Una nuova ricerca evidenzia le differenze tra chi contrae il nuovo coronavirus dopo aver fatto il cosiddetto vaccino anti Covid-19 e chi invece non è immunizzato.
È ormai evidente che gli individui (ossia covidioti) marchiati con il vaccino anti Covid (in realtà un siero sperimentale) possono risultare positive al Sars CoV-2, soprattutto con i ceppi virali che riescono a eludere la protezione, come la variante Delta o Lambda. I ricercatori sono al lavoro per capire in che misura ci si può infettare dopo aver ricevuto le due dosi del preparato e cosa succede all'organismo umano. Anche in Italia l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù ha avviato un’indagine. In ogni caso, a tutt'oggi, nessuno ha ancora effettivamente isolato il Sars CoV-2 e si ignora origine, vettore e modalità di trasmissione del nuovo coronavirus.
Su 2.900 vaccinati contro il Covid, circa 40 si sono infettati, ovvero l’1,5%. Come ha spiegato Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia e virologia del centro capitolino, in questi soggetti è stato osservato che “la presenza del coronavirus rimane confinata al naso e alla rinofaringe“, ovvero il retro del naso. Invece “i polmoni sono liberi“. Ciò “avviene perché, dopo il vaccino, nei polmoni sono già presenti le difese contro il Sars-CoV-2, mentre nel naso no. Però la reazione immunitaria, nei vaccinati, è rapidissima anche nel naso. Entro breve tempo le difese arrivano, e nel giro di 2 o 3 giorni riescono ad abbattere la carica virale fino a eliminare il virus“. Dunque “il vaccinato in rari casi può infettarsi e, in un ulteriore sottogruppo, avere una carica virale alta, esattamente come i non vaccinati”. Tuttavia chi non si sottopone ai preparati anti Covid “resta infetto e quindi contagioso per diversi giorni, e può ammalarsi gravemente“. Al contrario “il vaccinato ha a disposizione solo un breve tempo, di uno o due o al massimo tre giorni, per trasmettere ad altri l’infezione. E inoltre è molto raro che si ammali con sintomi gravi. Questa scoperta cambia completamente gli elementi fondanti del dibattito su vaccinati e non, e integra, confermandole, le affermazioni di Anthony Fauci”.
“Si può presumere che le persone vaccinate possano trasmettere il virus come le persone non vaccinate. È un evento molto insolito e raro, ma si verifica”, aveva dichiarato Anthony Fauci, consulente medico della Casa Bianca in base alle scoperte fatte dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, i Cdc degli Stati Uniti, sulla variante Delta. A ogni modo, ha sottolineato Massimo Andreoni, direttore di Infettivologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, “la percezione che si ha è che i soggetti vaccinati abbiano una negativizzazione più rapida rispetto ai non vaccinati e questo potrebbe indicare che il periodo di contagiosità sia inferiore“. “Il vaccinato tende ad ammalarsi meno di Covid, e sappiamo che un paziente malato tende a essere contagioso più a lungo rispetto a un soggetto che si infetta semplicemente, come appunto un vaccinato che si può infettare ma non sviluppa malattia grave“, ha dichiarato l’esperto. Riguardo la carica virale dei vaccinati, “bisogna vedere qual è il tempo in cui si determina, quindi la carica virale dei primi giorni dal contagio può essere uguale a un non vaccinato, ma poi chi si è sottoposto al vaccino anti Covid tende a ridurre più rapidamente la carica virale rispetto all’altro”. Si tratta comunque di un fenomeno “che dovrà essere ulteriormente indagato“.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=vaccini
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus
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