4.8.20

ITALIA: SPECULAZIONE EOLICA IN SALSA TEUTONICA!

fonte: ministero Ambiente
 
di Gianni Lannes

Tabula rasa in Puglia: dai Monti Dauni al Gargano, spianando anche il Tavoliere con giganteschi aerogeneratori per rubare al Sud, pure il vento, con il beneplacito dei politicanti italidioti. Volturino, San Severo e Manfredonia, le località a rischio dove i prenditori tedeschi pretendono di realizzare giganteschi impianti industriali eolici. I progetti sono attualmente parcheggiati al cosiddetto ministero dell'Ambiente, in attesa - come sempre - di sicura approvazione.


Infatti, l'ultima multinazionale straniera beneficiata in ordine temporale dalle autorità tricolori è E.ON non proprio green (dal nucleare agli idrocarburi), una società con sede dal 2016 a Essen, in Germania (fondata nel 2000 a Düsseldorf). È attiva in Europa, in Russia e in Nord America; è presente anche in Brasile e Turchia dove gestisce alcuni affari unitamente ad altri partner. Dopo il 2016, con lo spin-off di Uniper, si concentra solamente sulle energie rinnovabili e sul nucleare, sulle reti di distribuzione e sulle soluzioni per i clienti. Di rinnovabile c'è solo la facciata ritinteggiata di verde

Nel settembre 2019, con la benedizione della commissione europea, è andata in onda la fusione tra Innogy (filiale della tedesca RWE) ed E.ON.
Appunto E.ON è tra i più grandi operatori energetici al mondo a capitale privato. Con oltre 42.000 dipendenti, nel 2017 il Gruppo ha generato vendite per circa 38 miliardi di euro. 
 
Dai dati pubblicati sul portale Gaudì (Gestione anagrafica unica degli impianti e unità) di Terna, al 30 novembre 2018 la potenza eolica installata sul territorio nazionale e pari a 10.094,25 megawatt.

Le condizioni climatiche e morfologiche favorevoli hanno concorso ad attrarre investimenti sulle fonti energetiche rinnovabili soprattutto nelle regioni del sud e nelle isole, tant'è che il 90,70 per cento della potenza eolica installata (pari a 9.156,00 megawatt è concentrata in Puglia (24,80 per cento), Sicilia (18,12 per cento), Campania (14,40 per cento), Basilicata (12,31 per cento), Calabria (10,76 per cento) e Sardegna (10,32 per cento).

Le pressioni generate, soprattutto dalla smisurata concentrazione di impianti eolici di grande taglia, stanno compromettendo zone a spiccata vocazione turistica di elevato valore paesaggistico e naturalistico. Tra queste i monti Dauni, destinatari di un progetto di eccellenza turistica che nel passato ha coinvolto sinergicamente la regione Puglia e il Ministro del turismo con la sottoscrizione di un protocollo d'intesa.

La società wpd Monte Cigliano S.r.l. ha inoltrato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'istanza per l'avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale del progetto denominato «parco eolico Troia Montaratro» per la realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica costituito da 23 aerogeneratori, ciascuno di potenza pari a 5,3 megawatt, per una potenza complessiva di 121,90 megawatt. L'impianto, costituito da torri alte 121 metri) (misurata dal piano campagna al centro del rotore) e aerogeneratori con rotore da 158 metri, è localizzato proprio sui Monti Dauni nei comuni di Troia, Biccari e Lucera con relative opere di connessione nel comune di Troia.

Dagli elaborati progettuali presentati al Ministero emerge che la realizzazione dell'intero progetto produrrà scavi per circa 650.000 metri cubi, colate di cemento per circa 19.000 metri cubi, armature in acciaio per circa 950.000 chilogrammi, viabilità di accesso in misto per 18.000 metri cubi e terreno stabilizzato a calce con oltre 15.000 qli di Ossido o idrossido di calcio, oltre 210.000 metri di cavi elettrici e oltre 88.000 metri di fibra.
Il comune di Troia risulta tra i comuni pugliesi maggiormente interessati dalla concentrazione di impianti eolici, tant'è che la concentrazione espressa in megawatt su chilometro quadrato di territorio (Mw/kmq) è superiore di oltre 10 volte la concentrazione regionale.

Allo stato attuale la normativa nazionale non stabilisce dei limiti sulla concentrazione degli impianti eolici utili alla dichiarazione di un territorio «saturo».

Il Mezzogiorno d'Italia ha bisogno di ben altro: rispetto e preservazione delle proprie risorse naturali, umane e storiche.




 
AMARA LUCANIA!



In Italia ci sono attualmente circa 5.645 impianti eolici per quasi 7.000 aerogeneratori di varie taglie di potenza. Gran parte di questi agglomerati eolici si trovano nel sud Italia infatti, circa il 90 per cento degli impianti si trova nelle regioni del Sud.

Dopo la Puglia, la Basilicata risulta essere una delle regioni del Mezzogiorno d'Italia con il maggior numero di parchi eolici presenti su proprio territorio; infatti, si contano circa 1409 installazioni per complessivi 1242 mega watt.
In moltissime aree della Basilicata si sta assistendo ad una proliferazione incontrollata di impianti eolici che hanno un alto tasso di impatto ambientale e che deturpano il territorio lucano, rendendo la vita impossibile alle popolazioni locali.

Negli ultimi 3 lustri si è assistito ad una vera e propria corsa al vento da parte di molte multinazionali del settore, che hanno presentato diversi progetti per un totale di 178 nuove torri e un incremento di 541 mega watt.
L'aumento previsto porterebbe a raddoppiare nei prossimi anni il fabbisogno di potenza installata per la fonte eolica in Basilicata, arrivando a 1744 mega watt, rispetto ai circa 981 previsti dal piano regionale di indirizzo energetico ambientale.
Nel corso del'anno 2019 la regione Basilicata avrebbe rilasciato nuove autorizzazioni per la realizzazione di altri impianti, per un totale di 332 mega watt di potenza e con circa 74 aerogeneratori, i quali risulterebbero maggiormente impattanti sul territorio.

Un'operazione da parte della direzione investigativa antimafia (Dia) di Caltanissetta, ha consentito di sequestrare due impianti eolici situati a Potenza ed Avigliano di proprietà dell'imprenditore Santo Valenti, ritenuto dagli inquirenti contiguo al clan mafioso del boss Rinzivillo.
L'operazione della Dia riaccende i riflettori su un settore, quello dell'eolico in Basilicata, sul quale aleggiano da tempo sospetti su possibili infiltrazioni criminali provenienti da altre regioni limitrofe.

Nel rapporto annuale sulle Ecomafie la stessa Legambiente ha lanciato l'allarme in merito ad una possibile collusione tra il mondo dell'eolico e la criminalità organizzata proprio in Basilicata.

 
Per la cronaca: il 26 marzo 2019 a San Chirico Nuovo (Potenza) è accaduto un episodio gravissimo ai danni del medico Nicola Straziuso, che aveva in precedenza sollevato dubbi e perplessità circa l'opportunità degli impianti eolici in costruzione vicino all'area archeologica di "Fontana del barone", in contrada Serra a S. Chirico Nuovo. È stata incendiata l'auto di sua proprietà e, se venisse confermata l'esistenza del dolo in seguito alla denuncia contro l'eolico "selvaggio" da parte del dottor Straziuso, allora ci si troverebbe davanti ad un evidente avvertimento di stampo mafioso.
L'associazione "Italia Nostra", che nasce per dare sostanza all'articolo 9 della Costituzione, che recita "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione", promuove tali obiettivi, ossia i beni culturali e ambientali, le città, i parchi, i paesaggi, la qualità del territorio, il risanamento ambientale della Penisola, la promozione di uno sviluppo sostenibile.
l'associazione ha espresso piena solidarietà per quanto avvenuto al dottor Straziuso e stima per il suo impegno nella condivisa battaglia a difesa del territorio della Basilicata dal proliferare incontrollato di torri eoliche. L'associazione ha più volte denunciato politiche di incentivazione dissennate, che stravolgano il mercato e introducano elementi di scarsa trasparenza nel processo di transizione dalla produzione di energia da fonti fossili a rinnovabili;
In Basilicata esistono evidenti distorsioni a favore dell'eolico anche a livello legislativo regionale. "Solo pochi giorni orsono, dichiara il consigliere nazionale di Italia Nostra, ho chiesto pubblicamente che il Consiglio Regionale appena eletto riveda una norma approvata, con mossa proditoria, dal consiglio uscente. Si tratta della Legge Regionale n. 4 del 13 marzo 2019, che prevede il raddoppio del contingente di potenza elettrica da eolico installabile e requisiti per invocare la tutela estremamente vessatori per i proprietari degli immobili limitrofi ai cosiddetti parchi eolici. Se le cose restassero così, sarebbe la fine del Paesaggio Lucano e la svalutazione pesantissima dei terreni e degli immobili dell'intera Basilicata. In Italia sono state realizzate quasi 10.000 torri eoliche per la produzione di un misero 1,5 per cento di tutta l'energia necessaria al sistema Paese. Un grande massacro del territorio, soprattutto quello delle aree interne del Centro Sud, per poche briciole di energia pulita in chiara opposizione al dettato dell'art. 9 della Costituzione".
Occorre un impiego responsabile delle energie rinnovabili e non devastante per il territorio e il paesaggio, come nel caso dell'eolico e spesso anche del solare quando ruba terra all'agricoltura. Per questo è necessaria una revisione degli incentivi alle rinnovabili, perché non diventino fonti di rendita parassitaria e di distorsione del mercato, favorendo extra profitti alla criminalità organizzata che si è infiltrata nel ricco mercato delle energie rinnovabili. È necessario finanziare la ricerca sulle energie e formare sempre maggiori professionalità specifiche.
Il Consiglio regionale, come già evidenziato dal consigliere nazionale di Italia Nostra, ha approvato in regime di prorogatio la legge n. 4 del 2019, raddoppiando le potenze eoliche da 981 a 1.986 MW. Tale legge viola l'articolo 54 dello statuto regionale e pertanto, indirettamente, l'articolo 123 della Costituzione. L'associazione Italia Nostra ha accertato che la consiliatura regionale era venuta a regolare scadenza in data 18 novembre 2018 e che successivamente, in data 24 gennaio 2019, erano intervenute le dimissioni del presidente della Regione in carica, cui ha fatto seguito la convocazione dei comizi elettorali per il giorno 24 marzo. Pertanto, alla data del 19 marzo, il Consiglio regionale della Basilicata operava in regime di prorogatio. L'articolo 54 dello statuto regionale prevede espressamente che in caso di scioglimento del Consiglio regionale le funzioni del Consiglio siano prorogate, sino al completamento delle nuove elezioni, limitatamente agli interventi "dovuti", "costituzionalmente indifferibili", o "necessari e urgenti".
Non si ravvisano alcune di queste condizioni o motivazioni nell'iter di approvazione della legge regionale numero 4 del 2019.

Riferimenti: