16.6.20

ITALIA: UN MARE DI PLASTICA!

Gargano (estate 2020) foto Gilan


di Gianni Lannes

Rifiuti di ogni tipo, forma e dimensione sulle spiagge italiane. Ultimi arrivati - grazie alla fobia virale - guanti e mascherine. Altro che bandierine blu, acquistate a buon mercato dalla pubblica amministrazione: la plastica prevale ricoprendo gli arenili e soffocando le distese marine.

 Gargano (estate 2020) foto Gilan
 
Siamo alla catastrofe annunciata ormai da decenni: più del 70 per cento dei rifiuti marini è depositato nei fondali italiani e il 77 per cento è costituito da plastica. L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e il Sistema per la protezione dell'Ambiente (Snpa) hanno lanciato da tempo un grave allarme sulla base dei risultati emersi dal monitoraggio della qualità dei nostri mari (con dati ufficiali non aggiornati e sottostimati). 

Il mare di Sicilia, con 786 oggetti rivenuti e un peso complessivo superiore ai 670 chilogrammi, è tra le discariche sottomarine più grandi del Paese, seguita dalla Sardegna con 403 oggetti nella totalità delle 99 cale e un peso totale di 86,55 chilogrammi. Oltre l'emergenza La situazione - viene spiegato dall'Ispra - appare molto grave" e varia da area ad area e in base alle zone monitorate. Questi risultati si possono considerare "la prima base conoscitiva di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini nei diversi comparti (fondali marini, colonna d'acqua e spiagge)". Infatti "nei fondali rocciosi, dai 20 ai 500 metri di profondità, le concentrazioni più alte di rifiuti sul fondo si rilevano nel mar Ligure (1500 oggetti per ogni ettaro), nel golfo di Napoli (1200 oggetti per ogni ettaro) e lungo le coste siciliane (900 oggetti per ogni ettaro)". I fondali sono discariche "Allarmante la situazione dei fondali italiani - osserva l'Ispra - nella regione Adriatico-Jonica la media degli scarti rinvenuti supera i 300 rifiuti ogni kmq, dei quali l'86% è plastica, in particolare usa e getta (il 77%). Imballaggi industriali e alimentari, borse-shopper e bottiglie di plastica, comprese le retine per la mitilicoltura, sono i rifiuti più comuni. L'area costiera a sud del delta del Po (983 rifiuti al kmq), quella settentrionale (910 rifiuti al kmq) e meridionale (829 rifiuti al kmq), di Corfù e le acque di fronte a Dubrovnik (559 rifiuti al kmq) sono le località" di quest'area "con la maggiore densità di rifiuti in fondo al mare". Plastica onnipresente Complessivamente ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, di cui il 7% nel Mediterraneo. I risultati emersi dal monitoraggio dell'Ispra, nell'ambito del progetto europeo Medsealitter nel 2017 e nel 2018, mostrano l'andamento della densità dei macrorifuti galleggianti in alto mare, vicino alla fascia costiera, e vicino alla foce dei fiumi. I dati raccontano che "la foce dei fiumi presenta il maggior quantitativo di rifiuti galleggianti (più di 1000 oggetti per kmq) e vicino la costa tra i 10 e i 600 oggetti per kmq. Più ci si allontana in mare aperto e più il numero di oggetti scende da 1 a 10 per kmq. 
 
Il 25-30 per cento dei pesci di Tirreno e Adriatico contiene microparticelle di plastica, rivelano le analisi condotte dall’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Genova, come quelle dell’Università Politecnica delle Marche. Acciughe, triglie, merluzzi, scorfani, gamberi e cozze le specie analizzate.

Nel mondo, le materie plastiche rappresentano l’85 per cento dei rifiuti marini. Sotto forma di microplastica sono presenti anche nell’aria, nell’acqua e nel cibo e raggiungono perciò i nostri polmoni e le nostre tavole, con effetti sulla salute ancora sconosciuti. È ora di cambiare rotta.









Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.