19.8.23

IL VENTRE MAFIOSO D'ITALIA!

 

foto Gilan

di Gianni Lannes

Come già pubblicamente denunciato nell'anno 2008. Lo Stato italiano ha impiegato soltanto 15 anni per intervenire. Il decreto di scioglimento firmato dal presidente della Repubblica, datato 18 agosto 2023, parla chiaro:

«Nel Comune di Orta Nova (Foggia), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2019, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione locale, nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica».

Una “condizione di succubanza, se non di vera e propria compiacenza” da parte del sindaco Lasorsa nei confronti del clan egemone raccontata dallo stesso prefetto nelle 84 pagine di relazione che hanno portato il Consiglio dei ministri a sciogliere il comune pugliese per il concreto pericolo di infiltrazioni mafiose nell’attività amministrativa. Il documento è uno spaccato che conduce nell’abisso gestionale della giunta Lasorsa tra appalti per quasi 3 milioni di euro dati senza controlli antimafia, personaggi ambigui seduti al tavolo delle riunioni per l’assegnazione di servizi pubblici e “colleganze patologiche” che “sono state il cavallo di troia per ‘favorire gli interessi’ di imprese e soggetti” vicini al clan Gaeta e ai loro referenti su Cerignola. Il sindaco e il presidente del Consiglio comunale di Orta nova, Domenico Lasorsa e Paolo Borea, sono stati “succubi” e “compiacenti” della locale cosca Gaeta.

Orta Nova è il sesto comune sciolto per mafia negli ultimi otto anni dopo Monte Sant’Angelo, Mattinata, Cerignola, Manfredonia e Foggia, lo stesso capoluogo di provincia . Nel paese di 18mila abitanti – secondo la ricostruzione della commissione d’indagine che ha portato al commissariamento – c’è un “intreccio di sangue e interessi” tra politici, amministratori, dipendenti comunali e personaggi legati ai Gaeta che aveva fatto nascere una “inaudita compiacenza” nei loro confronti. Ai comportamenti del sindaco Lasorsa e del presidente del consiglio comunali Paolo Borea sono dedicate decine di pagine, ma nella relazione compaiono anche assessori, consiglieri comunali e dirigenti del Comune che hanno tenuto un comportamento “quantomeno tollerante” nei confronti della famiglia Gaeta, che si “inquadra in un disordine amministrativo inestricabile” in particolare nel settore dei lavori pubblici. Una gestione ambigua di appalti, anche milionari, bypassando i controlli antimafia e di affidamenti “grigi” legati a videosorveglianza, pubblica illuminazione e servizi cimiteriali. Dall’ispezione semestrale della commissione d’accesso è saltato fuori un “dato impressionante”, si legge nella relazione: “In tutte le ditte o nelle vicende amministrative (…) si registra (…) la presenza di soggetti vicini ad esponenti della criminalità organizzata”, al punto da partecipare al funerale del figlio del capoclan Francesco Gaeta nonostante il divieto del questore di celebrarlo in forma pubblica, proclamando addirittura il lutto cittadino.

Gli uffici economico-finanziari del Comune e la polizia locale “compromessi” dalla presenza di esponenti del clan o loro parenti, i beni confiscati alla mafia “inutilizzati”, l’appalto per la costruzione di una rsa da 1,4 milioni assegnato a una ditta in odore di mafia.

Dai lavori pubblici ai concorsi, dagli affidamenti per i servizi alla Polizia locale, fino alla gestione del lutto cittadino per il figlio del boss, nonostante il divieto esplicito del questore di Foggia. È lunghissimo l’elenco di contestazioni inserite nella relazione per lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Orta Nova. “In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale – è riportato nel documento firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in 18 mesi”. Nelle scorse settimane sono stati nominati i componenti della commissione straordinaria: Maria Rita Iaculli (viceprefetto a riposo); Angelo Caccavone (viceprefetto); Francesco Fasano (dirigente). “I principali componenti della locale cosca mafiosa (il clan Gaeta) presentano collegamenti con esponenti dell’amministrazione comunale o appartenenti alla compagine gestionale del Comune ortese”, scrive il prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, aggiungendo che sarebbero “tanto intensi che, come ricostruito dalla commissione d’indagine, hanno determinato ‘una vera e propria decomposizione del munus pubblico‘ di fatto asservito agli interessi della criminalità organizzata”. “Rapporti personali e di vicinanza alla locale cosca sono stati evidenziati nei riguardi del sindaco di Orta Nova (Domenico Lasorsa) e del presidente del consiglio comunale (Paolo Borea) – scrivono nel documento pubblicato in Gazzetta ufficiale -, i quali con le loro condotte si sono mostrati succubi se non in una condizione ‘di vera e propria compiacenza’ che, in particolare, si è manifestata in occasione dei funerali di uno stretto congiunto del capo clan locale, alle cui esequie i predetti amministratori hanno partecipato nonostante che l’ordinanza del questore di Foggia disponesse il divieto di celebrazione di funerali in forma pubblica e la prescrizione che il rito si dovesse tenere presso il cimitero di Orta Nova alla sola presenza dei più stretti parenti. In totale dispregio del provvedimento questorile, peraltro motivato da ragioni di ordine e sicurezza pubblica, oltreché degli indirizzi forniti verbalmente al sindaco dal prefetto di Foggia circa l’opportunità di condividere ed appoggiare le prescritte restrizioni, il primo cittadino di Orta Nova ha invece proclamato il lutto cittadino ed invitato i titolari delle attività produttive cittadine a sospendere il lavoro durante la celebrazione dei funerali, fatto che ha avuto ampia risonanza anche sulla stampa nazionale; a ciò si aggiunge la personale e premurosa partecipazione al rito del sindaco e del presidente del consiglio comunale in spregio al ruolo istituzionale che quelle cariche elettive avrebbero dovuto tenere nella particolare circostanza per il dovuto rispetto a prescrizioni disposte da un’autorità di pubblica sicurezza. Sul punto la relazione prefettizia ha sottolineato ‘l’inammissibile asservimento‘ mostrato dal primo cittadino di Orta Nova alla locale cosca mafiosa, atteggiamento che si è accompagnato nel tempo a ‘un generale disimpegno istituzionale’ che di fatto ha consentito ‘una compiacenza’ dell’ente per imprese contigue a realtà mafiose accertate'”. Un capitolo a parte è riservato al consigliere comunale e presidente del Consiglio. “Il consigliere comunale e presidente dell’organo consiliare, oltre alla surriferita vicenda, è risultato avere numerose frequentazioni con soggetti controindicati del contesto mafioso locale – riportano nel lavoro di analisi -. Egli riveste, ininterrottamente, cariche in seno all’amministrazione comunale di Orta Nova dal 2011. È stato anche assessore alle attività produttive e vicesindaco e risulta essere il cognato di un noto pregiudicato. Nella relazione prefettizia vengono dettagliatamente esaminate le molteplici compartecipazioni societarie che uno stretto congiunto del citato amministratore condivide con soggetti riconducibili alla predetta consorteria. Inoltre, i contenuti di un’annotazione di polizia giudiziaria redatta dal comandante pro-tempore dei vigili urbani di Orta Nova, compendiata in un esposto indirizzato alla competente autorità giudiziaria, evidenziano il ruolo di promotore che il presidente del consiglio ha avuto in una procedura di affidamento del servizio di igiene urbana. Viene in particolare riferito dell’indebita ingerenza che il citato amministratore e soggetti contigui al locale contesto criminale, alla presenza dello stesso sindaco, hanno esercitato nelle attività preparatorie degli atti amministrativi concernenti il bando di gara per la gestione del menzionato servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, con ciò esulando dal ruolo riservato alla funzione politica per ingerirsi in attività di natura gestionale di esclusiva competenza dell’apparato amministrativo”. L’organo ispettivo ha posto in rilievo, inoltre, il fatto che “anche altri amministratori comunali tra i quali il vicesindaco (Mara Ghezza) e alcuni assessori abbiano stretti rapporti parentali o di frequentazione con soggetti contigui al locale contesto malavitoso nonché cointeressenze economiche o compartecipazioni con soggetti gravati da precedenti penali”.

Al termine dell’accesso ispettivo la commissione incaricata ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Foggia, sentito nella seduta del 23 maggio 2023 il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica della direzione distrettuale antimafia di Bari e del procuratore aggiunto della Repubblica di Foggia, ha trasmesso la relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si dà atto della “sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”. Successivamente, a seguito delle dimissioni del sindaco rassegnate in data 28 aprile 2023, l’amministrazione comunale è stata sciolta con decreto del Presidente della Repubblica. “Il Comune di Orta Nova, come altre aree della provincia di Foggia – scrivono nel documento -, è caratterizzato dalla presenza di ‘un sodalizio criminale radicato in quella zona attivo nel narcotraffico, nelle rapine, nel traffico di rifiuti e nella sistematica contaminazione dell’economia legale tipica della ‘mafia degli affari’ che viene attuata anche attraverso il condizionamento della vita politica e sociale di quella comunità, forte dei collegamenti con i principali gruppi mafiosi della provincia di Foggia come hanno dimostrato le numerose operazioni di polizia avviate già dagli anni ’90 e i successivi sviluppi avutisi anche in anni più recenti”.

“Analoghe criticità vengono rilevate nei riguardi di alcuni dipendenti comunali”. Tre sono stati segnalati dal prefetto ai fini dell’adozione delle misure di cui all’art. 143, comma 5, del decreto legislativo n. 267/2000, perchè “sono state registrate, anche in questi casi, contiguità con soggetti di notevole spessore criminale, ai vertici del locale contesto mafioso e il cui comportamento ha contribuito a determinare nell’ente un grave stato di compromissione dell’azione amministrativa nel suo complesso con riflessi negativi sul funzionamento dei servizi comunali”. “Viene a tal riguardo posto in rilievo come tra gli uffici più compromessi vi siano quello economico-finanziario e quello della polizia municipale – precisano -. Con riguardo al primo dei menzionati uffici viene messa in risalto la figura di un dipendente molto vicino, per legami familiari, agli esponenti di vertice dell’organizzazione criminale egemone a Orta Nova, dipendente che è stato favorito nell’espletamento delle procedure interne effettuate dall’ente per la progressione verticale di qualifica professionale; tale procedura, caratterizzata da numerose, gravi e sintomatiche irregolarità, è subito apparsa orientata alla scelta di quell’unica candidato che di fatto è stato poi assunto con funzioni di responsabilità di uno dei settori comunali più strategici. Sulla questione la commissione d’indagine ha sottolineato come gli ‘aggiustamenti’ riscontrati nella procedura utilizzata per l’assunzione del dipendente hanno viziato in radice la procedura stessa, in quanto si è svolta e conclusa in mancanza dei previsti atti di programmazione economico-finanziaria quali, appunto, l’approvazione del bilancio di previsione 2021/2023, il rendiconto di gestione 2020, il piano triennale delle azioni positive 2021/2023, il piano delle eccedenze del personale e del fabbisogno del personale 2021/2023. Come evidenziato rilevanti criticità caratterizzano anche l’ufficio di polizia municipale, che, come anche emerso dalle risultanze investigative di una precedente operazione giudiziaria, registra al suo interno l’allarmante e significativa presenza di alcuni soggetti legati alla cosca locale. Viene in particolare segnalata la figura di un dipendente, pubblico ufficiale, già coinvolto in passato in vicende relative ad un’operazione di polizia giudiziaria per la sua vicinanza al locale contesto criminale. La relazione del prefetto di Foggia pone in rilievo come anche la procedura seguita per l’assunzione del citato dipendente – avvenuta in passato nel corso di una precedente consiliatura – ‘rifletta quella tendenza agli aggiustamenti’ già evidenziata per il menzionato funzionario dell’ufficio economico-finanziario; peraltro risulta che il citato dipendente sia stato assunto ed assegnato alle delicate funzioni di agente di polizia municipale nonostante che al momento della prova selettiva fosse privo della patente di guida di categoria B, requisito richiesto per la stessa ammissione al concorso comunale”. Come segnalato dal prefetto di Foggia, tale dipendente della polizia locale “è inserito in un contesto relazionale in cui ‘torreggia’ storicamente la famiglia del locale capo cosca. “L’intensità di tali rapporti – aggiungono – è stata ulteriormente confermata dalla sentita partecipazione manifestata dal suddetto, anche attraverso la pubblicazione di messaggi sui social in occasione dei funerali del menzionato congiunto del locale capo clan. Viene inoltre riferito di un altro tentativo di ‘infiltrazione’ nell’apparato amministrativo dell’ente da parte di uno stretto congiunto del capo cosca locale che ha partecipato con esito negativo alle prove concorsuali di istruttore economico-finanziario; per tale procedura di selezione il predetto candidato risulta indagato per i reati di falso ideologico commesso da privato e di tentata truffa in quanto accusato di aver presentato un elaborato non suo nell’espletamento della prova scritta. La relazione prefettizia segnala altresì la posizione di un altro dipendente comunale, assunto quale autista di scuolabus, gravato da precedenti penali e destinatario di un avviso orale del questore di Foggia. Viene riferito che lo stesso è stato tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Avellino in quanto accusato, in concorso, dei reati di fabbricazione o detenzione di materiale esplodente, di furto aggravato ed altro, nonché indagato in quanto facente parte di una banda criminale dedita all’assalto degli sportelli bancomat. Anche in questo caso viene posto in rilievo il contesto relazionale del menzionato autista ‘costellato’, per rapporti parentali e relazionali, da soggetti contigui alla criminalità organizzata. A questo proposito il prefetto di Foggia ha tenuto a rimarcare la ‘disattenzione istituzionale dell’amministrazione comunale’ concernente la scelta di assegnare il delicato ruolo di trasportare alunni, con i relativi e delicati aspetti di sicurezza degli stessi, ad un soggetto contiguo a pericolosi ambienti criminali foggiani. Gli esiti ispettivi hanno rilevato una diffusa mala gestio nelle principali attività amministrative quale conseguenza, ha riferito il prefetto di Foggia, di “un inquietante intreccio tra gestione del ‘bene pubblico’ e il mondo criminale del malaffare, che passa attraverso la costante disattenzione per le cautele antimafia previste dalla normativa attuale a tutela dell’attività contrattuale pubblica”.

Più nel dettaglio, la commissione d’indagine ha analizzato la procedura di affidamento dei lavori di costruzione di una residenza socio-sanitaria assistenziale a Orta Nova. L’appalto, il cui valore è di oltre 1,4 milioni di euro, è stato aggiudicato “ad una società verso la quale gli uffici comunali non hanno previamente effettuato i prescritti controlli antimafia”, è riportato nel testo. “Tale società – proseguono – risulta legata da rapporti economici con altra ditta riconducibile ad un imprenditore edile che, come emerso da indagini di polizia giudiziaria e da fonti tecniche di prova, risulta contiguo ad esponenti del locale clan mafioso. Inoltre, viene riferito che la predetta aggiudicataria ha stipulato un contratto di subappalto con altra società anch’essa riconducibile all’ambiente criminale di Orta Nova che annovera numerosi dipendenti inseriti in un contesto di frequentazione con esponenti malavitosi. Il subappalto è stato prontamente autorizzato dal comune senza che fosse preventivamente esperito il controllo antimafia, specificamente richiesto nel caso in questione, atteso che le attività svolte dall’azienda attengono a quelle che obbligano la stazione appaltante a verificare che l’impresa sia iscritta nelle cosiddette white list provinciali. Peraltro, risulta che il capitale sociale della ditta subappaltatrice sia stato acquisito da un imprenditore, anch’esso legato alla predetta famiglia mafiosa. Si osserva altresì che la menzionata società subappaltatrice – cancellata dalle white list provinciali per la mancata istanza di rinnovo dell’iscrizione all’elenco prefettizio – è stata destinataria da parte del Comune di Orta Nova di affidamento diretto per la fornitura di materiale di cava; così come anche un’altra impresa – già riferibile al predetto imprenditore – alla quale è stata più volte richiesta dal comune la fornitura di materiale edile e stradale, senza che venisse preventivamente effettuato il controllo antimafia e senza ricorrere al Mercato elettronico della pubblica amministrazione (MEPA), in assenza di alcuna motivazione di urgenza e in palese violazione dei principi di trasparenza e libera concorrenza.

L’azione ispettiva ha inoltre analizzato le modalità di gestione dei servizi cimiteriali, settore su cui, secondo la commissione, “notoriamente si concentrano gli interessi della criminalità organizzata”. L’analisi si è soffermata in particolare sulla procedura per la realizzazione, manutenzione e gestione di loculi per un valore di quasi 1,4 milioni di euro. “L’appalto – scrivono -, come più dettagliatamente riportato nella relazione prefettizia, è stato aggiudicato ad un raggruppamento di imprese che a sua volta ha costituito una società di scopo per l’esecuzione dei lavori, società il cui assetto sociale evidenzia come la stessa sia partecipata da una impresa appartenente ad imprenditori contigui con il locale contesto criminale. Al riguardo viene sottolineata la circostanza che anche in questo caso sono stati omessi i controlli antimafia, risultando acquisita agli atti solo una mera comunicazione antimafia riferita ad una delle società che costituivano l’originario raggruppamento (ATI). Sostanzialmente, nei confronti della costituita società di scopo non risultano effettuate le prescritte verifiche in violazione, tra l’altro, della legge n. 40/2020 che richiede espressamente l’iscrizione nelle white list provinciali delle imprese che operano nel settore dei servizi cimiteriali”.

Come evidenziato dal prefetto di Foggia “le vicende societarie descritte adombrano uno schema elaborato per consentire l’esecuzione di lavori ad operatori diversi dal vincitore della procedura di gara e, nel caso di specie, riconducibili ad ambienti controindicati”. “Irregolarità amministrative ed assenza della relativa documentazione agli atti del comune sono stati rilevati in sede ispettiva nelle procedure di rilascio dei permessi di costruire – proseguono -, alcuni dei quali concessi in favore di un familiare del capocosca locale sebbene non siano stati posti in essere alcuni prescritti adempimenti quali, tra gli altri, il versamento degli oneri urbanistici, la mancata comunicazione di inizio lavori, l’autorizzazione sismica, l’indicazione della ditta esecutrice dei lavori, la relativa attestazione del DURC. Irregolarità in parte analoghe sono state evidenziate per altri permessi a costruire rilasciati a soggetti contigui alla criminalità organizzata. Le più volte evidenziate condotte accondiscendenti dell’amministrazione comunale nei confronti di esponenti della predetta consorteria locale sono state evidenziate anche per la procedura – caratterizzata da una sintomatica celerità oltreché da ripetute illegittimità- finalizzata al rilascio del permesso di costruire una cappella cimiteriale che la commissione di indagine ritiene sia destinata alla suddetta famiglia mafiosa benché il titolo edilizio risulti intestato a terze persone. A questo riguardo viene riferito del rilascio ‘in sanatoria’ del permesso di costruzione del manufatto nonostante che lo stesso fosse stato sequestrato dalle forze di polizia per abusi edilizi, per i quali il responsabile del competente ufficio comunale, una volta accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso o in totale difformità dal medesimo, deve ingiungere al proprietario e al responsabile dell’abuso la rimozione o la demolizione del manufatto”.

Analoghe irregolarità sono state rilevate in sede ispettiva anche nelle “procedure di aggiudicazione dei lavori della pubblica illuminazione e del sistema di videosorveglianza nella villa comunale”. “Anche in questa circostanza – è riportato nella relazione – sono stati omessi i controlli antimafia, limitandosi il Comune di Orta Nova ad acquisire la certificazione dal portale Anac della ditta aggiudicataria senza invece richiedere la prescritta certificazione antimafia. Così pure nei riguardi della ditta subappaltatrice dei lavori verso la quale gli uffici comunali, prima ancora di autorizzare il subappalto, avrebbero dovuto accertare l’iscrizione nelle white list atteso che l’oggetto sociale della stessa riguarda l’attività di movimento terra. Il prefetto di Foggia, nell’evidenziare che la suddetta società subappaltatrice non è iscritta nelle predette liste prefettizie e che un suo amministratore societario ha frequentazioni con ambienti della criminalità foggiana, sottolinea che allo stesso indirizzo in cui ha sede la società in argomento hanno sede altre due società destinatarie di informazione interdittiva antimafia. Viene al riguardo posta in rilievo la particolare gravità dei fatti sopra riferiti in quanto i lavori in oggetto, come evidenziato, riguardano anche il sistema di videosorveglianza, strumento aggiuntivo a disposizione delle forze di polizia per la prevenzione e la repressione di reati in un contesto, quale quello ortese, caratterizzato da un alto indice criminale. Il più volte evidenziato atteggiamento inerte ed omissivo dell’amministrazione comunale nelle cautele antimafia si è manifestato anche nelle modalità di gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata atteso che alcuni beni immobili assegnati all’ente sin dal dicembre 2014 sono tuttora inutilizzati. Analoghe osservazioni valgono anche per la significativa assenza di iniziative evidenziata in occasione delle richieste formulate all’amministrazione comunale dall’agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC) e dal prefetto di Foggia concernenti la presa in possesso di immobili confiscati a componenti del clan mafioso locale. Tali richieste ignorate dal sindaco di Orta Nova manifestano, come evidenziato dal prefetto di Foggia, il ‘(…) totale spregio del ruolo che il Codice antimafia (art. 48) attribuisce alle amministrazioni comunali, quali attori privilegiati nell’attuazione della strategia di contrasto alla criminalita’ organizzata’”.

“Dall’esame delle risultanze della commissione di indagine e dalla relazione del prefetto di Foggia si evidenzia, oltre a una grave mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalità dell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali – concludono -. Tali elementi rivelano una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Orta Nova volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità. Sebbene il processo di ripristino del corretto andamento amministrativo sia già iniziato con la gestione provvisoria dell’ente affidata al commissario straordinario, in considerazione dei fatti esposti e per garantire il completo affrancamento dalle influenze della criminalità, si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria, anche per scongiurare il pericolo che la capacità pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni amministrative“. Perciò si è optato per “l’arco temporale più ampio (18 mesi) previsto dalla vigente normativa per la gestione straordinaria consente anche l’avvio di iniziative e di interventi programmatori che, più incisivamente, favoriscono il risanamento dell’ente”.

Riferimenti:

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-08-16&atto.codiceRedazionale=23A04555&elenco30giorni=true

https://www.interno.gov.it/it/notizie/antimafia-insediata-commissione-accesso-nel-comune-foggiano-orta-nova



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