29.1.19

I BAMBINI CI RI-GUARDANO

di Gianni Lannes

Spesso sono i più piccoli a dare lezione ai grandi. Ma noi cosa sappiamo dei bambini che abbiamo intorno, e dei pargoli che siamo stati? Il modo in cui ci guardano, il modo in cui li guardiamo: non è neppure un dialogo, piuttosto un gioco di riflessi. I bimbi dovrebbero essere tutti vivi. I bambini sono vivi sempre, anche quando non ci sono più, anche quando si sono smarriti diventando adulti.

Il libro illustrato è la prima galleria d’arte che un bambino visita nella sua vita. Sulle ginocchia di mamma e papà impara a vedere il mondo che c’è in un modo che non sapeva. Il pedagogista Giovanni Maria Bertin espresse l’idea con parole semplici:

«Il libro che mettiamo in mano a un bambino deve proporgli un mondo stra-ordinario, del tutto opposto al mondo ordinario della sua vita».

Solo che l’arte dei grandi, troppo occupata a parlare di se stessa e a contare gli incassi in soldoni, non lo fa più. Allora, lo farà l’arte laboriosa di immaginare il mondo con la mano dell’essere umano, nel senso di metterlo in immagine, ovvero ripensarlo e trasformarlo?

Accanto all’estetica dell’iconosfera digitale tutta irreale, ci sono invece i segni sporchi, gli inchiostri sbavati, i tratti di matita sfuggiti alla mano. Non omologare. Il videogame è un’esperienza, il libro è un’altra esperienza. in particolare il libro per ragazzi è un ecosistema della visione, uno spazio di resistenza all’omologazione dilagante che pretende immagini come copia del mondo, tanto più scintillante quanto più apparentemente mimetica, acritica, illusionistica. Le illustrazioni dei libri per ragazzi sono un scrigno di libertà dell’immaginario. Più che illustrare il mondo, occorre immaginarlo: non confermare il mondo, bensì modificarlo.