11.11.23

STRAGE DI BRESCIA: GIORGIA MELONI "LATITANTE"!

 

di Gianni Lannes

Fumo negli occhi: chiacchiere, documenti spariti dai ministeri, propaganda governativa e ancora segreti. La Presidenza del Consiglio dei ministri sotto la reggenza della neofascista Giorgia Meloni non si è costituita parte civile nell'udienza preliminare a carico di Roberto Zorzi e Marco Toffaloni, nata dall'inchiesta quattro sulla strage di piazza della Loggia a Brescia. Quasi mezzo secolo dopo la strage, si torna in aula per cercare nuovi pezzi di verità sull'esplosione di una bomba nascosta in un cestino di rifiuti in piazza della Loggia, a Brescia, che provocò 8 morti e 102 feriti. Davanti alla giudice Francesca Grassani si è aperta l'udienza preliminare nell'ambito dell'indagine quater sulla strage del 28 maggio 1974 che ha visto emergere come possibili esecutori dell'attentato le figure dei neofascisti veronesi Marco Toffaloni e Roberto Zorzi (allevatore di cani negli USA).

Secondo quanto si apprende dalla stampa online, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha affermato che «La Presidenza del Consiglio non ha ricevuto nessun avviso riguardante la fissazione dell'udienza preliminare del processo a carico di Roberto Zorzi e Marco Toffaloni, imputati per la strage di piazza della Loggia Brescia. Incredibile, ovvero non credibile.

La strage di piazza della Loggia a Brescia rappresenta uno degli attentati terroristici più gravi dei cosiddetti anni di piombo e della storia italiana.

Alle 10.12 del 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia fu fatto esplodere un ordigno posto in un contenitore portarifiuti durante una manifestazione indetta da sindacalisti e antifascisti per protestare contro una serie di attentati avvenuti nella zona.

Più di un centinaio i feriti, 8 i morti: Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi, Alberto Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Vittorio Zambarda; lunga e complessa è stata la vicenda giudiziaria, va però ricordato che un processo si è concluso con sentenza definitiva di condanna per i mandanti della strage, Carlo Maria Maggi, responsabile di Ordine Nuovo del Triveneto e per un informatore dei servizi segreti infedele, Maurizio Tramonte.

Un nuovo filone di indagine della Procura di Brescia individua i presunti esecutori materiali della strage in due, allora giovanissimi, neofascisti veneti che avrebbero fisicamente messo l'ordigno nel cestino dei rifiuti, Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, anche loro gravitanti nell'orbita di Ordine Nuovo.

Nel procedimento a carico di Zorzi il Gup di Brescia ha respinto, accogliendo la richiesta della difesa, la costituzione di parte civile da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, poiché l'istanza è stata presentata tardivamente: già a marzo 2023 la Presidenza del Consiglio aveva fatto sapere di non avere ricevuto notizia della fissazione dell'udienza preliminare, dopo che non si era presentata alla prima udienza del procedimento a carico di Toffaloni, minorenne all'epoca dei fatti e per questo imputato davanti al Tribunale dei minori.

Per il giudice la Presidenza del Consiglio non poteva non sapere dell'inizio dell'udienza; in una nota il Sottosegretario Mantovano ha annunciato che chiederà la remissione in termini.

Per la prima volta, nell'ambito di tutti i processi fin qui celebrati, dunque, la Presidenza del Consiglio dei ministri non sarà parte civile per la strage di piazza della Loggia, fatto che non si era mai verificato nei numerosi procedimenti che si sono celebrati negli anni e che sta generando sconcerto e preoccupazione tra i familiari delle vittime e nell'opinione pubblica.

Evidentemente, l'eterodiretto Governino Meloni non ritiene particolarmente grave e irrispettosa nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, nonché nei confronti dei cittadini che da molti anni aspettano che si definiscano le responsabilità e si chiuda una terribile pagina della loro storia, la mancata costituzione di parte civile nel processo sulla strage di piazza della Loggia.


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