di Gianni Lannes
La meglio gioventù italiana bastonata per le sue coraggiose idee. In Italia attualmente solo gli studenti sono gli unici ad opporsi concretamente alla guerra di sterminio condotta dal regime di Israele contro il popolo di Palestina e a chiedere il boicottaggio dei bandi universitari dual use (il risvolto affaristico-militare) con Tel Aviv.
Per questa ragione tanti giovani sono stati picchiati pubblicamente dalle forze dell'ordine su impulso e direttive del governino post fascista della Meloni che seguita a passare armi a Tel Aviv negando la schiacciante evidenza.
Nel Belpaese almeno dal 22 ottobre 2022 (data di insediamento dell'esecutivo meloniano) la mentalità eversiva del controllo attraverso la repressione poliziesca viene a sostituire il rispetto delle opinioni altrui calpestando le garanzie costituzionali.
È abbastanza evidente che le violenze perpetrate dalle forze dell'ordine per impedire lo svolgersi delle pacifiche proteste o anche l'ordinato defluire di cortei spontanei possono generare tensioni e ribellioni giovanili, che comunque non sono sfociate in devastazioni, aggressioni, scontri, assalti al rettorato a commissariati, così come è stato artatamente sostenuto dai governanti pro tempore.
Adesso al di là della propaganda sgovernativa, ovvero delle fake news propinate dall'inquilina di Palazzo Chigi e dai suoi camerateschi sodali, il diritto al dissenso è tutelato dalla Costituzione repubblicana italiana. Chi si riunisce pacificamente non deve chiedere permesso alle autorità, né possono essere sindacate le ragioni che hanno mosso cittadine e cittadini a scendere in piazza e a mobilitarsi in cortei. Tanto più nel corso di riunioni pacifiche e senz'armi l'intervento dell'autorità di "pubblica sicurezza" in via di principio non può essere legittimo.
Le forze di polizia devono essere garanti delle libertà costituzionali e dunque dovrebbero essere dalla parte di chiunque manifesti il proprio pensiero in pubblico, sotto i palazzi della (cattiva) politica o dinanzi ad un Senato accademico. Manifestare è un diritto universale, picchiare no, soprattutto quando si indossa una divisa dello Stato.
A proposito: la storia insegna che la repressione violenta del dissenso critico è una prerogativa ovvero una caratteristica peculiare del fascismo e di qualsiasi regime autoritario o totalitario. Il conformismo, l'obbedienza, la passività e l'indifferenza non sono virtù civiche.
Riferimenti:
Gianni Lannes, Il grande fratello. Strategie del dominio, Draco edizioni, Modena, 2012.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/04/telemeloni-repressione-obbedienza-e.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=israele
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