6.3.24

L'ULTIMO STATISTA ITALIANO

 

Bettino Craxi e Yasser Arafat


Craxi, Arafat e Berlinguer
 

di Gianni Lannes

Un combattente nato, un gigante della politica, l'ultimo statista italiano, un esule e non un latitante infatti non si è mai nascosto poiché notoriamente viveva ad Hammamet, tanto troppo ingombrante per l'Italietta priva di sovranità, indipendenza e dignità a proposito dell'eterodiretta stagione di "mani pulite" telecomandata da Washington. Craxi nel 1985 rese concretamente sovrana l'Italia durante la crisi di Sigonella e in seguito minacciò di chiudere tutte le basi Usa nel Belpaese (Somalia docet). Il segno dei tempi, da quando Craxi parlava nel 1985 alla Camera dei deputati della legittimità della lotta armata palestinese, alla bandiera con la Stella di Davide proiettata su Palazzo Chigi dalla neofascista Giorgia Meloni. Craxi fu l'unico uomo politico che nel 1978 tentò concretamente di salvare la vita ad Aldo Moro.



 

C’è stato un tempo in cui si provava a distinguere gli oppressi dagli oppressori. Correva l’anno 1985, era il 6 novembre, quando il presidente del Consiglio in carica, il socialista Bettino Craxi, dopo la famigerata ‘crisi di Sigonella’, parlò alla Camera dei Deputati dei rapporti dell’Italia con i paesi arabi e della questione palestinese. Le parole di Craxi oggi suonerebbero come quelle di un alieno:

“Ebbene se la questione nazionale palestinese esiste, anche l’azione dell’Olp deve essere valutata con un certo metro, che è il metro della storia. Vedete, io contesto all’Olp l’uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che lotta armata e terrorismo non risolveranno il problema della questione palestinese. L’esame del contesto mostra che lotta armata e terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno il problema palestinese. Non contesto però la legittimità del ricorso alla lotta armata che è cosa diversa”.

In un passaggio Craxi fa un parallelo con “il padre della patria”, Giuseppe Mazzini, ricordando come la lotta armata sia stata utilizzata anche dai patrioti italiani che volevano liberare il paese dall’occupazione straniera:

“Quando Giuseppe Mazzini, nella sua solitudine, nel suo esilio, si macerava nell’ideale dell’unità ed era nella disperazione per come affrontare il potere, lui, un uomo così nobile, così religioso, così idealista, concepiva e disegnava e progettava gli assassinii politici. Questa è la verità della storia; e contestare a un movimento che voglia liberare il proprio Paese da un’occupazione straniera la legittimità del ricorso alle armi significa andare contro le leggi della storia. Si contesta quello che non è contestato dalla Carta dei principi dell’Onu: che un movimento nazionale che difenda una causa nazionale possa ricorrere alla lotta armata”.

Il solo parlare di “occupazione straniera” riferendosi ai territori occupati, oggi costerebbe la carriera politica ai rappresentanti tricolore e una crisi diplomatica con Israele. 

 


 

È l’ottobre del 1985: Craxi è il presidente del Consiglio. Craxi telefona a Sigonella e ordina che l’aereo venga protetto con le armi.

Venerdì 11 ottobre 1985: Base di Sigonella, ore 00.05. Quando il 737 atterra, scortato dai caccia USA, c’è una novità: volando in formazione, i Tomcat hanno coperto la traccia radar di un Lockheed C-141 Starlifter con a bordo 60 Navy SEAL e un North American T-39 Sabreliner, con a bordo il generale Steiner, capo degli incursori americani. Atterrano senza autorizzazione. Dalla torre di controllo il generale Ercolano Annichiarico li vede e manda due blindati davanti e dietro il 737, affinché lo guidino nella zona della base a giurisdizione italiana. Il piano degli americani crolla. I VAM e i carabinieri si dispongono in cerchio attorno al 737, armi in pugno. Dal C-141 escono i SEALs che invadono la nostra parte di base, circondano i carabinieri e gli puntano i fucili contro. Il generale Annichiarico vede la scena e chiama i rinforzi. Arrivano due battaglioni di carabinieri che circondano gli americani. Le implicazioni di qualsiasi azione sarebbero impensabili. Il solo modo che avrebbero i Delta di prendere gli ostaggi è di sparare ai VAM e ai carabinieri davanti a loro, che risponderebbero al fuoco come i carabinieri dietro di loro. Il risultato sarebbe lo sterminio dei Delta, con conseguente spostamento dell’asse politico e strategico mondiale. L’Italia passerebbe giocoforza dalla parte dei dirottatori e annullerebbe ogni accordo con gli statunitensi che da noi hanno basi militari (tra cui Aviano e Ghedi, imbottite di bombe nucleari B61). Senza l’Italia, gli USA perderebbero il Mediterraneo e la possibilità di avere un fronte contro la Russia. Insomma: se sparano, cambia il mondo.

Reagan, a Washington, è furibondo. Telefona a Bettino Craxi, e chiede a Ledeen di fare da interprete. Domanda che dirottatori e mediatori vengano messi in galera. Craxi chiede invece di incarcerare i dirottatori, ma di tenere i mediatori sotto sorveglianza. Reagan acconsente, ma Ledeen sceglie di scavalcare il presidente degli Stati Uniti e tradurre le sue parole in modo sbagliato: vuole tutti in galera. Craxi, di Ledeen, non ha mai avuto stima. Dice al suo collaboratore che se Ledeen si può permettere di distorcere le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti, c’è per forza qualcosa che non va, così decide di disobbedire. Quando gli incursori americani si ritirano, i dirottatori vengono presi dai carabinieri, mentre Abbas rimane sull’aereo e domanda di ripartire. Non va bene. Mubarak, in Egitto, blocca l’Achille Lauro e trattiene tutti i passeggeri, dicendo che non usciranno dal porto finché Abbas non sarà decollato da Sigonella. Non è l’unico problema: gli americani si sono ritirati, ma non mollano l’osso e vogliono impedire che il 737 si alzi in volo. Craxi manda a Sigonella Badini, il suo uomo più fidato, e il capo del SISMI.

Sigonella, ore 16.30. Da Roma, Craxi dà ordine di far decollare il 737 e di farlo atterrare a Ciampino. Appena in volo, dalla USS Saratoga decollano due F-14 per dirottare il 737 su basi più sicure, ma scoprono che oltre al 737 ci sono quattro F-104 Starfighter della nostra aeronautica militare. I piloti si insultano e minacciano via radio, ma nessuno fa nulla. Abu Abbas e il suo amico atterrano incolumi all’aeroporto di Ciampino venerdì 11 ottobre, alle 23.10. Dagli USA parte una richiesta di arresto ed estradizione, ma Roma la nega. Bisogna trovare un modo per far uscire Abu Abbas dall’Italia, perché Spadolini è filoamericano e la CIA, alla fine, potrebbe averla vinta. Si può solo batterla sul tempo. Alle 18.30 il 737 decolla di nuovo e atterra a Fiumicino, dove Abbas viene travestito e sistemato su un aereo di linea yugoslavo, che decolla subito per Belgrado. Quando Rabb va da Andreotti per assicurarsi che Abbas non esca dall’aeroporto di Roma, Andreotti sorride e allarga le mani.

Gli americani si arrabbiano molto. Ledeen propone di ritirare l’ambasciatore USA dall’Italia. Poi, a bocce ferme, Reagan scrive una lettera personale a Craxi, in cui lo chiama per nome e gli chiede di fare pace: “A dispetto delle divergenze, l’amicizia tra i nostri Paesi e l’impegno comune nella lotta al terrorismo non sono in discussione”. Abu Abbas viene catturato nell’aprile del 2003 da un’incursione dei SEALs in Iraq. Viveva da esule in una villa di Baghdad, protetto da Saddam Hussein. Muore il 9 marzo 2004 in carcere, ufficialmente per un attacco cardiaco.

Bettino Craxi, invece, trasformato in capro espiatorio ha pagato per tutti un prezzo intollerabile che gli è costato la vita prematuramente.


Un profeta o un perseguitato? Indubbiamente un grande politico, anzi un gigante, un vero statista. L'ultimo leader socialista italiano, morto in esilio in Tunisia, fu travolto dal ciclone giudiziario della Procura di Milano (eterodiretta dal Federal Bureau Investigation), teso ad annientare gli uomini della prima ed unica Repubblica italiana. Craxi previde con grande lucidità le catastrofi dell'Europa di Maastricht e difese strenuamente la sovranità italiana, in particolare nelle lunga notte di Sigonella, contro Reagan. Craxi in tempi insospettabili prese a calci nel sedere Beppe Grillo, cooptato dallo zio Sam con i 5 stelle calati dall'alto, o meglio dall'estero, dopo l'incontro segreto con l'ambasciatore USA nel 2008. E nel 1990 non accettò la reiterata offerta di Cuccia. Così fu politicamente eliminato su decisione anglo-americana. Le sue ultime parole hanno un tono profetico: Non credo che questo nostro paese costruirà il futuro che si merita.


Riferimenti:

https://www.youtube.com/watch?v=cM5In39ny8k

https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/bettino-craxi/IT-AFS-020-003665/organizzazione-liberazione-della-palestina#lg=1&slide=35

https://www.youtube.com/watch?v=Y3ra4S1HVHs&t=2s

https://www.youtube.com/watch?v=VTJV5hZdawg

https://m.facebook.com/lantidiplomatico/videos/craxi-e-lolp-la-lotta-armata-dei-palestinesi-%C3%A8-legittima/2937494536509628/

https://www.youtube.com/watch?v=-fqjE6OooMQ

https://www.youtube.com/watch?v=P54iBKPDk7A

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=CRAXI

https://www.pellegrinieditore.it/israele-olocausto-finale/ 

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