraggio, che non avrebbe mai avuto seguito.

L'autorità di bacino distrettuale Appennino meridionale non ha ancora redatto il piano di gestione dei sedimenti e delle fasce di mobilità fluviale.

Con delibera della provincia di Benevento n. 133 del 2016 è stata approvata una proposta di project financing relativa alla «Salvaguardia e valorizzazione dell'habitat fluviale» e il 18 ottobre 2019 sono stati approvati lavori di riqualificazione e di messa in sicurezza dell'asta fluviale del Volturno nel tratto di confluenza col Titerno; nulla sarebbe stato ancora realizzato.

Anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede norme in tema di dissesto idrogeologico (2,49 miliardi di euro), ma i fondi restano ancora fermi. Anzi, come sottolinea Anci, occorre una semplificazione normativa che dia certezza nelle competenze e metta gli enti locali nella condizione di velocizzare gli interventi.

Nell'isola di Ischia il consumo di suolo è stato di 15 ettari in 15 anni: in media, 10.000 metri quadrati all'anno di nuove costruzioni, quasi un terzo in aree a rischio frana (fonte Ispra); a questo si aggiungono gli effetti del condono edilizio approvato nel 2018 dal Governo Conte I, con il voto favorevole di MoVimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d'Italia, che ha reso sanabili a Ischia abusi realizzati anche in aree a rischio idrogeologico.

La tragedia che ha vissuto la popolazione dell'isola conferma l'esigenza di contrastare ogni forma di condono edilizio e di dare al Paese una normativa nazionale sul consumo di suolo, che tenga insieme l'aspetto parallelo della riqualificazione dell'esistente, del quadro europeo («consumo di suolo zero al 2050») e del riparto di competenze tra Stato e regioni.

Nella notte tra il 25 e il 26 novembre 2022 nell'isola di Ischia si è registrato un nubifragio di straordinaria intensità che ha causato il distacco di una frana dal Monte Epomeo, la quale ha colpito l'area a nord dell'isola – distruggendo strade, case e macchine – si è abbattuta sul comune di Casamicciola Terme e ha trascinato enormi quantità di detriti fino al mare. La forza distruttiva dell'evento è stata tale da estirpare alberi secolari e radere al suolo intere abitazioni. Le conseguenze sono state drammatiche: il nubifragio ha provocato allagamenti e smottamenti; le case distrutte sono 15, mentre le vittime accertate sono otto, con ancora quattro dispersi; circa 230 persone sono state evacuate.

Le caratteristiche geomorfologiche dell'isola di Ischia la rendono – in un panorama nazionale caratterizzato dalla diffusa fragilità del territorio – particolarmente vulnerabile sia agli eventi atmosferici estremi sia agli eventi sismici, come ricorda la triste contabilità degli episodi che hanno colpito il territorio ischitano negli anni passati.

La tragedia che ha colpito Ischia è avvenuta a poche settimane di distanza dall'alluvione abbattutasi nelle Marche tra il 15 e il 16 settembre 2022, coinvolgendo in particolar modo le province di Ancona e Pesaro-Urbino, con livelli eccezionali delle precipitazioni, e che ha causato 12 vittime, una donna dispersa, 50 feriti, 150 persone sfollate e danni per 2 miliardi di euro.

I cambiamenti climatici hanno determinato l'aumento della frequenza e dell'intensità di alluvioni e nubifragi, la cui forza dirompente è stata amplificata da una politica di governo del territorio non certo impeccabile.

La Corte dei conti, nella deliberazione 31 ottobre 2019, numero 17/2019/G, ha esaminato le modalità di funzionamento e di gestione del Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, rilevando rallentamenti nell'attività dei centri di spesa, imputabile alla complessità delle procedure e alla difficoltà nell'esecuzione degli interventi, condizionata soprattutto dal pagamento differito. Altre criticità riguardano l'inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative, la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara non attuate. Non meno importante, l'incapacità tecnica e finanziaria delle amministrazioni nazionali e locali di rendere esecutivi i progetti di intervento.

In sostanza, secondo la Corte dei conti, il Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, istituito per favorire la progettazione e accelerare la cantierabilità delle opere e degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, non avrebbe raggiunto ad oggi l'obiettivo per il quale era stato creato.

Ciò sembra imputabile ad una carenza di progettualità dovuta soprattutto alle difficoltà che hanno gli enti locali in termini di coperture finanziarie necessarie per la progettazione esecutiva degli interventi programmati, nonché in termini di carenza di dotazioni organiche e uffici adeguatamente specializzati, all'uopo necessari alla progettazione. In tal senso si rileva l'opportunità di rimodulare le modalità di accesso al Fondo, in particolare nel Mezzogiorno, prevedendo un incremento significativo della quota delle risorse da destinare al primo livello progettuale.

Il rapporto Ispra, rubricato «Dissesto Idrogeologico In Italia: Pericolosità e Indicatori Di Rischio», nella sua ultima stesura aggiornata, fotografa le nuove mosaicature nazionali di pericolosità per frane e alluvioni, nonché riferite all'erosione costiera per l'intero territorio nazionale.

Il summenzionato rapporto rileva che il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni ed erosione costiera (1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni). Tra i comuni italiani, gravi elementi di criticità e di rischio sono presenti nel territorio della Regione Siciliana, così come rappresentato dalla «Mappa della propensione al dissesto geomorfologico» proposta dal Dipartimento regionale della protezione civile e condiviso dalla giunta regionale siciliana con la delibera n. 354 del 25 luglio 2022.

Secondo quanto dichiarato da Legambiente, negli ultimi dodici anni la Sicilia è stata la regione italiana maggiormente colpita da eventi climatici avversi, con un numero di episodi pari a 175, di cui 25 solo nel 2022, con il 70 per cento dei comuni siciliani a rischio e in particolar modo le province di Palermo, Agrigento, Catania e Messina. A seguito dei fenomeni alluvionali del 9 e 10 febbraio 2023 i territori della Sicilia orientale, sia nelle aree urbane ma soprattutto nelle zone agricole, hanno subito ingenti danni che hanno compromesso le attività dell'intero comparto agroalimentare dell'isola.

I recenti fenomeni verificatisi hanno confermato le statistiche secondo cui la Sicilia è al primo posto in Italia tra le località maggiormente colpite da fenomeni simil-tropicali. La Sicilia è divenuta emblema del cambiamento climatico, soprattutto considerando che sono state colpite località, come Siracusa e Catania, mai toccate nel recente passato da fenomeni di tale portata, con ciò dimostrando che il rischio idrogeologico è esteso all'intera Isola e non più confinato in talune zone della Sicilia.

Relativamente a quanto riferito dalla Direzione generale dell'assessorato all'agricoltura della Regione Siciliana, i dati forniti dal Servizio informativo agro-meteorologico siciliano delineano un quadro catastrofico a seguito degli eventi calamitosi occorsi nell'inverno appena trascorso. Eventi caratterizzati da un lato dall'intensità in lunga durata delle precipitazioni registrate (343,8 mm di acqua caduti a Siracusa), che ha superato i valori della tempesta sub tropicale dell'ottobre 2021 (si deve risalire al 1951 per registrare concentrazioni d'acqua superiori); dall'altro, gli impetuosi venti che si sono abbattuti sull'isola, i quali hanno registrato valori massimi di raffica (105,5 km/h a Pachino), a cui si aggiunge la prolungata e anomala persistenza dei valori di velocità del vento (Palazzolo nei due giorni ha raggiunto una media di 8,24 m/s). La formazione di volumi idrici eccedenti la capacità di campo, insieme alle raffiche di vento, hanno determinato condizioni di suolo soprassaturo, perdita di capacità di assorbimento e perdita strutturale del terreno. Soprattutto nei terreni in pendio, ciò ha originato frane, smottamenti e colate di fango con pesanti ripercussioni su aziende agricole e raccolti.

Secondo all'analisi effettuata dalla Coldiretti sulla base dei dati forniti dall'European Severe Weather Database (Eswd), sono stati infatti registrati danni da inondamento alle campagne con conseguenze per i raccolti e le serre, nonché grandi difficoltà a raggiungere le aziende a causa degli alberi abbattuti che ostruivano il passaggio. A preoccupare è inoltre la copiosa discesa delle temperature al di sotto dello zero, con forti raffiche di vento, pioggia e neve, che con il formarsi di gelate rischia di distruggere fiori e gemme di piante e alberi, infliggendo pesanti effetti sui prossimi raccolti. Non si possono tralasciare i maggiori costi di riscaldamento per proteggere le produzioni di ortaggi e fiori nelle serre.

In base alle segnalazioni da parte di alcune aziende agrumicole, è stato registrato un 30 per cento di perdite rispetto alla campagna già deficitaria 2022-2023. In alcuni casi si è reso addirittura necessario dichiarare in anticipo il finale di campagna a causa della mancanza di prodotto, con una netta prevalenza dei frutti caduti rispetto a quelli presenti sugli alberi.

Per Confagricoltura Sicilia, sarebbero migliaia gli ettari di terreni agricoli allagati, soprattutto nella Sicilia sudorientale. Ad aggravare il quadro è la condizione delle strade rurali che, a causa dello scorrere incontrastato di torrenti, fiumi, canali e dei relativi detriti, sono divenute impraticabili.

Le prime stime fornite dal Dipartimento regionale della Protezione civile siciliana attestano che i danni ammontano a 12 milioni euro per interventi essenziali e urgenti e a 100 milioni di euro per l'attuazione di interventi strutturali volti a ridurre il rischio idrogeologico; a seguito degli eventi verificatisi la Giunta regionale siciliana, nella persona del Presidente Renato Schifani, ha dichiarato lo stato di crisi regionale e chiesto lo stato di emergenza nazionale per l'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito con particolare violenza la Sicilia orientale .

L'emergenza siccità rappresenta una delle sfide più pressanti del nostro tempo: a causa dei sempre più frequenti cambiamenti climatici, passiamo dalle alluvioni alla siccità e questo nei prossimi anni potrebbe diventare la normalità.

L'acqua è un bene sempre più prezioso in tempi di siccità e crisi climatica, in Italia paradossalmente ne consumiamo di meno e ne sprechiamo di più a causa di una rete idrica sempre più vecchia ogni anno che passa.

L'inefficienza delle reti idriche è un problema di rilievo crescente in particolare nella Regione Siciliana dove la rete idrica «ridotta a colabrodo» comporta sprechi enormi di acqua in una regione dove il rischio desertificazione è in aumento.

Secondo le ultime stime basate sul rapporto dell'Istat sulle infrastrutture idriche in Italia, a Siracusa si disperde il 67 per cento dell'acqua immessa nella rete, segue Messina con il 52 per cento e poi Catania con il 51, per finire a Palermo con una perdita stimata del 42 per cento.

In particolare nella provincia di Catania, le decisioni sulla gestione dell'acqua a livello politico sono in mano all'Assemblea territoriale idrica, che comprende i 58 sindaci della provincia; dal punto di vista gestionale, invece, numerosi sono i gestori privati che senza una gara pubblica ed, ad avviso dell'interrogante, in palese contrasto alle disposizioni di legge, determinano un sistema inefficiente con alti costi per i cittadini siciliani.

Nella serata del 13 ottobre 2022, il territorio comunale di Maratea è stato interessato da un'intensa perturbazione meteorologica che ha provocato numerose frane, esondazioni di canali e corsi d'acqua, danneggiando strutture pubbliche e reti infrastrutturali.

Nella notte del 30 novembre 2022, inoltre, si è verificato il distacco di un costone roccioso che ha travolto la strada statale SS 18, cosiddetta Tirrena inferiore, in località Castrocucco, causandone l'interruzione in entrambi i sensi di marcia da e per la Calabria.

L'evento franoso è avvenuto in orario notturno e non ha causato vittime, ma in termini di volume di detriti, circa 400 metri cubi di rocce, è uno dei più imponenti eventi franosi verificatisi recentemente in questo territorio.

I primi interventi hanno consentito di fronteggiare l'emergenza, ma permangono criticità in particolare per la vicinanza dei terreni dissestati con numerose abitazioni civili.

L'interruzione della circolazione lungo la strada statale SS 18, oltre a rappresentare un gravissimo disagio non solo per il territorio lucano ma anche per le confinanti Campania e Calabria che usufruiscono di questo collegamento, desta timore per le possibili perdite economiche del comparto turistico qualora non venga riattivata completamente entro la stagione estiva.

Due eventi franosi a distanza di poco più di una settimana hanno interessato il comune di Monteodorisio, in provincia di Chieti. Il primo il 7 novembre e l'ultimo, verificatosi domenica 13 novembre 2022, a ridosso delle infrastrutture e dell'edificato in via Capo di Rocca, hanno costretto il primo cittadino a interdire con una ordinanza la scalinata monumentale di Capo di Rocca.

Dopo la frana che ha interessato la zona a valle della scalinata monumentale di via Capo di Rocca, collegamento pedonale tra il santuario della Madonna delle Grazie e il centro del paese, la preoccupazione per tutta la cittadinanza è che nuove piogge possano far continuare lo scivolamento del terreno a valle.

Con una nota del 14 novembre 2022 il Sindaco Di Fabio ha lanciato un appello alle istituzioni regionali al fine di valutare e definire i procedimenti amministrativi volti a reperire le risorse economiche, nell'ambito della programmazione regionale, stante l'assenza di risorse disponibili nel vigente bilancio comunale.

Il settore ortofrutticolo italiano in questi ultimi 4 anni ha subito e continua a subire enormi danni a causa della cimice asiatica marmorata, della forte siccità, nonché delle recenti alluvioni.

Gli eventi eccezionali di questi ultimi tempi, in diverse parti d'Italia, hanno messo in evidenza la debolezza del sistema produttivo di fronte ai cambiamenti climatici e l'inadeguatezza di molti strumenti di difesa attiva e passiva.

Le produzioni di ciliegie, pere e albicocche, in particolare in Emilia-Romagna, hanno subito danni ingenti a causa del maltempo, dei parassiti animali e vegetali, della siccità e dell'eccezionale ondata delle alte temperature che ha caratterizzato quest'ultimo periodo.

La produzione in alcuni territori ha registrato un calo di oltre il 70 per cento, la cui perdita è totale anche a causa della mancata maturazione dei frutti, come, in particolare, le pere.

Il settore ortofrutticolo nazionale ha un fatturato di 15 miliardi di euro all'anno tra fresco e trasformato (25 per cento della produzione agricola totale), con oltre 300 mila aziende agricole su più di 1 milione di ettari coltivati e 113 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp.

Oltre al danno economico, emerge la perdita di mercati, domestici ed esteri, per la mancanza di prodotto e l'Italia si viene a trovare in una posizione di svantaggio competitivo, favorendo l'invasione di prodotti provenienti da Paesi extra Unione europea.

Molte zone del Paese, durante l'estate 2022, sono state colpite da venti forti e intense piogge che hanno distrutto intere coltivazioni; in questa situazione è emersa l'inadeguatezza del sistema assicurativo; infatti, il piano di gestione dei rischi 2022 non ha permesso di delimitare i danni agli impianti ortofrutticoli, poiché si è trattato di eventi ritenuti assicurabili; le associazioni rappresentative delle imprese agricole hanno segnalato l'indisponibilità delle compagnie assicurative a stipulare polizze per i danni subiti da questa tipologia di calamità.

Chi provoca sotto mentite spoglie il problema, poi propina, anzi impone la soluzione. Dal 2013 l'Unione europea esorta gli Stati membri a «rivalutare il concetto di vulnerabilità, rivedere le soglie critiche di rischio a livello nazionale e misurare le proprie capacità di resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici attraverso politiche basate su un approccio locale e un forte coinvolgimento degli attori socio-economici».

Un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) è adottato praticamente da tutti i grandi Paesi europei (per esempio Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Austria, Croazia, Olanda) e costituisce lo strumento di pianificazione principale per affrontare le emergenze climatiche.

Commissionato nel 2016 dalla Direzione generale clima ed energia dell'allora Ministero dell'ambiente, il Pnacc è stato elaborato già 5 anni fa, sotto la supervisione scientifica della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) e con il supporto di numerosi enti di ricerca nazionali (università, Ispra, etc.).

Tuttavia, dal 2017 il piano è sottoposto a numerosi esami in attesa di essere definitivamente approvato, tanto da essere ormai considerato parzialmente obsoleto e necessiterebbe di un aggiornamento e un approfondimento.

Come spiega lo stesso Cmcc nel report del 2020 «Analisi del rischio – I cambiamenti climatici in Italia», la probabilità del rischio legato a eventi climatici estremi è aumentata nel nostro Paese del 9 per cento negli ultimi vent'anni: oggi circa il 90 per cento dei Comuni italiani è a rischio per frane e alluvioni e oltre sette milioni di italiani vivono o lavorano in aree considerate «ad alta pericolosità».

Il Pnacc individua quattro obiettivi: contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici; incrementare la loro capacità di adattamento; migliorare lo sfruttamento delle eventuali opportunità; favorire il coordinamento delle azioni ai diversi livelli di governance.

In particolare esso contiene indicazioni sulle criticità geologiche e idrauliche del territorio e i rischi a esse associati, e su come migliorare: i modelli per la simulazione e la previsione degli impatti su differenti orizzonti temporali, il monitoraggio del territorio per la produzione di basi dati aggiornate, la gestione delle emergenze da parte delle amministrazioni a tutti i livelli e l'aumento della partecipazione della popolazione, la gestione e la manutenzione del territorio, la conoscenza dello stato dei manufatti e delle infrastrutture per aumentarne la resilienza; tutte azioni fondamentali per gestire l'impatto degli eventi meteorologici estremi che hanno colpito l'Italia anche in questi ultimi cinque anni.

Singolare coincidenza: il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è dedicato espressamente a tali interventi e allo scopo di integrare le normali voci di spesa delle politiche pubbliche nel segno della transizione ecologica.

Nel rapporto «Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità» del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili presentato nel febbraio del 2022, si stima che «le risorse da investire in adattamento siano 8-10 miliardi fino al 2030: circa un miliardo all'anno, più un costo operativo e manutenzione annuale di 604 milioni di euro nello scenario business as usual».

Il rapporto suggerisce di investire in adattamento ai cambiamenti climatici, perché la stima del danno legato alle infrastrutture è di circa 2,3-8,7 miliardi di euro (tra il 2020 e il 2030), mentre nel 2050 la perdita raggiungerebbe una cifra tra gli 11,5 e i 18 miliardi di euro.

Riferimenti:

Gianni Lannes, l'Italia trema, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.

https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2022/07/Rapporto_consumo_di_suolo_2022.pdf

https://www.corteconti.it/HOME/StampaMedia/ComunicatiStampa/DettaglioComunicati?Id=519a358c-9a5d-4451-9718-f7f95aefd848

https://www.isprambiente.gov.it/it/istituto-informa/comunicati-stampa/anno-2022/dissesto-idrogeologico-quasi-il-94-dei-comuni-a-rischio-frane-alluvioni-ed-erosione-costiera

https://www.isprambiente.gov.it/it/istituto-informa/comunicati-stampa/anno-2022/a-rischio-il-completamento-della-carta-geologica-d2019italia-per-difendersi-dagli-eventi-naturali-occorre-conoscere-i-pericoli

 

Nessun commento:

Posta un commento

Gradita firma degli utenti.