di Gianni Lannes
Mutamenti climatici telecomandati? In un vasto territorio della regione Emilia-Romagna, ampiamente asfaltata e cementificata, in 36 ore è piovuta una quantità d'acqua straordinaria. Tale situazione ha causato l'esondazione di 14 fiumi e 19 corsi d'acqua, che hanno allagato città e campagne in alcune province, provocando almeno 15 vittime umane già accertate e migliaia di sfollati.
Le stime ufficiali indicano che nel corso del 2022 si sono verificati in Italia 310 eventi meteorologici disastrosi, il 55 per cento in più rispetto al precedente anno; eventi che in poco più di un decennio sono aumentati in dimensione, intensità e frequenza, circa 1.500 dal 2010 a 2022, generando un forte impatto sulle economie locali. Tutta opera della natura? A chi giova annientare l'economia italiana? Un dato di fatto: la guerra ambientale in atto è un'ineludibile realtà, non a caso, esiste, almeno sulla carta, la Convenzione Enmod dell'ONU, ratificata dalla legge italiana 962 del 1980. Insomma, colpire il Belpaese a rotazione: prima a sud, poi a nord, quindi al centro e così via. Perché la gente non apre gli occhi?
Secondo un primo rapporto della Coldiretti, vi sono più di 5.000 aziende sott'acqua con danni incalcolabili che mettono a rischio, nell'intera filiera, almeno 50 mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione, in attesa del deflusso delle acque e del fango.
In particolare nell'ortofrutta, il lento deflusso dell'acqua rimasta nei frutteti «soffoca» le radici degli alberi fino a farle marcire con il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno 4/5 anni prima di tornare produttive.
Un settore peraltro già duramente provato dal susseguirsi di una serie di eventi calamitosi che ne hanno pesantemente compromesso le produzioni e la stessa sopravvivenza di alcune coltivazioni, nel 2019 con la «cimice asiatica», parassita alloctono proveniente dall'Asia che si è riprodotto in elevatissima quantità, proprio nelle zone dei frutteti, compromettendo i raccolti, poi con il fungo Stemphylium vesicarium che ha trovato nelle intense piogge di fine estate-inizio autunno 2020 le condizioni ideali per svilupparsi con un fatale tandem di maculatura bruna-alternaria, colpendo in particolare il comparto pericolo e distruggendone interi raccolti.
L'esposizione al rischio di catastrofi ambientali è notevolmente aumentata, facendo crescere in maniera considerevole il numero di danni, i quali per alcuni comparti, come quello agricolo, hanno generato una perdita di circa 14 miliardi di euro in un decennio.
La produzione agricola è infatti fortemente condizionata dai cambiamenti climatici indotti dall'uomo. Gli ultimi dati disponibili indicano come nel 2022 la produzione del mais sia calata del 22 per cento, rispetto al precedente anno, con un calo del 19 per cento delle rese, e analogamente la produzione di frumento duro del 9,2 per cento, sempre rispetto al precedente anno, con un calo del 9,9 per cento delle rese. Sono poi diminuite le produzioni di olio di oliva, riso e pomodori, rispettivamente del 27 per cento, del 17,3 per cento ed infine del 9,7 per cento, sempre rispetto all'anno 2021.
La guerra ambientale spacciata per cambiamento climatico sta condizionando le dinamiche del mercato assicurativo e riassicurativo: si rileva infatti una minore propensione da parte delle compagnie assicurative all'assunzione del rischio, se non a fronte dell'applicazione di premi sempre più elevati e di condizioni particolarmente gravose per le aziende agricole, nonostante il sostegno pubblico; le polizze assicurative e i fondi mutualistici rappresentano al momento gli unici strumenti reali di difesa passiva e di ristoro agli agricoltori per i danni subiti dal manifestarsi di eventi climatici avversi.
Dalla programmazione della PAC per gli anni dal 2015 al 2022, emerge una carenza di risorse relativa al pagamento delle compensazioni a favore degli agricoltori per i danni subiti nell'anno 2022. Il ritardato pagamento costringerebbe infatti gli agricoltori ad anticipare ai consorzi di difesa le somme a copertura delle polizze per il 2022, con evidenti ricadute sulla liquidità delle aziende stesse.
Sono trascorsi 8 mesi dagli eventi calamitosi che hanno colpito le Marche, generando un grave dissesto idrogeologico, soprattutto nelle province di Ancona e Pesaro Urbino; sono centinaia gli sfollati, molteplici i cittadini in lutto per la perdita dei propri cari; ingenti sono i danni all'ambiente, agli edifici, alle abitazioni private, all'agricoltura ed alle imprese, a cui i Comuni non possono far fronte autonomamente. Ad oggi i fondi stanziati per l'emergenza non risultano ancora nella disponibilità della Regione Marche.
Al sud non va meglio: secondo quanto dichiarato da Legambiente, negli ultimi dodici anni la Sicilia è stata la regione italiana maggiormente colpita da eventi climatici avversi, con un numero di episodi pari a 175, di cui 25 solo nel 2022, con il 70 per cento dei comuni siciliani a rischio e in particolar modo le province di Palermo, Agrigento, Catania e Messina.
A seguito dei fenomeni alluvionali del 9 e 10 febbraio 2023 i territori della Sicilia orientale, sia nelle aree urbane ma soprattutto nelle zone agricole, hanno subito ingenti danni che hanno compromesso le attività dell'intero comparto agroalimentare dell'isola.
Tali fenomeni hanno confermato le statistiche secondo cui la Sicilia è al primo posto in Italia tra le località maggiormente colpite da fenomeni simil-tropicali. La Sicilia è divenuta emblema del cambiamento climatico, soprattutto considerando che sono state colpite località, come Siracusa e Catania, mai toccate nel recente passato da fenomeni di tale portata, con ciò dimostrando che il rischio idrogeologico è esteso all'intera Isola e non più confinato in talune zone della Sicilia.
In base a quanto riferito dalla Direzione generale dell'assessorato all'agricoltura della Regione Siciliana, i dati forniti dal Servizio informativo agro-meteorologico siciliano delineano un quadro catastrofico a seguito degli eventi calamitosi occorsi negli scorsi giorni. Eventi caratterizzati da un lato dall'intensità in lunga durata delle precipitazioni registrate (343,8 mm di acqua caduti a Siracusa), che ha superato i valori della tempesta sub tropicale dell'ottobre 2021 (si deve risalire al 1951 per registrare concentrazioni d'acqua superiori); dall'altro, gli impetuosi venti che si sono abbattuti sull'isola, i quali hanno registrato valori massimi di raffica (105,5 km/h a Pachino), a cui si aggiunge la prolungata e anomala persistenza dei valori di velocità del vento (Palazzolo nei due giorni ha raggiunto una media di 8,24 m/s). La formazione di volumi idrici eccedenti la capacità di campo, insieme alle raffiche di vento, hanno determinato condizioni di suolo soprassaturo, perdita di capacità di assorbimento e perdita strutturale del terreno. Soprattutto nei terreni in pendio, ciò ha originato frane, smottamenti e colate di fango con pesanti ripercussioni su aziende agricole e raccolti.
Secondo l'analisi effettuata dalla Coldiretti sulla base dei dati forniti dall'European Severe Weather Database (Eswd), sono stati infatti registrati danni da inondamento alle campagne con conseguenze per i raccolti e le serre, nonché grandi difficoltà a raggiungere le aziende a causa degli alberi abbattuti che ostruivano il passaggio. A preoccupare è inoltre la copiosa discesa delle temperature al di sotto dello zero, con forti raffiche di vento, pioggia e neve, che con il formarsi di gelate rischia di distruggere fiori e gemme di piante e alberi, infliggendo pesanti effetti sui prossimi raccolti. Non si possono tralasciare i maggiori costi di riscaldamento per proteggere le produzioni di ortaggi e fiori nelle serre.
In base alle segnalazioni da parte di alcune aziende agrumicole, è stato registrato un 30 per cento di perdite rispetto alla campagna già deficitaria 2022-2023. In alcuni casi si è reso addirittura necessario dichiarare in anticipo il finale di campagna a causa della mancanza di prodotto, con una netta prevalenza dei frutti caduti rispetto a quelli presenti sugli alberi; secondo Confagricoltura Sicilia, sarebbero migliaia gli ettari di terreni agricoli allagati, soprattutto nella Sicilia sudorientale. Ad aggravare il quadro è la condizione delle strade rurali che, a causa dello scorrere incontrastato di torrenti, fiumi, canali e dei relativi detriti, sono divenute impraticabili.
Secondo le prime stime fornite dal Dipartimento regionale della Protezione civile siciliana, i danni ammontano a 12 milioni euro per interventi essenziali e urgenti e a 100 milioni di euro per l'attuazione di interventi strutturali volti a ridurre il rischio idrogeologico.
A seguito degli eventi verificatisi la Giunta regionale siciliana, nella persona del Presidente Renato Schifani, ha dichiarato lo stato di crisi regionale e chiesto lo stato di emergenza nazionale per l'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito con particolare violenza la Sicilia orientale; infatti, mediante due distinte deliberazioni la Regione Siciliana ha provveduto in data 21 marzo 2023 a richiedere la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale per gli eventi meteo che hanno interessato il territorio regionale nei giorni 25, 26, 30 settembre 2022, 1° ottobre 2022 e nei giorni fra il 9 e il 13 ottobre 2022, nonché ha provveduto a dichiarare lo stato di crisi e di emergenza regionale per gli eventi meteo avversi che hanno interessato il territorio della Regione Siciliana nei giorni dal 9 al 12 gennaio 2023 e dal 20 al 22 gennaio 2023.
È del tutto evidente che i tempi istituzionali sono palesemente più lenti e farraginosi di quelli della quotidianità e che le amministrazioni locali, le attività economiche e commerciali hanno dovuto da sole fronteggiare le conseguenze di quegli eventi e rimettersi in piedi con non poche difficoltà.
Il territorio di Santa Margherita ligure (Genova) attende da moltissimi anni la realizzazione di un canale scolmatore per i torrenti San Siro e Magistrato, per evitare il rischio di eventi calamitosi che mettano in pericolo la sicurezza dei luoghi e delle persone; il progetto è stato inserito nel 2014 tra quelli finanziabili dal programma "Italia sicura" e ha iniziato il suo iter, arrivando solo adesso alla fase della progettazione definitiva, per un importo pari a 620.000 euro.
La struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche che gestiva il programma "Italia sicura" è stata cancellata nel 2018, facendo rallentare questo come moltissimi altri progetti di contrasto al dissesto, nonché di prevenzione e di messa in sicurezza con grave danno potenziale, e purtroppo in alcuni casi sostanziale, per i cittadini; l'allungamento dei tempi ha portato inoltre a un aumento dei costi di realizzazione, come riportato per esempio dal quotidiano "Il Secolo XIX" che ha sottolineato come il costo complessivo dell'opera sia lievitato fino a 40 milioni di euro, a fronte dei 33 milioni previsti inizialmente.
Non è chiaro se questa opera sia considerata una priorità dagli organismi di governo regionale e dal Governo nazionale, visto che non è mai stato fino ad ora finalizzato alcun finanziamento per arrivare al suo completamento, se non quello per la progettazione di cui si è detto, e lo stesso Comune di Santa Margherita ha approvato un documento di programmazione che contiene numerosissime opere senza una chiara esplicitazione di quali saranno realizzate in tempi brevi.
Riferimenti:
Gianni Lannes, l'Italia trema, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=enmod
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2023/05/belpaese-perdere.html
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