"La stessa parola segretezza è ripugnante in una società libera e aperta; e come popolo siamo intrinsecamente e storicamente contrari alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle procedure segrete": John F. Kennedy (27 aprile 1961)
di Gianni Lannes
Lodo Tel Aviv. «Operazione venti»: nome in codice del patto segreto tra intelligence italiana (Sid, poi Sismi, infine Aise) e Mossad stipulato nel 1975. Il capocentro a Beirut, il colonnello Stefano Giovannone (il "Maestro") aveva il compito di raccogliere informazioni per conto del servizio israeliano sui dispositivi militari di Libano, Siria, Iraq e Egitto. Una sorta di contrappeso all’accordo riservato raggiunto tempo prima con l’Olp. Questi documenti, versati di recente all’Archivio centrale dello Stato precisano quello che fu il cosiddetto «lodo Moro»: una linea di politica estera parallela che prevedeva una serie di accordi informali e riservati con i vari attori del teatro mediorientale. Vennero coinvolti Stati come Israele e organizzazioni politiche che incarnavano forme di Stato nascente, come l’Olp, ma anche altre formazioni minori, con l’obiettivo di smilitarizzare lo scontro e ripoliticizzare il conflitto mediorientale. Il premier israeliano Begin, però nel 1980 e nel 1981 non tenne fede ai patti. Inoltre, a Beirut il 2 settembre dell'anno 1980 sparirono nel nulla, ovvero furono assassinati i giornalisti italiani Graziella De Palo e Italo Toni. I due cronisti indipendenti (accreditati presso l'Olp) stavano indagando sul traffico di armi dall'Italia verso il Medioriente.
L’Italia s’impegna ad impedire che i servizi segreti israeliani compiano “omicidi mirati di palestinesi sul suolo italiano”. Il cosiddetto “lodo Moro” vede il coinvolgimento non solo dell’Olp ma anche dello Stato di Israele. Si tratta di un accordo molto complesso. Ideato da un autentico stratega politico e negoziato da qualche “tecnico”. Non a caso l'ex diplomatico Sergio Romano così si è espresso:
«Vi fu probabilmente un accordo, ma negoziato da qualche «tecnico» e composto da silenzi e ammiccamenti più che da clausole precisamente definite. Non è la prima volta comunque che un Paese, per evitare di essere coinvolto in un conflitto o di subirne le conseguenze, fa qualche concessione a uno dei contendenti, se non addirittura, a tutti e due” (“Craxi, Libia e «lodo Moro». Le ragioni dell’Italia”, Corriere della Sera, 15 novembre 2008).
E infatti l’accordo coinvolgeva sia l’Olp che Israele e prevedeva dei favori dell’Italia a tutti e due i contendenti. Il “lodo Moro”, detto in parole più semplici, era un doppia operazione italiana contraddistinta da un accordo di massima approvato in modo separato dalle parti in causa e da due mutevoli sottoaccordi relativamente compartimentati: da un lato con l’Olp e dall’altro con Israele. L’Olp e Israele, come stabiliva l’accordo di massima, non dovevano compiere attentati sanguinari nel territorio italiano. Per il resto, ognuna delle due parti avrebbe ricevuto in cambio qualche specifico favore dall’Italia.
Ecco cosa ha dichiarato Carlo Mastelloni, già Procuratore della Repubblica aggiunto a Venezia che aveva chiesto il rinvio a giudizio dei capi del Mossad per la strage in Italia di Argo 16:
“La politica filoaraba è un atteggiamento che aveva il Potere allora ma noi siamo sempre stati fedeli all’Alleanza Atlantica. Per esempio, quando si trattava di dare armamento a Gheddafi sicuramente l’ambasciata americana dava il suo placet. Anche perché armare significa controllare un paese. Certamente non gli davamo materiale di tecnologia avanzata. Quindi il ragionamento è molto complesso. Tant’è che alla fine di tutto, con Giovannone detenuto, chiuso il verbale lui (Giovannone stesso, ndr) dice: ‘Dottore, io lavoravo per la Cia’”. (Radio Rai, 28 ottobre 2012).
Il colonnello Stefano Giovannone oltre che per il Sismi, aveva lavorato per la Cia. Di conseguenza, ha collaborato anche alla difesa strategica di uno Stato alleato degli Usa come quello israeliano. Quest’ultima vicenda l’ha raccontata, senza timore di smentita, l’ex ammiraglio Fulvio Martini che fu responsabile del Sismi dal 5 maggio 1984 al 26 febbraio 1991:
“La mia amicizia con il Mossad nasce da un episodio particolare, avvenuto nel 1971, ed è proseguita con la missione a Damasco, che ho fatto con il colonnello Giovannone (abbiamo risolto un grosso problema ed Israele era traumatizzato dalla guerra del Kippur). (…) Sono l’uomo che, insieme a Giovannone, nel 1975, fece di persona la ricognizione di tutta la retrovia siriana per il nuovo schieramento radar fornito dai sovietici. E questa non era cosa da poco”. (Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo; seduta di mercoledì 6 ottobre 1999; Presidenza del Presidente Pellegrino, indi del Vice Presidente Manca).
Nel 1975, partecipando alla missione di Damasco e dando un aiuto di portata strategica al Mossad, Giovannone non tradì la “politica filoaraba” dell’Italia. Lui rispettava i protocolli e gli indirizzi stabiliti dai governanti italiani e avallati dagli Usa. Era uno specchio delle ambiguità, del cinismo affaristico e delle trasformazioni politiche dell’Italia e degli Usa. Favoriva triangolazioni commerciali di armi destinate ai palestinesi, spianava la strada alla conquista italiana di fette del mercato bellico mediorientale, puntava a far mantenere buoni rapporti economici dell’Italia con i paesi arabi produttori di petrolio ma in pari tempo svolgeva delle attività a favore diretto o indiretto del Mossad.
La storia però non finisce qui. Giovannone morì il 17 luglio del 1985, mentre da qualche settimana si trovava agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Roma. L’ex spia cessò di vivere nel periodo peggiore di tutta la propria esistenza, tant’è vero che a ricordarlo in modo benevolo, addirittura nei manuali, rimase solo ed esclusivamente un servizio segreto dal nome di per sé significativo: il Mossad. A farlo sapere pubblicamente, in particolare tramite il libro di memorie intitolato “Nome in codice: Ulisse” (Rizzoli, 1999), fu l' ammiraglio Martini, l’unico ex agente dei servizi segreti militari italiani che cercò di far capire chi era davvero il “Lawrence d’Arabia italiano”.
Riferimenti:
Gianni Lannes, Ustica e Bologna. Due stragi senza verità, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=de+palo
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2023/11/stragi-di-ustica-e-bologna-giorgia.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=israele
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=argo+16
https://www.parlamento.it/service/PDF/PDFServer/DF/16546.pdf
http://leg13.camera.it/_dati/leg13/lavori/bollet/199910/1006/pdf/26.pdf
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