5.2.23

ITALIA VANDALIZZATA!

 

foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) ©


 di Gianni Lannes

Il nome Italia è stato coniato ben 2114 anni fa, su un’area sacra al culto delle acque, nel cuore dell’Abruzzo, dove attualmente regna il mero degrado. 

foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) ©


Su un’altura del monte Aquileo (Queglia) nel territorio dell’attuale Pescosansonesco (in provincia di Pescara), i capi tribù dei popoli italici ribelli si riunirono nel 91 a.C. per giurarsi fedeltà e muovere contro Roma. Nei resti del santuario oracolare è stata rinvenuta una moneta in argento sulle cui facce sono riprodotte la scena del giuramento e l'immagine di una donna con la parola ITALIA. Questa preziosa testimonianza non è conservata però nello Stivale, bensì nella Biblioteca Nazionale di Parigi.

  (Testa laureata di Italia. Il rovescio della moneta raffigura la scena di un giuramento: otto soldati, quattro per parte, indicano con le spade un maialino tenuto da un giovane; sullo sfondo, uno stendardo).

 

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Tra rovi e sterpi, le origini ancestrali del Belpaese sono state abbandonate all’incuria e alla classica speculazione amministrativa tricolore, condita dalla consueta salsa lassista. I resti dell'area archeologica sono alla mercé dei vandali di turno: stupratori della storia e bonificatori della natura. La zona è stata dolosamente incendiata, incluso il malmesso sentiero di accesso. Non è tutto: nei dintorni insiste una cava dismessa con rifiuti e un parcheggio auto al posto degli alberi. Inoltre,  di recente - come attestano le evidenti tracce di movimento terra e abbattimento di numerose piante arboree - è stata aperta una strada nel bosco. Asfalto a buon mercato e cemento armato hanno deturpato questo meraviglioso paesaggio. Nel cassetto, per caso, giace l'ennesima finta riqualificazione con sperpero di denaro pubblico e mazzette a politicanti e tecnici squalificati venduti al peggior offerente? A proposito: la Sovrintendenza al ramo - in letargo avanzato -  interviene risolutivamente oppure tacitamente approva il peggio? E Il governo Meloni che fa: tace sull'ennesima vergogna nazionale che ci squalifica nel mondo?

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Nei pressi di una sorgente d’acqua perenne, che alimenta un cutino (il lago del Morrone), sopra una terrazza naturale che scruta la Maiella e l’Adriatico. La più antica struttura del santuario, con ogni evidenza dedicato ad una divinità femminile che guariva e fecondava, appare riconoscibile in un primo terrazzamento di dimensioni ridotte. 

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Vicino al laghetto formato poco più in basso dalla fonte, sono venute alla luce terracotte votive ed altri reperti inquadrabili fra V e IV secolo a.C. (circa un migliaio di ex voto figurati in terracotta, specialmente teste). Il comune di Pescosansonesco presenta uno spaccato interessante sull’archeologia in Abruzzo. Rinvenimenti di ceramiche del Neolitico e dell'età del Bronzo provengono dalla Grotta La Queglia dell'omonimo monte. Le notevoli tracce di insediamento in diversi piccoli nuclei sono sparse nell'attuale area comunale e furono segnalate fin dal 1888. Nella località Monte La Queglia-Pizzo della Croce, che ha restituito numerosi oggetti votivi tra cui circa un migliaio di ex voto figurati in terracotta, un frammento di epigrafe in cui si nomina un T. Vetis C., e una notevole statuina in bronzo raffigurante Giove.

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All'interno dell'ampio pianoro erano presenti due templi. Un primo, in tre ambienti (III-II sec. a.C.), posto su un basso podio con spalle alla montagna. A sud di questo primo edificio, venne realizzato un secondo tempietto su alto podio, in una più tarda opera incerta ben curata, simile a quella del I sec. a.C. del Santuario di Ercole Curino a Sulmona. Questo suggestivo luogo di culto fu per tutta l'età imperiale particolarmente caro alle genti autoctone, tanto da essere oggetto ancora nel III sec. d.C. di un ampio restauro promosso da un'importante famiglia di Sulmona, e da restare frequentato addirittura fino alla fine del IV, quando il culto fu interrotto probabilmente in seguito ai decreti dell'imperatore Teodosio nel 391 d.C. Alle fasi monumentali del santuario appaiono correlabili preziose testimonianze archeologiche: tra queste spicca un bracciale di bronzo con iscrizione paleo-sabellica, contenente la menzione di un agro umbro (reperti custoditi al Museo Archeologico Nazionale di Chieti).

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I riti dovevano svolgersi all’aperto, nei pressi di sorgenti, sulle alture dei monti o ancora entro le grotte, frequentate sin dall’età neolitica e percepite come sede di memorie ancestrali e arcane. La devozione in questa fase doveva essenzialmente esplicarsi attraverso offerte in natura: le tracce delle manifestazioni del culto sono estremamente labili e vanno essenzialmente riportate alla sfera funeraria e al culto degli antenati.


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Secondo le fonti antiche, il popolo italico dei Vestini comprendeva due nuclei geograficamente distinti e collocati al di qua (cis-) e al di là (trans-) del Gran Sasso (il Mons Fiscellus). Mentre il territorio abitato dai Vestini Cismontani ricadeva in parte dell'attuale provincia dell'Aquila, il territorio dei Vestini Transmontani corrispondeva sostanzialmente all'attuale provincia di Pescara, con centro principale a Penne, l'antica Pinna Vestinorum. Gli approdi sul mare erano presenti alle foci dei fiumi Pescara e Saline, Ostia Aterni e Ad Salinas. La forma prevalente dell'insediamento era quella di piccoli villaggi rurali, adatti allo sfruttamento delle risorse agricole della fascia collinare e a quelle pastorali della montagna. I principali santuari erano collocati a Penne, Pescosansonesco e Loreto Aprutino. 


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L'Abruzzo lontano dai proliferanti centri commerciali, dove le rocce nude e belle incontrano le variopinte nuvole che navigano nel cielo, nonostante le continue ferite inferte dall'uomo, è una terra magica e misteriosa che riesce a emozionare e stupire sempre.

  

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Riferimenti:

Staffa A.R., Carta archeologica della provincia di Pescara. Elaborato tecnico ufficiale del Piano territoriale provinciale, Selva Piana di Mosciano Sant'Angelo 2004.

G. Angeletti, Pescosansonesco (Pescara), «StEtr» 51, 483-485. Angeletti, Riccitelli 2003.

 G. Angeletti, P. Riccitelli, Il santuario di Pescosansonesco, in F. Aceto, L. Franchi Dell’Orto, C.

Vultaggio (a cura di), Dalla valle del Fino alla valle del medio e alto Pescara. Documenti dell’Abruzzo teramano, VI, 1, Teramo, 127-133.

 C. Letta, Un thesaurus nel santuario oracolare? Osservazioni sull’iscrizione vestina di Monte Queglia a Pescosansonesco (Pe), in S. Bruni, T. Caruso, M. Massa (a cura di), Archaeologica Pisana. Scritti per Orlanda Pancrazzi, Pisa, 237-243.

 M.J. Strazzulla, Forme di devozione nei luoghi di culto dell’Abruzzo antico, 2012 (pagg. 267-268).

A.L. Antinori, Annali degli Abruzzi dall’epoca preromana sino all’anno 1777 dell’era volgare, mss. voll. I – XXIV, Biblioteca Provinciale dell’Aquila.

 Lannes G., l'Italia trema, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.

https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/9725/1/Strazzulla-Forme_di_devozione.pdfhttps://www.arcait.it/bibliografia/italici-2007-1810/

https://www.poloserviziculturaliabruzzo.org/basi-dati-disponibili/parco-nazionale-della-majella-bibliografia/

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=abruzzo




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