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di Gianni Lannes
Progresso o regresso nello Stivale? Dopo l'annunciato ponte mafioso sullo Stretto, l'Italia invece di evolvere torna sempre più indietro? Ecco altri fatti. Il 16 aprile 2023 a Sapporo, Giappone, i Ministri dell'ambiente e dell'energia delle sette potenze più industrializzate, si sono accordati, in concomitanza con la chiusura da parte della Germania dei suoi ultimi tre impianti, per massimizzare l'utilizzo delle centrali esistenti ed accelerare la diffusione di tecnologie nucleari avanzate, compresi i piccoli reattori modulari (Smr), al fine di «fornire energia a basse emissioni di carbonio a prezzi accessibili» ed estromettere la Russia dal mercato internazionale dell'energia nucleare. Nonostante il nostro Paese si sia espresso per il rifiuto del pericoloso nucleare in ben due referendum, 1987 e 2011, la posizione dell'attuale Governo italiano è stata quella di una riconsiderazione nazionale. Non è dato però conoscere gli eventuali motivi scientifici e tecnologici. Comunque, il vice presidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, tale Salvini Matteo ha affermato che l'investimento sul nucleare è addirittura un “dovere sociale, economico e ambientale”, proprio in riferimento alla proposta del Governo francese di elaborare un'alleanza europea in materia di energia atomica. In ogni caso l'esecutivo targato Meloni, alla prova dei fatti, è latitante sulla trasparenza.
Il 27 febbraio 2023 la ministra francese per la transizione energetica ha annunciato l'intenzione di creare un'alleanza europea sul nucleare e “lanciare un segnale forte nei vari negoziati UE”, individuando in tale fonte di energia uno strumento fondamentale, insieme alle rinnovabili, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione sanciti a livello europeo a partire dal green deal; l'iniziativa era stata già preannunciata nei mesi precedenti, con l'intenzione di avviare l'elaborazione della strategia di implementazione a margine della riunione dei Ministri dell'energia del 27 e 28 febbraio 2023.
Come noto, in Italia i rifiuti radioattivi derivanti dall'attività delle centrali o dal loro decommissioning sono gestiti in modo frammentato – in parte dislocati sul territorio nazionale in siti temporanei e in parte collocati all'estero – e vincolati all'annosa questione dell'individuazione del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale di stoccaggio, per il quale a tutt'oggi non sono pervenute manifestazioni d'interesse da parte delle regioni e degli enti locali il cui territorio ricade nelle aree ritenute idonee ad ospitarlo.
Un ritorno al nucleare del Belpaese presuppone il dover affrontare questioni legate alle tempistiche necessarie all'individuazione dei siti dove collocare i nuovi impianti e alla costruzione dei medesimi (non meno di 15-20 anni), senza considerare i costi che, nel peggiore scenario ma tutt'altro che irrealistico, potrebbero arrivare a sfiorare i 20 miliardi per singolo reattore, più della metà di una manovra finanziaria solo per questa tecnologia. Anche laddove si optasse per i reattori Smr, ancora lontani dall'essere disponibili su scala commerciale, occorrerebbe valutare, laddove distribuiti sul territorio, la molteplicità di iter autorizzativi e i necessari presidi di sicurezza che, di fatto, ne vanificherebbero gli eventuali vantaggi in termini di economicità, anche sotto il profilo della gestione dei rifiuti (problema ancora irrisolto).
Il dibattito intorno alla necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, scatenato dal conflitto russo-ucraino e dal conseguente forte rialzo dei prezzi del gas, ha riportato l'attenzione anche sul tema dell'energia nucleare. Il tema dell'energia nucleare è di recente tornato d'attualità anche in seguito a quanto proposto dalla Commissione europea, di inserire tale forma di produzione di energia nella tassonomia degli investimenti sostenibili, di cui al regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, relativo all'istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088.
A maggio 2023 l'Aula della Camera dei deputati ha approvato la mozione di maggioranza che impegna il Governo, tra l'altro, a valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare, quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia, al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell'Italia. Inoltre, la mozione impegna il Governo a “valutare in quali territori al di fuori dell'Italia la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale di energia decarbonizzata e a valutare l'opportunità di promuovere e favorire lo sviluppo di accordi e partnership internazionali tra le società nazionali e/o partecipate pubbliche e le società che gestiscono la produzione nucleare al fine di poter soddisfare il suddetto fabbisogno nazionale”.
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica (Pichetto Fratin) ha annunciato ad inizio settembre la convocazione per il 21 settembre 2023 di istituzioni ed imprese per la prima riunione della “piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”; essa costituirà il soggetto di raccordo e coordinamento tra tutti i diversi attori nazionali che a vario titolo si occupano di energia nucleare, sicurezza e radioprotezione, rifiuti radioattivi, sotto tutti i profili.
Nel programma elettorale del centrodestra, fra i punti centrali relativi alla sfida dell'autosufficienza energetica, vi era l'annunciato “ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”.
La paventata realizzazione di nuove centrali nucleari con tecnologia a fissione non veniva, tuttavia, dettagliata nel programma, lasciando senza risposta diversi ordini di problemi, tra cui: la tempistica per la realizzazione delle nuove centrali; le risorse necessarie per un investimento pubblico di ingenti proporzioni; i costi ambientali sottostanti alla produzione di energia da centrali nucleari a fissione legati allo smaltimento delle scorie; i costi di produzione dell'energia nucleare, che non sarebbero di molto inferiori rispetto ad altre fonti di produzione energetica. La proposta di reintrodurre in Italia le centrali nucleari con tecnologia a fissione, oltre a contraddire l'esito del referendum del 1987 nel quale la maggioranza della popolazione italiana si era espressa contro l'utilizzo dell'energia nucleare, appariva, inoltre, in netto contrasto con i più recenti indirizzi europei di politica energetica, che prevedono il massimo sforzo degli Stati membri nello sviluppo delle fonti rinnovabili e uno scenario elettrico nel 2050 a zero emissioni.
Di recente, a più riprese, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Salvini) ha dichiarato l'intenzione del Governo di puntare sul nucleare. Sulla tematica della produzione di energia nucleare tramite centrali nucleari con tecnologia a fissione sta emergendo nel Paese una forte preoccupazione in considerazione della pericolosità delle installazioni con reattori di seconda e terza generazione e dell'indisponibilità dei reattori con tecnologia di quarta generazione, ad oggi ancora allo stato di prototipo, esperimento e dimostrazione e, quindi, non diffusi su scala commerciale.
A proposito: dove saranno collocate le nuove centrali nucleari con tecnologia a fissione e se, oltre alla Regione Piemonte, come sostenuto dal presidente Alberto Cirio, vi siano altre Regioni candidate ad ospitarle? Sono stati valutati i costi ambientali sottostanti alla produzione di energia dalle nuove centrali nucleari a fissione legati allo smaltimento delle scorie e dove si intenda collocare territorialmente e in sicurezza i rifiuti radioattivi, tenuto conto che ad oltre 35 anni dalla chiusura delle centrali nucleari non è stato ancora individuato il deposito nazionale per la gestione delle vecchie scorie radioattive? Si intende predisporre un piano nazionale per l'installazione delle nuove centrali nucleari e sottoporlo al giudizio dei cittadini tramite un referendum consultivo popolare oppure no, per realizzare tutto di nascosto e come sempre segretamente?
Nel marzo 2022 la Sogin ha trasmesso al Ministero della transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai); l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione ha richiesto a Sogin alcune integrazioni documentali, inviate a giugno 2022; l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione avrebbe dovuto formulare il parere tecnico di competenza entro agosto 2022, ma non risulta che ciò sia avvenuto; la proposta è rimasta intanto «secretata».
Proprio a causa delle criticità nell'operato di Sogin, il decreto-legge 21 giugno 2022, numero 73, ne ha disposto il commissariamento per la «necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale»; con il commissariamento non s'è vista traccia di rinnovamento; sono stati confermati tutti i direttori, addirittura designando come coordinatore del gruppo di lavoro per l'accelerazione del decommissioning il dirigente che al momento del commissariamento era l'amministratore delegato di Sogin; né la commissaria ha chiarito la vicenda del licenziamento a febbraio 2022 di 4 dirigenti, tra cui proprio il responsabile della redazione della Carta nazionale delle aree idonee che aveva guidato il Seminario nazionale, compromettendo la fiducia delle popolazioni interessate; da poco è stata pubblicata l'ordinanza del giudice del lavoro a conclusione del primo dei 4 ricorsi, con la condanna di Sogin al risarcimento di circa 700 mila euro; il dirigente che ha coordinato la procedura di licenziamento è oggi uno dei più stretti collaboratori della commissaria.
Nulla è stato fatto per sbloccare il progetto per mettere in sicurezza i rifiuti liquidi radioattivi dell'Eurex a Saluggia, fermo dal commissariamento, visto che il consorzio Cemex 2023, cui era stato improvvidamente affidato nel 2021 il progetto, in 3 anni ha svolto poco più dell'1 per cento dei lavori, che andavano completati in 4 anni; è al momento in corso una disputa sugli oltre 30 milioni di euro di anticipo già incassati da Cemex.
Nel deposito Avogadro a Saluggia ci sono ancora 13 tonnellate di combustibile radioattivo che dovrebbero essere trasferite in Francia per essere trattate; tuttavia, scrive l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, non si hanno elementi in merito a una ripresa delle spedizioni a completamento dall'accordo intergovernativo con la Francia per tale trasferimento, a causa dei tempi ancora incerti di realizzazione del deposito nazionale.
Il dottor Stefano Laporta dal 15 luglio 2017 è presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nonché del Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa), nonché presidente della Consulta degli esperti dell'ispettorato per la sicurezza nucleare. L'Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) è oggi l'Autorità nazionale competente in materia. È stato istituto in ossequio alle direttive europee 2009/71/Euratom, 2011/70/Euratom, già modificate dalla direttiva 2014/87/Euratom, in base alle quali dette funzioni devono essere affidate a un'autorità indipendente. Il ruolo di presidente della Consulta degli esperti dell'Ispettorato per la sicurezza nucleare ricoperto dal dottor Laporta era evidentemente motivato dal trasferimento di competenze dell'Ispra al costituendo Isin con riferimento alle funzioni di regolamentazione in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione. Dopo una prima fase transitoria avviata il 1° agosto del 2018, l'Isin è divenuto operativo e svolge le proprie funzioni in piena autonomia dal 1° gennaio 2019. Da tale data è infatti subentrato pienamente nei compiti e nelle funzioni attribuite al Cnen, all'Enea-Disp, all'Ispra e all'Agenzia per la sicurezza nucleare e previsti da tutte le altre disposizioni normative di settore vigenti in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione ex decreto legislativo numero 45 del 2014. Inoltre, è vigente un accordo quadro di collaborazione tra Isin e il Snpa, di cui il dottor Laporta ricopre l'incarico di presidente.
Dall'ultimo inventario dei rifiuti radioattivi detenuti in Italia, elaborato dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) si evince che, nel 2021 il volume totale dei rifiuti radioattivi è di 31.812,5 metri cubi, detenuti in 19 siti temporanei sparsi per tutto il Paese e in parte in corso di processamento all'estero. Questa situazione impatta sulle procedure di decommissioning finale delle centrali nucleari, ferme dal 1987, che attendono la creazione del Deposito unico nazionale cui conferire le proprie scorie radioattive.
Come previsto dal decreto legislativo numero 31 del 2010, a gennaio 2021 è stata pubblicata e aperta alla consultazione pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI). Ad essa è allegato il progetto preliminare del Deposito nazionale e parco tecnologico (DNPT); il 14 gennaio 2022, si è chiusa la consultazione pubblica. Il 15 marzo 2022, SOGIN ha trasmesso, per approvazione, al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (CNAI) nella quale sono state selezionate 58 aree in tutta Italia.
Il Ministro pro tempore Cingolani, nell'aprile 2022, rispondendo alle richieste parlamentari, fissava come percorribile l'ipotesi di entrata in esercizio del deposito nel 2029, con individuazione del sito nel mese di dicembre 2023. Successivamente, a valle di interlocuzioni tecniche tra la SOGIN e ISIN, il parere tecnico di quest'ultimo, solo parzialmente favorevole, è stato ricevuto l'11 novembre 2022. Il 30 dicembre 2022 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha richiesto a SOGIN di effettuare le integrazioni richieste dall'ISIN, e quindi trasmettere nel più breve tempo possibile una proposta di CNAI, al fine di consentire il decreto interministeriale di approvazione della CNAI verosimilmente entro il 2023. Il Ministero al ramo ha dichiarato che l'emissione del provvedimento di autorizzazione unica del DNPT potrebbe avvenire nel 2026 e la sua messa in esercizio nel 2030 con un possibile ulteriore slittamento fino a 12 mesi delle diverse fasi qualora non si raggiunga una intesa con le regioni.
In Europa, buona parte degli Stati si è dotata di un'infrastruttura specifica per la messa in sicurezza delle scorie nucleari, nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza radiologica e salvaguardia ambientale, oltre che di sicurezza pubblica. La normativa europea prescrive agli Stati membri di trovare soluzioni definitive per la gestione dei rifiuti radioattivi entro il 2025. il nostro Paese è sotto procedura d'infrazione (n. 2018/2021) con la conseguente costituzione di messa in mora ex articolo 258 TFUE. L'Italia è stata deferita alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata trasmissione del programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, nonché per il mancato recepimento della direttiva Euratom 59/2013.
Il Presidente del Consiglio Meloni Giorgia quali iniziative intenda adottare, nel quadro degli obblighi dettati dall'Unione europea, per assicurare il rispetto delle tempistiche per l'individuazione del Deposito unico nazionale entro dicembre 2023, e per l'avvio della realizzazione del Deposito nazionale entro il 2025, garantendo contestualmente la completa bonifica e il ripristino ambientale di tutti i siti “temporanei”?
Giorgia Meloni (inquilina provvisoria di Palazzo Chigi) non risponde agli atti parlamentari neanche dei suoi sodali di partito, come Alfredo Antoniozzi e Girolamo Cangiano, che il 12 gennaio 2023, con l'interpellanza numero 2/00046 l'hanno chiamata motivatamente ma invano in causa:
«I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che: Sogin SpA, partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, opera in base agli indirizzi strategici del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, svolge un ruolo essenziale per la tutela della salute e dell'ambiente, in quanto ad essa è affidato il decommissioning dei siti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del Deposito Nazionale; negli ultimi tre anni Sogin SpA, sotto la gestione del consiglio di amministrazione di un dirigente interno nominato nel ruolo di amministratore delegato, ingegner Fontani, presidente ingegner Perri, ha registrato nelle sue attività ritardi, aumenti dei costi e ombre nella gestione di alcuni contratti, come risulta da inchieste giornalistiche, interrogazioni parlamentari, esposti Codacons e inchieste giudiziarie in corso; per tali motivi si è ritenuto opportuno ricorrere al commissariamento degli stessi vertici aziendali, rimuovendoli dal loro incarico come da articolo 34 del decreto-legge n. 73 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 143 del 21 giugno 2022; l'organo commissariale è stato nominato in data 19 luglio 2022 dal precedente Governo ed è composto da tre componenti: la dottoressa F. Spena e due vice: dottor G. Maresca e professoressa A. Bracco; risulta che i commissari non abbiano adottato alcuna misura che faccia intravedere miglioramenti nella funzionalità aziendale, continuando nel solco tracciato dal fallimentare precedente vertice, affidando le attività di gestione tecnica allo stesso ex amministratore delegato ingegner Fontani, e al suo ristretto staff di dirigenti fidelizzati, creando forti demotivazioni e seri dubbi tra i lavoratori, sulla volontà di creare una vera discontinuità rispetto al passato; dall'operato dei commissari risulterebbe che non vi sia stato alcun passo avanti nel piano di accelerazione dei lavori e quanto scritto e comunicato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica sia qualcosa di irrealizzabile, e che a capo dell'elaborazione del piano sia stato posto lo stesso Fontani, ovvero la figura commissariata a capo di ciò per cui è stata imposta la gestione commissariale, figura della quale è stata sancita l'inidoneità gestionale; risulta che siano state avviate una serie di modifiche organizzative con posizionamento in funzioni strategiche di persone vicine all'ex amministratore delegato e al gruppo di dirigenti a lui fedele, rendendo legittimo il pensiero che si sia in prossimità di una ristrutturazione finalizzata a rafforzare il gruppo di persone di fatto commissariato; altra questione spinosa è il progetto «Cemex», l'impianto per il condizionamento delle scorie liquide di Saluggia, oggetto di ritardi, costi e perplessità di gestione, come si apprende da «Eurocomunicazione», articolo del 19 dicembre 2022 dal quale si evince che la commissaria abbia reso comunicazione pubblica di volontà di riduzione del contratto col Consorzio stabile Cemex 2023, con a capo il consorzio Teorema, prima di averlo effettuato, consentendo al consorzio, appresa la notizia, di eseguire per primo la risoluzione in danno, causando, a prescindere dalle ragioni delle parti, danni economici e problemi legali per almeno 5-7 anni con probabilità dubbie di recupero di oltre 30 milioni di euro di anticipazioni fatte dalla Sogin –: se non si ritenga opportuno, da parte del Governo, prendere atto che la scelta fatta dai commissari di nominare l'ex amministratore delegato Fontani a capo del piano di accelerazione dei lavori sia stata inopportuna e delegittimante la stessa decisione di commissariamento; se non si debba prendere atto che la risoluzione del contratto Cemex dovesse essere presa già a gennaio 2022 dall'ex amministratore delegato Fontani che in quel momento rivestiva anche la carica di direttore legale, visti i ritardi già all'epoca conclamati nella esecuzione del progetto, o comunque dal suo successore, dottor Cerciello Renna, il quale, unitamente al direttore Amministrazione Finanza e Controllo, dottor Speranza, non avrebbero svolto con la dovuta accuratezza la propria mansione non essendo stati tempestivi, nel primo caso a risolvere il contratto, nel secondo a escutere la fideiussione rilasciata dal Consorzio stabile Teorema; se risulti che il delegato della Corte dei conti che assiste alle riunioni degli organi societari di Sogin abbia prontamente segnalato gli elementi di criticità indicati, che si uniscono alla perdita di 10 milioni di euro nel 2021, bilancio approvato sotto la gestione commissariale, e se non si ritenga urgente promuovere un'attività ispettiva; se non si ritenga opportuno sostituire l'organo commissariale con professionalità manageriali più attinenti al settore aziendale e che abbiano una riconosciuta esperienza in materia, delle complessità della Sogin SpA e del settore nucleare. (2-00046) «Antoniozzi, Cangiano».
Peggio ancora. Il 6 e 9 agosto 2023 è ricorso il settantottesimo anniversario dell'olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki che ogni anno ricorda i bombardamenti atomici delle due città Giapponesi, evento che ha sconvolto il corso della storia, ponendo l'umanità di fronte ad una sfida per la propria sopravvivenza. Negli stessi giorni le unità del 31st Fighter Wing e il Comando Aeroporto di Aviano, coordinate dalla prefettura e dagli agenti delle forze dell'ordine del territorio, hanno programmato presso la base di Aviano un'esercitazione militare con la diffusione tramite amplificazione di messaggi sonori e l'uso di esplosioni simulate.
Aviano è una delle quattro basi militari in Italia (unitamente a Ghedi, Livorno e Sigonella) dove sono collocati ordigni nucleari statunitensi (in violazione del TNP), in particolare, le bombe B-61, vale a dire ordigni nucleari di fabbricazione americana per l'impiego tattico e strategico da caccia bombardieri, che sarebbero in corso di sostituzione con le B61-12, ordigni con testate fino a 50 kilotoni (circa il triplo della bomba di Hiroshima), maggiormente flessibili e perfettamente adatti all'impiego su velivolo multiruolo come i nuovi cacciabombardieri F35 a capacità nucleare, per il rafforzamento del deterrente nucleare Nato nei confronti della Russia.
La città di Trieste è nell'elenco dei numerosi porti messi a disposizione dal Governo italiano per il transito e la sosta di navi e sommergibili da guerra a propulsione nucleare, che potrebbero detenere ordigni nucleari a bordo.
La Tavola per la pace del Friuli Venezia Giulia e il Comitato di Liberazione Nazionale di Pordenone avrebbero in più occasioni sollecitato i rispettivi Prefetti di Trieste e Pordenone a rispondere alle richieste di rilascio di copia dei piani nazionali per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari e dei piani di emergenza esterna per le aree portuali, con riferimento alla base di Aviano e al porto di Trieste, piani previsti dalla legge e dalle direttive europee, anche alla luce delle nuove norme in argomento contenute nella direttiva Euratom 2013/59, recepita dal Parlamento italiano con decreto legislativo 31 luglio 2020 n. 101, senza averne riscontro.
L'Italia, pur aderendo al Trattato di non proliferazione nucleare, continua a mantenere riservate per motivi di sicurezza notizie riguardanti la presenza di ordigni nucleari sul proprio territorio, impedendo di fatto la corretta valutazione dei rischi e costringendo le istituzioni ad omettere importanti conoscenze e informazioni verso gli enti locali e la popolazione riguardo i rischi della presenza di tali ordigni e le relative misure di protezione in caso di incidente, attentato o atto bellico deliberato, che si dovessero verificare. Al contrario appare quanto mai doveroso tenere informata la popolazione sui rischi inerenti l'attività nucleare, sul territorio italiano e sulle relative misure di protezione in caso di incidente, attentato o atto bellico deliberato, di concerto con gli enti locali e l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione.
Riferimenti:
Gianni Lannes, Italia USA e getta, Arianna editrice, Bologna, 2014.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=b61
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=nucleare
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=sogin
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Stretto
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=2/00046&ramo=C&leg=19
https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/62/energia-nucleare
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32020R0852
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A32020R0852
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