30.3.23

VENETO: ACQUA AVVELENATA! E LA REGIONE NON BONIFICA!

 


di Gianni Lannes

Altro che covid-19 o nuovo coronavirus (Sars CoV-2). Inquina ancora e incassa pure l'assicurazione. Accade in Veneto, la solita Italia.  I Pfas sono sostanze perfluoroalchiliche utilizzate per impermeabilizzazione. Si tratta di composti fluorurati del carbonio bioaccumulabili non biodegradabili; la comunità scientifica sostiene siano composti che hanno effetti principalmente di natura sub letale, interferenti endocrini del metabolismo dei grassi, con azione estrogenica e cancerogena altamente persistenti e quindi trasportabili dall'acqua. La contaminazione da Pfas delle matrici ambientali, in particolare le acque interne superficiali e di falda, ha raggiunto un livello allarmante in Veneto, interessando un'area di circa 180 chilometri quadrati (dato Arpav 2015) con la compromissione della seconda falda freatica più grande e importante d'Europa, la falda di Almisano. Occorre procedere alla corretta bonifica al di sotto degli impianti attualmente in funzione e nella zona a nord dell'impianto, ancora esclusa dai saggi. Però la Regione di Zaia non ascolta ragioni.

Le province attualmente coinvolte sono quelle di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo, con 70 comuni interessati oltre 350.000 persone. L'azienda Miteni di Trissino è già stata individuata nel corso del 2013 dallo studio del Cnr-Irsa e da ArpaV come fonte principale della contaminazione da Pfas e Pfos di questa vasta area. In piena emergenza Pfas, Miteni viene autorizzata tra il 2014 ed il 2017 a trattare fino a 100 tonnellate annue di rifiuti chimici pericolosi contenenti il GenX, mediante processo di conversione a resa limitata pari al 20 per cento, che ha portato alla produzione di notevoli quantità di rifiuti in un territorio già gravemente colpito da un inquinamento ambientale tra i più importanti d'Europa. Miteni inizia a trattare il GenX (HFPO-DA, acido 2,3,3,3-tetrafluoro-2(eptafluoropropossi)-propanoico, tensioattivo florurato grazie all'approvazione del decreto regionale numero 59 del 30 luglio 2014 (si veda allegato A del decreto) con cui viene rinnovata per altri 5 anni l'autorizzazione integrata ambientale (Aia) al trattamento di tale rifiuto pericoloso proveniente dall'azienda DuPont (oggi Chemours De Namour) con sede a Dordrecht, in Olanda;

Nel rinnovo dell'Aia concessa a Miteni la nuova sostanza recuperata dal rifiuto pericoloso CER 07 02 01 (GenX) viene definita materia prima secondaria destinata a ritornare al committente nella sua totalità, quindi non soggetta ad alcun limite per lo sversamento di questa sostanza nell'ambiente confermando che i limiti per lo scarico dei reflui nel depuratore consortile sono determinati dal gestore. La presenza dei limiti avrebbe impedito o ridotto al minimo il diffondersi di questa sostanza in acque di falda limitrofe allo stabilimento. Tale negligenza da parte delle autorità regionali rende inefficace l'Aia concessa nel 2014 per escludere questa contaminazione.

Secondo i dati diffusi dal National Institute of Public Health and Environment olandese (Rivm) nel 2016, il GenX è classificato come una sostanza persistente nell'ambiente e potenzialmente cancerogeno e con possibili effetti epatotossici e negativi per l'apparato riproduttivo, cosa che ha costretto la revisione dei limiti di emissione in Olanda e la totale cessazione degli sversamenti nelle acque di superficie in Nord Carolina.

Secondo il monitoraggio ambientale le sostanze oggetto della concessione sono già state ritrovate nelle matrici ambientali e che l'alterazione ambientale sarebbe ancora in atto.

La regione Veneto, con decreto dirigenziale numero 293 del 5 luglio 2018, ha sospeso l'autorizzazione di Miteni S.p.a. all'importazione di rifiuti (codice CER 070201) e la provincia di Vicenza, con provvedimento del 6 luglio 2018, ha sospeso a titolo precauzionale l'attività di recupero del rifiuto con codice CER 070201 e delle linee produttive usate per tale attività.

La regione Veneto, in data 10 luglio 2018, ha chiesto all'istituto superiore di sanità la definizione dei limiti di concentrazione per il parametro Hfpo-Da applicabili alle matrici acqua sotterranea, superficiale e suolo. La regione ha, inoltre, precisato che l'area interessata dall'inquinamento non comprende la provincia di Rovigo.

Il Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, nucleo operativo ecologico di Treviso, in data 23 luglio 2018, ha contestato alla società Miteni S.p.a. l'illecito amministrativo ex articolo 304 comma 2 del decreto legislativo n. 152 del 2006 per l'omessa comunicazione agli Enti preposti, a seguito della ricezione di un rapporto di prova nel quale veniva accertata la presenza di una contaminazione di perfluoroottanoato di ammonio (Apfo) nell'acqua di scarico dell'impianto della Miteni.

Ad oggi è in corso, a seguito dell'invio di dati aggiornati da parte di Arpav, la quantificazione del danno nelle diverse matrici ambientali. Tale quantificazione, come previsto dalla parte sesta del decreto legislativo n. 152 del 2006, interessa esclusivamente i composti Pfas presenti nella vigente normativa in materia di tutela delle acque. Pertanto, non sono in corso valutazioni del danno ambientale su contaminanti quali il GenX o altri Pfas privi di valori soglia di contaminazione. Per tale specifica sostanza, infatti, la normativa italiana non prevede limiti di emissione né limiti di qualità ambientale, se non all'interno dell'ampia famiglia dei «tensioattivi».

In ordine al ricorso depositato da Miteni S.p.a. per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo, posto che con decreto del 19 giugno 2018 il tribunale di Vicenza ha dichiarato ammissibile la procedura preliminare al concordato preventivo, dagli atti in possesso dell'amministrazione regionale risulta che con decreto del 24 settembre 2018 il tribunale di Vicenza, vista l'istanza depositata da Miteni S.p.a. in data 11 settembre 2018, ha assegnato l'ulteriore termine di 60 giorni per il deposito della domanda di concordato preventivo e della relativa documentazione. Il consiglio di amministrazione della società ha recentemente deliberato il deposito di un'istanza di fallimento.

Per quanto riguarda, più in generale, la situazione di inquinamento ambientale da sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas-Pfoa) della falda acquifera di una vasta area della regione Veneto, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto a Ispra, soltanto nel dicembre 2016 di redigere una «relazione tecnica di individuazione, descrizione e quantificazione del danno ambientale con indicazione delle necessarie misure di riparazione primaria, complementare e compensativa» anche alla luce del procedimento di bonifica/messa in sicurezza della falda sotterranea attivato dalla Miteni S.p.a. presso il comune di Trissino. La relazione non è ancora pervenuta al Ministero.

Con Delibera del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2018, è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche della falda idrica nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova.

Da molti anni i cittadini della regione Veneto sono costretti ad affrontare i problemi sanitari ed ambientali generati dalla contaminazione delle acque superficiali, delle acque di falda, degli acquedotti pubblici e degli alimenti di origine vegetale e animale da sostanze perfluoroalchiliche, indicate comunemente come Pfas, che ha come fonte principale lo scarico industriale della Miteni spa, un'industria chimica situata appunto nel comune di Trissino (Vicenza).

L'inquinamento riguarda 30 comuni individuati nella cosiddetta zona rossa e interessa 700 chilometri quadrati del territorio veneto. Le persone coinvolte sono almeno 350 mila; dalla Tabella 3, Massima esposizione sanitaria – Popolazione residente e servita da acquedotto e fonti di approvvigionamento del Piano di Sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche, pubblicato dalla giunta regionale del Veneto nel BUR n. 4 del 5 gennaio 2017, emerge che ci sono circa 18 mila abitanti che ancora non hanno il servizio pubblico di erogazione dell'acqua, rimanendo così esposti a pericoli di contaminazione Pfas ulteriori rispetto ai cittadini serviti.

Nel documento pubblicato da Greenpeace «In Veneto, a quasi dieci anni dalla scoperta dell'emergenza Pfas, molte famiglie in zona rossa non hanno accesso all'acqua pulita. Una situazione inaccettabile», l'associazione ambientalista denuncia che «Nonostante la contaminazione sia nota da anni, della bonifica del sito di Miteni si sono perse le tracce così come di un piano di riconversione industriale volto ad azzerare tutte le fonti di inquinamento».

Di recente in tutta Italia numerosi cittadini ed associazioni hanno protestato contro la giunta della regione Veneto chiedendo di assumersi la responsabilità rispetto alle attività di bonifica.

Nel documento diffuso nella manifestazione viene riportato che «Sono passati dieci anni dalla scoperta dell'inquinamento da Pfas e il sito Miteni, individuato quale principale fonte di uno dei maggiori inquinamenti che la storia ricordi, continua ad inquinare la nostra falda, i nostri pozzi, i nostri campi, i nostri cibi e il nostro sangue. È compito degli Enti pubblici far rispettare il cronoprogramma della messa in sicurezza del sito inquinante. Al momento si susseguono ritardi su ritardi. Le istituzioni devono collaborare fra loro e costringere chi ha inquinato alla bonifica immediata».

I manifestanti dei No-Pfas hanno voluto in questo modo ribadire la necessità e la richiesta di bonificare l'area, unico modo per fermare il progressivo espandersi dell'inquinamento. Allo stesso tempo, però, hanno denunciato l'inerzia della regione Veneto (con a capo Luca Zaia) che non manterrebbe le promesse e non avrebbe attuato interventi a tutela della salute pubblica.

Rispetto alle richieste di bonifica dei manifestanti l'amministrazione regionale ha replicato allo scaricabarile, che «La bonifica spetta ai proprietari dell'azienda», scaricandosi ingiustamente delle proprie responsabilità nell'attuazione del piano per la bonifica.

Dal 2016, anno dell'inizio indagini ad oggi, è mai stata avviata la rogatoria internazionale per sapere chi siano i reali proprietari dell'azienda Miteni di Trissino?

Quali iniziative di competenza il Governo Meloni intenda assumere per prevenire e fronteggiare il danno ambientale, nonché i rischi per la salute della popolazione, anche promuovendo una indagine epidemiologica?

Sulla rivista online del lemonde.fr, il 23 febbraio 2023, è stato pubblicato l'articolo dal titolo «Inquinamento per sempre: esplora la mappa della contaminazione da Pfas in Europa» nel quale viene pubblicata «La Forever Pollution Map», una mappa geografica nella quale viene mostrata l'entità della contaminazione dell'Europa da sostanze polifluoroalchiliche (Pfas), una famiglia di composti ultratossici utilizzati per una moltitudine di prodotti e applicazioni.

Per la realizzazione della mappa sono stati aggregati i dati provenienti da più fonti di informazioni, alcune delle quali non erano pubbliche. Per identificare i presunti siti di contaminazione, è stata adattata la metodologia di un gruppo di ricercatori che hanno svolto un lavoro simile per mappare la contaminazione negli Stati Uniti: il Pfas Project Lab (Boston) e la Pfas Sites and Community Resources Map.

Nel dettaglio, la mappa mostra gli impianti di produzione di Pfas, alcuni siti in cui vengono utilizzati i Pfas, nonché i siti in cui è stata rilevata la contaminazione e quelli che potrebbero essere contaminati, mostrando nel dettaglio la diffusa e persistente contaminazione in particolare dell'acqua e del suolo da parte di queste sostanze tossiche che sono presenti in tutto il territorio italiano, con una prevalenza della contaminazione conosciuta nella regione Veneto e nella quale si sono manifestati già gravi conseguenze per la salute umana dei territori.

Secondo la rivista, in Europa sono oltre 17.000 siti in cui è stata rilevata la contaminazione da Pfas. Ciascuno di questi siti è stato campionato per Pfas in acqua, suolo o organismi viventi da team scientifici e agenzie ambientali tra il 2003 e il 2023. Queste misurazioni hanno rilevato livelli di Pfas pari o superiori a 10 nanogrammi per litro (ng/L).

Inoltre, il campionamento dei dati non è stato completo. Pertanto, il numero di siti di contaminazione, contaminati e presunti mostrati sulla mappa è considerato di molto sottostimato.

Nel dicembre del 2021, il relatore speciale ONU per le sostanze tossiche e i diritti umani Marcos Orellana ha svolto un sopralluogo durato circa due settimane in alcune aree del territorio italiano – in primis, in Veneto – per valutare i danni causati all'ambiente e alle persone dalla contaminazione da Pfas e aiutare le autorità locali a definire le misure di prevenzione necessarie a garantire la sicurezza e la salute dei cittadini e delle cittadine. Le sostanze perfluoroalchiliche (o Pfas) sono molecole in cui la maggior parte degli atomi di idrogeno è stata sostituita da atomi di fluoro. Questi composti chimici sono largamente utilizzati per la produzione industriale di materiali idrorepellenti come tessuti, vernici, attrezzature antincendio, confezioni di alimenti, e molto altro. Purtroppo, però, tali sostanze sono altamente inquinanti per l'ambiente, perché tendono ad accumularsi e a contaminare il suolo, l'aria e, soprattutto, le acque, anche quelle potabili. I loro effetti nocivi sulla salute umana sono stati ampiamente documentati dalla scienza negli ultimi anni: l'esposizione prolungata ai Pfas è stata infatti associata all'insorgenza di tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile e interferenze con la salute riproduttiva delle donne.

Cronistoria breve

1965. Sorge Miteni, inizialmente come centro di ricerca RiMAr per l’azienda tessile Marzotto. L’obiettivo è quello di trovare il modo più efficace per impermeabilizzare i tessuti.

1985. La Regione Veneto approva la realizzazione del collettore ARICA che trasferisce i reflui depurati dai cinque depuratori (Trissino, Arzignano, Montecchio, Montebello e Lonigo) nel fiume Fratta all’altezza di Cologna Veneta. I cittadini di Cologna Veneta e dintorni si mobilitano per evitarlo, senza successo.

10 gennaio 2011. In base alla convenzione tra ministero dell’Ambiente e Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR, inizia lo studio di valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da Pfas nel Bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani.

2012. Ricercatori statunitensi verificano una probabile associazione tra esposizione a Pfoa e ipercolesterolemia, ipertensione in gravidanza e pre-eclampsia, malattie della tiroide e alterazioni degli ormoni tiroidei, colite ulcerosa, tumore del rene e tumore del testicolo.

7 giugno 2013. Primo parere dell’Istituto Superiore di Sanità, che a scopo cautelativo consiglia l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili.

12 agosto 2013. La Regione Veneto con Delibera regionale 1490 istituisce una Commissione tecnica interdisciplinare con lo scopo di formulare proposte sui limiti da adottare per la tutela della salute pubblica (caso Lonigo).

20 agosto 2013. Il gestore dell’acqua Acque del Chiampo applica i primi filtri a carbone attivo agli acquedotti. Per i comitati sarebbe un’implicita ammissione di colpa.

Ottobre 2013. Lo studio del CNR dichiara che “nel bacino di Agno-Fratta Gorzone vi sono concentrazioni crescenti da nord a sud, che raggiungono valori di Pfoa superiori a 1000 ng/L e di PFAS totale superiori a 2000 ng/L. […] si evidenzia un possibile rischio per le popolazioni che bevono queste acque, prelevate dalla falda”.

26 ottobre 2015. I consiglieri regionali d’opposizione Zanoni, Moretti, Guarda, Fracasso, Sinigaglia e Ruzzante presentano l’interrogazione “Contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) delle acque potabii di dieci comuni del Veneto: la Regione intende intervenire con urgenza per tutelare la salute della popolazione e sostenere le Amministrazioni locali coinvolte?”.

23 dicembre 2016. La Regione Veneto approva il piano di monitoraggio della salute della popolazione interessata dall’inquinamento e divide il territorio in zona rossa, arancione, gialle e verde. (DGR n. 2133/2016 integrato con DGR n. 691/2018).

2016. L’Istituto Superiore della Sanità verifica la correlazione stretta tra Pfas e gravi patologie.

Dicembre 2016. Inizia la convocazione della popolazione della ULSS 8 Berica tramite invito a partecipare allo screening di primo livello, partendo dai più giovani (14enni) e procedendo poi secondo un ordine di età anagrafica crescente.

Maggio 2017. Arrivano le lettere di convocazione anche ai cittadini veronesi della ULSS 9 Scaligera.

8 ottobre 2017. A Lonigo 10 mila persone scendono in piazza per chiedere acqua libera da Pfas.

10 novembre 2017. Il Presidente della Regione Veneto emette un’ordinanza di divieto di consumo di pesce pescato nelle acque superficiali in tutti i 21 Comuni della cosiddetta “zona rossa”.

2018. Lo screening viene ampliato anche ai nati tra il 2003 e il 2014 (DGR 691/2018).

21 marzo 2018. La Regione Veneto nomina il Commissario delegato Nicola dell’Acqua per la realizzazione e completamento di tutte le opere strutturali acquedottistiche.

5 aprile 2018. Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera del Consiglio dei ministri del 21 marzo che dichiara lo stato di emergenza per la contaminazione delle falde idriche nelle province di Vicenza, Verona e Padova.

9 novembre 2018. La società Miteni Spa di Trissino fallisce.

Dicembre 2018. Viene approvato il Piano di interventi emergenziali per 56,8 milioni di euro, che serviranno per connettere gli acquedotti a nuove fonti salubri.

18 dicembre 2018. L’Area Sanità e Sociale della Regione Veneto offre un approfondimento sulle patologie tiroidee per le donne residenti nei comuni dell’Area rossa A appartenenti alle coorti di nascita 1989-1998 e che, in seguito agli esami di primo livello, presentino concentrazioni sieriche di Pfoa e/o Pfos superiori al valore di riferimento.

Gennaio 2019. A partire dalla fine di gennaio 2019 ARPAV estende la ricerca di un nuovo composto inquinante: il C6O4.

Marzo 2019. Su indicazione regionale, possono partecipare alla sorveglianza anche coloro che abbiano risieduto o siano stati domiciliati in uno dei comuni dell’area rossa nei cinque anni precedenti il 2013, anno di posizionamento dei filtri a carbone attivo negli impianti idrici.

8 giugno 2020. Mitsubishi Corporation Inc. si è costituita responsabile civile nominando un avvocato e dunque risponderà dei danni economici qualora dovesse risultare colpevole.

18 settembre 2020. Il National Cancer Institute statunitense pubblica il più grande studio sulle associazioni dei Pfas con il rischio di cancro al rene.

6 e 7 ottobre 2020. Il presidio di Mamme No Pfas e Comitato Stop Solvay davanti al ministero dell’Ambiente ottiene di sedere al tavolo tecnico del 28 ottobre 2020.

12 ottobre 2020. L’udienza preliminare del processo Miteni viene rimandata per le obiezioni presentate dalla difesa alla richiesta di accorpare più filoni d’inchiesta: procedimento GenX e Pfas.

Riferimenti:

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2023/02/trissino-vicenza-manifestazione-dei-movimenti-no-pfas-chiedono-la-bonifica-dei-terreni-inquinati-dcee45b8-b19b-4593-acb1-6fa04d5840e3.html

https://www.osservatoriodiritti.it/2023/03/15/pfas-veneto-mappa-miteni-oggi/

https://lavialibera.it/it-schede-1256-processo_pfas_miteni_inquina_assicurazione

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2023/02/processo-pfas-liquido-nel-sottosuolo-le-foto-dellex-sito-miteni-mostrano-lati-oscuri-83e0a11e-6381-4860-8687-43e5c09deb9b.html

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2023/01/vicenza-processo-miteni-pfas-deposizione-domenico-mantoan-vasche-liquidi-inquinamento-sopralluogo-cb9f87bf-8a5d-46ea-b411-ec51e757fe1a.html


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