4.11.23

GIOVENTU' A PERDERE?

 

foto Gilan

di Gianni Lannes

Gioventù a perdere? La vita è bella, ma non è scontata. In Italia, come conferma un primo studio condotto dall'istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (CNR-IFC), almeno 54.000 adolescenti italiani si possono definire hikikomori: una condizione e un fenomeno che prende spunto da un termine giapponese e che può tradursi con "ritirati sociali"; si tratta della tendenza, nei giovani o giovanissimi, di smettere di uscire di casa, di frequentare scuola e amici, per chiudersi nelle proprie stanze e limitare al minimo i rapporti con l'esterno, mantenendo i contatti prevalentemente attraverso internet.

Il fenomeno è anche oggetto di uno studio promosso dal "gruppo Abele" in collaborazione con l'università della Strada, volto a definire una prima stima quantitativa attendibile, il report integrale è disponibile sul sito web della onlus. La ricerca ha preso le mosse dallo studio ESPAD Italia (European school survey project on alcohol and other drugs), condotto annualmente dal CNR-IFC rispetto al consumo di sostanze psicoattive coinvolgendo un campione di oltre 12.000 studenti rappresentativo della popolazione studentesca italiana fra i 15 e i 19 anni.

I ragazzi sono stati intervistati attraverso un apposito set di domande volte a intercettare sia i comportamenti che le loro cause percepite e i risultati si basano sull'autovalutazione dei partecipanti; il 2,1 per cento del campione attribuisce a sé stesso la definizione di hikikomori; pertanto, proiettando il dato sulla popolazione studentesca 15-19enne a livello nazionale, si può stimare che circa 54.000 studenti italiani di scuola superiore si identifichino in una situazione di "ritiro sociale".

Il dato sembra trovare conferma anche dalle risposte sui periodi di ritiro effettivo: il 18,7 per cento degli intervistati afferma, infatti, di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l'8,2 per cento non è uscito per un tempo da uno a 6 mesi e oltre; in quest'area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi). Le proiezioni parlano di circa l'1,7 per cento degli studenti totali (44.000 ragazzi a livello nazionale) che si possono definire hikikomori, mentre il 2,6 per cento (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo.

L'età che si rivela maggiormente a rischio per la scelta di ritiro è quella che va dai 15 ai 17 anni, con un'incubazione delle cause del comportamento di autoreclusione già nel periodo della scuola media; le differenze di genere si rivelano nella percezione del ritiro (i maschi sono la maggioranza fra i ritirati effettivi, ma le femmine si attribuiscono più facilmente la definizione di hikikomori) così come nell'utilizzo del tempo, con le ragazze più propense al sonno, alla lettura e alla televisione, mentre i ragazzi al gaming on line; fra le cause dell'isolamento assume un peso determinante il senso di inadeguatezza rispetto ai compagni.

Sebbene il fenomeno non registri la stessa portata di Paesi come il Giappone, dove esso nasce e trova ragioni e radici culturali profonde, anche in Italia sembra assumere forme ben definite. Anche nel nostro Paese, infatti, i giovani che sperimentano una forte ansia sociale faticano a relazionarsi con i coetanei e ad adattarsi alla società. Sono spesso ragazzi molto intelligenti, con un elevato quoziente intellettivo, ma di carattere molto introverso e introspettivo, sensibili e inibiti socialmente, convinti di stare meglio da soli, lontani da tutti. Tale condizione, oltre ad aumentare il rischio dello sviluppo di uno stato depressivo, ha impatto negativo su alimentazione e attività fisica, totalmente trascurate, così come sulla cura della propria persona. Generalmente, gli hikikomori vivono di notte e dormono di giorno, invertendo completamente il ritmo sonno-veglia. Ciò determina lo sviluppo di una tendenza autodistruttiva:autolesionismo e abuso di sostanze sono infatti pratiche diffuse.

Per gli hikikomori si registra un'altissima probabilità di abbandono e dispersione scolastica: l'ambiente scolastico, infatti, viene vissuto come con particolare sofferenza e, non a caso, la maggior parte di loro inizia l'isolamento proprio durante gli anni delle scuole medie e delle superiori.

Di frequente, il malessere provocato dall'ambiente scolastico non è dato solamente dal rapporto con i coetanei, ma anche da quello con gli insegnanti: se il ragazzo non si sente tutelato dall'insegnante, ma, al contrario, percepisce da parte di quest'ultimo disinteresse, superficialità o, addirittura, complicità con i suoi detrattori, allora la sua sfiducia nei confronti delle persone, delle relazioni e, di conseguenza, della società diventa tale da provocare in lui una grave perdita di motivazione nell'intraprendere qualsiasi carriera scolastica, lavorativa e sociale.

Anche in Italia la falsa epidemia covidiota ha messo a dura prova la socialità di bambini e ragazzi, la loro possibilità di incontrarsi con gli amici e fare le esperienze formative per quell'età, contribuendo al peggioramento della loro condizione psicologica.

Riferimenti:

https://www.epid.ifc.cnr.it/wp-content/uploads/2023/03/Report_Hikikomori_rev-Aggiornamento16.01.pdf

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=giovani

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