di Gianni Lannes
Ai giorni nostri nei mari del Belpaese le navi dei veleni navigano a gonfie vele affaristiche e i governi tricolore lasciano corrrere come sempre impunemente. Un autentico disastro a danno dell’ecosistema marino
con ripercussioni non ancora valutate sulla popolazione locale. Ci sarebbe da
ridere se non ci fosse invece da piangere sulle conseguenze sanitarie e ambientali.
L’Italia alla prova dei fatti è la discarica dell’Europa.
27 mesi dopo il
carico di veleni “persi” nel santuario dei cetacei - all’alba del 17 dicembre
2011 - dal cargo Venezia della compagnia Grimaldi, non è stato ancora
recuperato. Perché? Eppure le autorità (direzione marittima di Livorno e governo
Monti) hanno saputo dal primo istante che le sostanze tossiche - partite dalla
Sicilia e ufficialmente dirette in Lussemburgo - erano però finite a circa 400
metri di profondità, tra l’isola di Gorgona e il Banco di Santa Lucia,
esattamente a 20 miglia dalla città labronica. Meno male che la zona è "protetta per legge" (si fa per dire, sic!).
Il rapporto della sala operativa della Capitaneria
portuale di Livorno (datato 17 dicembre 2011, a firma del capitano di fregata Francesco Paolillo), attesta che la segnalazione è giunta «alle ore 07-20
odierne», ovvero 3 ore e venti minuti dopo l’evento, almeno secondo la versione di chi ha causato l'incidente. La Guardia Costiera, però,
ha impiegato ben tre giorni per comunicare via fax l’accaduto ai comuni di
Livorno e Pisa, mentre il ministro dell’Ambiente e il Comando Generale della
Guardia Costiera (Maricogecap) sono stati informati istantaneamente (note fax 04-02.11/48984/OP
del 17/12/2011, 04-02.21.48991/S.O. del 18/12/2011, 04.02.21.49003/OP del 18/12/2011).
La dinamica del cosiddetto incidente presenta molteplici
punti oscuri e incongruenze, che il ministero dell’Ambiente non ha mai chiarito,
nonostante si siano alternati ben tre governi (Monti, Letta e infine Renzi).
A Matteo Renzi chiedo: se e in quale modo la compagnia Grimaldi Lines è
stata chiamata a concorrere al recupero dei veleni e a sostenere i relativi
costi? Il Governo Renzi intende accertare la puntuale dinamica del sinistro e quantificare
il danno ambientale provocato dalla società Grimaldi?
Più di qualcosa non quadra. Allora, in sintesi. Una
nave si mette in viaggio dalla Sicilia portando in coperta due semirimorchi con
un carico di bidoni. Nonostante la tempesta, prosegue la rotta e i semirimorchi
volano in mare. Il comandante non se ne accorge fino all’arrivo, quando
dichiara che il fattaccio probabilmente è accaduto poco dopo le 4. Iniziano le
ricerche nel punto dove poteva trovarsi la nave a quell’ora, ma il comandante dopo
qualche giorno ritrova la memoria e parla di un’onda anomala che alle 5,20 ha
quasi fatto rovesciare la nave. Un operatore portuale smentisce entrambe le
versioni dichiarando che l’allarme era stato dato intorno alle 3. I proprietari
del carico interpellati dalla stampa dichiarano che dell’incidente non ne
sapevano niente. La nave continua tranquillamente a navigare, non è stata
sequestrata e non risulta neanche che tramite ispezioni a bordo sia stata
accertata la dinamica dell’incidente. La dinamica, come al solito è nebulosa:
solo dopo quattro giorni la capitaneria di porto di Livorno ha inviato bollettini
e segnalazioni ai comuni rivieraschi interessati, precisando che:
«
(...) Chiunque avvistasse i fusti, sia pescherecci che cittadini a riva, ci
avverta subito, non li tocchi se sono asciutti... »; inoltre il comandante
della guardia costiera livornese sottolineò che i fusti « (...) sono nocivi e
se non vengono tenuti co stantemente bagnati possono infiammarsi (...) ».
La compagnia di navigazione dopo due settimane di
silenzio fa sapere di avere un piano per il recupero dei bidoni, ma senza
scendere nei dettagli. Viene fuori che i bidoni erano dentro un container,
quindi a cadere in mare è stato un container. Nelle dichiarazioni ufficiali le
autorità locali minimizzano, mentre la prefettura tace e si scomoda in visita il ministro Clini.
A che punto è il cosiddetto monitoraggio dell’area
marina “protetta” sulla carta velina, e quali sono le iniziative in atto per
arrivare al recupero integrale dei fusti tossici ed escludere definitivamente
qualsiasi rischio per la salute dei cittadini e dell’ecosistema marino?
Post scriptum
Ne avevo scritto per il quotidiano L’Unità il 2
gennaio 2012, ma dopo quell’inchiesta e un altra sul rinvenimne3nto di bidoni di rifiuti in Calabria, il nuovo direttore del giornale fondato da Gramsci, con il quale aveva collaborato
dal 2001 con numerose inchieste, non ne ha voluto più di sapere di approfondire
l’argomento. Davvero strano: sono stati così sbadati e frettolosi che hanno dimenticato a tutt’oggi, addirittura di
retribuire il mio lavoro. E nonostante un bonario sollecito del mio legale,
sarò costretto ad una vertenza di lavoro con il giornale finanziato dal Partito
democratico che a parole, anzi a slogan ormai, difende i lavoratori. Non avrei mai immaginato che i caporioni di "sinistra" scendessero così in basso. Ma questa è un’altra storia.
Direi soprattutto cosa fa Beppe Grillo! Non si preoccupa della salute del suo mare e dei suoi concittadini, oltre che di tutti gli italiani? A Genova si e' impegnato per non far alzare il prezzo del biglietto del tram, pero' non si preoccupa delle tonnellate di veleni riversi in mare. Beppe... attaccati al tram.
RispondiEliminaUniamoci sempre piu' numerosi e difendiamo a gran voce questo diario internautico e la liberta' di espressione. Non abbiamo timore di gridare la verita', sempre piu' persone la vedranno e la ascolteranno. Nella rete, trappola per la mente e meccanismo di controllo e di propaganda, esistono ancora pochissimi spazi dove non contano ideologie politiche o di appartenenza e dove i gatekeepers hanno vita breve, perche' smentiti dai fatti. Questo spazio e' SU LA TESTA!
RispondiElimina