4.2.17

I NOSTRI MARI

foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes

Che sensazione si prova a tenere nel palmo della mano dei ciottoli raccolti in riva al mare? Da ragazzino trascorrevo il tempo tra albe e tramonti senza mai riposare. Correvo a perdifiato dove danza ancora la marina e andavo sott'acqua senza respirare. A quel tempo, nel Gargano si beveva acqua dalle sorgenti cristalline che sgorgavano nell’Adriatico. 

La radice greca della parola nostalgia è algos, ossia dolore di essere fuori, lontano. Come nella lingua ellenica mare si può dire in almeno quattro modi diversi con altrettante sfumature, così nella nostra percezione ci sono tanti mari. Ce n’è uno che è già scritto dentro di noi (un archetipo), poi quello che ci trasmette la società, quello che sogniamo o desideriamo, e infine, quello dolce che incontriamo immergendoci nell’acqua salata.

Quando ho iniziato a scrivere nel vento ho sempre cercato l’avverarsi dell’incontro di un mare con l’altro, per ritrovare ciò che è già in noi o abbiamo sognato nella realtà.

Anche il Mediterraneo come i miei pensieri, non si ferma alle sponde, i suoi confini sono decisamente più estesi.

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