28.11.18

TERREMOTI DA IDROCARBURI?



di Gianni Lannes

In Sicilia il cane a sei zampe cerca il petrolio con le bombe da far esplodere nel sottosuolo. La rapina di petrolio e gas in Italia, prosegue alacremente, con l’avallo dello Stato tricolore, spesso provocando scuotimenti tellurici. Il primo caso documentato si è verificato a Caviaga in Lombardia a causa dall’Eni, come attestano gli Annali di Geofisica nel 1956: l’ultimo esempio (per ora) è andato in onda ieri in Trinacria, con un ipocentro di appena zero chilometri. Una profondità simile è sovente indice di un terremoto indotto, illustra la letteratura scientifica in materia. È accaduto ripetutamente anche in Basilicata (il 17 novembre scorso) a Viggianello, ormai l’eldorado delle multinazionali petrolifere, a partire appunto da Eni e Total.

L’anno scorso è emerso che sempre l’Eni è coinvolta nella prospezione geofisica 2D per la ricerca di idrocarburi con l'utilizzo di cariche esplosive da 10 chilogrammi e per un numero imprecisato, da far brillare in fori profondi fino a 30 metri per centinaia di chilometri quadrati.



Nella grande isola - dove si contano ben 2843 pozzi di idrocarburi - nell'ambito petrolifero ufficialmente sono tre le società coinvolte: Eni, Edison e Irminio (una, a Sant'Anna, è in cogestione tra le tre aziende). Le concessioni produttive in territorio siciliano - secondo il bollettino ministeriale - sono in tutto otto (tre in mare e cinque sulla terraferma) per un totale di 904,3 chilometri quadrati. I pozzi produttivi presenti sono 162 di cui 87 risultano eroganti e 75 non eroganti. Le piattaforme nelle concessioni a mare sono in tutto cinque. Rispetto al gas, su cui da tempo le compagnie stanno puntando, le concessioni produttive in Sicilia sono 15 (tre a mare e dodici sulla terraferma) per un totale di 1.166 chilometri quadrati. I pozzi produttivi presenti sono 208 di cui 138 risultano eroganti e 70 non eroganti. Anche in questo caso le piattaforme nelle concessioni a mare sono in tutto cinque.

L’europarlamentare Ignazio Corrao il 16 maggio 2017 aveva segnalato: 

«Un progetto dell’ENI di prospezione geofisica 2D per la ricerca di idrocarburi nelle province di Caltanissetta, Catania, Enna e Ragusa con l’utilizzo di cariche esplosive da 10 kg e per un numero imprecisato, da far brillare in fori profondi fino a 30 metri per centinaia di chilometri quadrati. Morale, l’Eni cercherà idrocarburi nel nostro sottosuolo con le bombe, né più né meno. Lo abbiamo scoperto in queste ore, monitorando le AIA, ovvero le Autorizzazioni Integrate Ambientali».

Oggi che gli onorevoli 5 stelle sono al governo perché non arrestano questo scempio ambientale e la rapina di idrocarburi?
  

Riferimenti:


Gianni Lannes, TERRA MUTA, LPE, Cosenza 2013.