10.6.20

5G: ADDIO SALUTE!




di Gianni Lannes


Principio di precauzione? Eluso o volutamente ignorato dall'autorità che dovrebbe tutelare la salute pubblica. Tanto denaro in cambio della salute umana. Affari governativi sulla pelle e a danno degli ignari italiani. Un'ecatombe voluta dalle istituzioni al soldo del potere economico?  Il 16 marzo 2017, il Ministero dello sviluppo economico, al fine di introdurre in Italia la tecnologia di trasmissione 5G ("5th Generation") per i cellulari di ultima generazione, ha aperto la procedura di acquisizione di proposte progettuali per sperimentazioni pre-commerciali nella disponibilità di spettro radio 3700 MHz. Tale iter concerne: Area 1 - Milano - Città Metropolitana (61 comuni), Area 2 - Prato e L'Aquila, Area 3 - Bari e Matera. Il 2 agosto 2017 sono state rilasciate le relative graduatorie: Vodafone si è aggiudicata Area 1, Wind Tre e OpenFiber l'Area 2, Tim, Fastweb e Huawei l'Area 3.
 Il 2 ottobre 2018 si è conclusa l'asta per l'assegnazione delle frequenze 5G, alla quale hanno partecipato gli operatori Fastweb, Iliad, Tim, Vodafone e Wind Tre, con i seguenti costi di investimento: Fastweb 32.600.000 euro, Iliad 1.193.272.792 euro, Tim 2.407.220.000 euro, Vodafone 2.400.822.931 euro e Wind Tre 516.506.535 euro.

Il Governo Conte, mediante assegnazioni che hanno fruttato allo Stato 6.550.422.258 euro, ha così effettuato la vendita a privati delle ''bande di frequenza'' per il 5G, con la volontà di innalzare i limiti di soglia dell'irradiazione elettromagnetica. L'avviato piano di sperimentazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si concluderà il 31 dicembre 2021.


Gli operatori stanno già testando le reti del 5G in 120 città e ciò desta forte preoccupazione tra i cittadini, ricordando che la legge numero  36 del 2001, all'articolo 8, demanda agli enti locali la possibilità di intervenire. Vi è il forte timore che le nuove antenne 5G possano rappresentare un grave pericolo per la salute. Il 5 aprile 2019 il Ministro dell'ambiente del Belgio, Céline Fremault, ha bloccato il progetto pilota per l'accesso al web a banda larga 5G, a fine di tutelare la salute dei cittadini.

La tecnologia 5G consentirà progressi per operazioni a distanza e mobilità, ma prima di avanzare nell'iter legislativo per agevolarne l'attuazione, occorre la garanzia tecnica che le antenne 5G non superino gli standard di emissione compatibili con la salute. La non dimostrata sicurezza del 5G richiama la necessità di una prioritaria difesa del diritto costituzionale alla salute (articolo 32) con l'applicazione del principio di precauzione sancito dall'Unione europea.
Per gestire milioni di dispositivi collegati al di sopra di 10 gigabit al secondo, le nuove infrastrutture che in Italia si stanno installando prevedono "l'implementazione di piccole cellule", ovvero antenne delle quali si ignora il numero e l'intensità del campo elettrico, che andranno a sommarsi alle attuali reti wireless. Pertanto, in Italia si contano oltre 60 mila antenne di telefonia mobile, destinate ad incrementare con altre migliaia di microantenne sul tetto di ogni palazzo dei centri abitati e sui lampioni dalla luce.

L'Associazione medici ambientali ha richiesto "una moratoria per le sperimentazioni 5G su tutto il territorio nazionale sino a quando non sarà stato adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero Ambiente, Ministero Salute, Ispra, Arpa, Dipartimenti di prevenzione), in assenza di valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e di un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sui cittadini esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi". Stessa richiesta è stata fatta da 180 scienziati a Onu e Oms.

L'elettromagnetismo ad alta frequenza viene definito da Iarc (International agency for research on cancer) "possibile cancerogeno", in quanto può alterare in vario modo le cellule con rischi per la salute (cancro, problemi neurologici, Alzhaimer, infertilità). Le persone più esposte sarebbero i bambini e le donne in gravidanza. Potrebbero essere devastanti gli effetti biologici, poiché a causa dei tanti ostacoli alla trasmissione lineare di questo tipo di segnale, si renderà necessario installare nelle aree urbane di milioni di micro-ripetitori.
Inoltre, autorevoli studiosi, medici e scienziati pongono ineludibili dubbi, che obbligano ad anteporre il diritto alla salute agli interessi strategici, economici e commerciali, delle multinazionali della telecomunicazione.

A partire dal primo gennaio 2019 sono disponibili sul mercato le nuove radiofrequenze per la tecnologia wireless di quinta generazione, cosiddetta 5G, che rappresenta una delle rivoluzioni tecnologiche attualmente più imponenti e avrà effetti e ripercussioni sulla vita e sulla salute di miliardi di persone, in quanto consentirà di connettere ad altissima velocità miliardi di dispositivi che oggi sono semplici elettrodomestici "passivi".

Numerosi scienziati, medici e ricercatori internazionali hanno già lanciato moniti e appelli per contenere questa avanzata, in considerazione del fatto che mancano attualmente valutazioni preliminari dei possibili rischi per la salute delle popolazioni mondiali e dell'impatto che tali radiofrequenze potranno avere sull'ambiente, l'atmosfera e l'ecosistema.

Secondo gli esperti, si prevede infatti la trasmissione in wi-fi dallo spazio attraverso droni in orbita e l'installazione di milioni di nuove miniantenne a microonde millimetriche, anche sui lampioni della luce (che andranno a sommarsi agli oltre 20.000 wi-fi pubblici e alle decine di migliaia di antenne per telefonia mobile 2G, 3G e 4G), determinando un'esposizione massiccia della popolazione all'inquinamento elettromagnetico ed un prevedibile innalzamento delle soglie limite per i valori di irradiazione.

Nel 2011 lo IARC (International agency for research on cancer) ha classificato i campi elettromagnetici delle radiofrequenze come possibili fattori cancerogeni per l'uomo e che, il 1° novembre 2018, il National toxicology program ha diffuso il rapporto finale di uno studio su cavie animali, nel quale è emersa la chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppano rari tumori delle cellule nervose del cuore, esistono anche alcune evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole surrenali.

Nel marzo 2018, inoltre, sono stati diffusi i primi risultati dello studio condotto in Italia dall'istituto "Ramazzini" di Bologna (Centro di ricerca sul cancro "Cesare Maltoni") che ha considerato le esposizioni alle radiofrequenze della telefonia mobile mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui telefoni cellulari del National toxicologic program, riscontrando gli stessi tipi di tumore.
E poi: quasi 200 scienziati indipendenti, guidati dal professor Lennart Hardell, hanno sottoscritto l'appello per l'introduzione di una moratoria del 5G e un appello internazionale ha già raccolto le adesioni di ricercatori, cittadini e organizzazioni di 96 Paesi, mettendo a disposizione una bibliografia ricchissima, che attesta numerosi rischi biologici da "elettrosmog".

Perché il governo italiano non prevede in tempi rapidi una moratoria, in applicazione del principio di precauzione, volta a sospendere l'introduzione della nuova tecnologia 5G, fino a quando ulteriori e specifici approfondimenti epidemiologici a livello nazionale sui campi elettromagnetici potranno escludere in maniera inequivocabile ogni possibile danno alla salute degli individui?
Quali iniziative di tipo normativo il governo italiano intende introdurre, al fine di sospendere in via precauzionale l'introduzione della tecnologia wireless di quinta generazione, i cui effetti nel complesso con ogni probabilità risultano ancora sconosciuti e rischiosi per la collettività?

Sempre più cittadini manifestano sintomi correlati all'esposizione ubiquitaria di campi elettromagnetici, in letteratura scientifica «ipersensibilità elettromagnetica», secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) (2004) «un fenomeno in cui gli individui avvertono effetti avversi sulla salute in prossimità di campi elettrici, magnetici o elettromagnetici».

I ricercatori, stimano che circa il 3 per cento della popolazione mondiale ha gravi sintomi d'elettrosensibilità mentre un altro 35 per cento soffre di deficit del sistema immunitario o malattie croniche.

Diversi studi (Rea 1991, Havas 2006, 2010, McCarty 2011) dimostrano come identificare l'elettrosensibilità con risposte obiettive e misurabili, mentre altri riscontrano sui malati alti livelli di stress ossidativo e una prevalenza di polimorfismi genetici (De Luca, Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme 2018).

Il Parlamento europeo (2009) e l'Assemblea del Consiglio d'Europa (risoluzione numero 1815 del 2011) richiamano gli Stati membri a riconoscere l'elettrosensibilità come disabilità.

I piani del governo Conte bis per la diffusione della tecnologia 5G prevedono la copertura del 98 per cento del territorio nazionale con la massiccia irradiazione di radiofrequenze, destinate a servire il 99 per cento della popolazione italiana, nonostante la classificazione «possibili cancerogeni» (Classe 2B) dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

In Italia, molte persone affrontano l'elettrosensibilità senza sostegno dallo Stato, perdono il lavoro, dormono in auto o trovano ripari di fortuna in zone scarsamente abitate, in fuga dalle irradiazioni di stazioni radio base e Wi-Fi.
Il sistema 5G dal 2019 è considerato pericoloso anche dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Comunità europea che lascia aperta «la possibilità di conseguenze biologiche».

Audita presso la IX Commissione della Camera dei deputati, Fiorella Belpoggi dell'istituto Ramazzini ha affermato come non si capisce perché le aziende chimiche e automobilistiche facciano studi e test prima di immettere sul mercato nuovi prodotti e al contrario delle aziende di telefonia mobile. I governi dovrebbero prendere tempo in attesa di valutazioni accurate sulla pericolosità di questa tecnologia innovativa con studi sperimentali appropriati.

Stefania Borgo (Isde) ha affermato come «le radiofrequenze hanno mostrato in molti studi animali una non trascurabile tossicità legata ad effetti biologici, ed in particolare sul DNA, in grado di indurre tumori e alterazioni di diversi apparati, riproduttivo, metabolico e sistema nervoso».

Pietro Comba dell'Istituto superiore di sanità sostiene che, al di sopra di valori di 0,3-0,4 microtesla aumentano, oltre le leucemie infantili, diversi tipi di tumori e più volte la magistratura ha ribadito come bisogna intervenire anche se non ci sono casi di malattie conclamate, perché quando si tratta di proteggere la popolazione non conta solo il danno, ma anche il rischio.

Con la cosiddetta «Risoluzione di Vicovaro» presentata da diverse associazioni riunitesi a Vicovaro (Roma) il 2 marzo 2019 per il 1° meeting nazionale promosso dall’«alleanza stop 5G», è stato chiesto al Ministro della salute di promuovere uno studio preliminare sugli effetti biologici del 5G, istituendo una commissione di vigilanza permanente sugli effetti dell'elettrosmog, individuati membri indipendenti e un coordinamento di malati. Risposte di Speranza, pari a zero.

Considerata la mobilitazione della comunità medico-scientifica internazionale per una moratoria, vista l'assenza di una posizione univoca sui pericoli sanitari del 5G e considerato che in Italia diversi medici trattano pazienti con elettrosensibilità, non si spiega perché Alessandro Vittorio Polichetti, dell'Istituto superiore della Sanità, audito dalla suddetta commissione, abbia affermato come il «5G non porrà prevedibilmente nessun problema per la salute».

L'assetto dello spettro radioelettrico è stato riorganizzato con l'adozione del nuovo piano nazionale di ripartizione delle frequenze (Pnrp 2018), avvenuta con il decreto del Ministro dello sviluppo economico (tale Luigi Di Maio) del 5 ottobre 2018, che ripartisce lo spettro radio provvedendo alla riassegnazione delle frequenze a favore dei nuovi sviluppi delle reti di comunicazione 5G. In data 7 febbraio 2019, è stato approvato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni il nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf). Il 29 gennaio 2020 la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione «Dispiegamento del 5G sicuro – Attuazione del pacchetto di strumenti dell'UE» (COM(2020) 50 final), nella quale si legge che «gli aspetti pertinenti relativi alla salute saranno tenuti in debita considerazione in base al principio di precauzione, in collaborazione con le organizzazioni internazionali competenti e la comunità scientifica».

L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza (Crf) come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come possibilmente cancerogeni con una limitata prova di cancerogenicità negli esseri umani.

Con la legge numero 108 del 16 marzo 2001, l'Italia ha ratificato e aderito alla «Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale» fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998.

Il Comitato europeo per lo sviluppo economico, nel suo parere del 7 dicembre 2011, ha preso atto che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione in cui auspica che le norme e le soglie relative alle emissioni dei campi elettromagnetici di ogni tipo e di ogni frequenza vengano definite conformemente al principio di precauzione A.l.a.r.a., basato sul minimo rischio possibile, per effetto delle conclusioni di tale rapporto ed in maniera tale che le contrapposizioni tra diversi e legittimi interessi trovino il migliore equilibrio.

Allo stato attuale, la consultazione pubblica, come da decreto del Ministero dello sviluppo economico del 19 giugno 2019, ha riguardato aspetti quali il quadro normativo di riferimento, gli elementi tecnici rilevanti, gli aspetti interferenziali e l'introduzione di codifiche e standard innovativi, l'individuazione delle aree geografico-territoriali in cui effettuare la transizione, i criteri e la tempistica della transizione.

Non emerge, attualmente, alcuna valutazione sui possibili effetti della salute, ma risulta noto che l'accertamento della semplice possibilità concreta e non astrattamente potenziale, basata su studi scientifici, impone, nei casi di piani o di programmi, che gli stessi siano sottoposti a valutazione ambientale strategica (VAS), onde poterne comprendere a pieno gli effetti.

La Corte di giustizia europea, nella sentenza dell'11 settembre 2002 (Causa T-70/99), ha precisato che «quando sussistono incertezze scientifiche riguardo all'esistenza o alla portata di rischi per la salute umana, le istituzioni comunitarie possono, in forza del principio di precauzione, adottare misure di protezione senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi».

I valori-limite presenti nella normativa italiana, relativi all'esposizione della popolazione, pur essendo restrittivi in maniera significativa rispetto a quelli dell'esposizione a breve termine per la salute dei lavoratori, non si basano su studi che abbiano dimostrato l'assenza di effetti significativi a medio-lungo termine, essendo tali effetti a tutt'oggi oggetto di studi.

Il governo del Conte bis intende sottoporre il vigente piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) a valutazione ambientale strategica o ritiene che tale valutazione debba essere fatta su base locale, specificando l'ambito territoriale di applicazione?

Quali iniziative di competenza l'esecutivo grulpiddino intende intraprendere nell'ambito delle valutazioni ambientali ed, in particolare, nel campo delle ripartizioni delle frequenze per il posizionamento delle antenne?

È in atto un'accelerazione tecnologica in ragione dell'avvento del 5G e ciò avverrà mettendo a repentaglio il rispetto del limite di esposizione della popolazione di 6 volt per metro, posto dal regolamento recante "i tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana" (decreto ministeriale numero 381 del 1998, previsto dalla legge numero 249 del 1997) e confermato come limite ambientale dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003 "in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore".
L'individuazione del valore di 6 volt per metro è stata una sfida scientifica e tecnologica che ha governato la costruzione della rete di telefonia cellulare in Italia, GSM, DCS e UMTS, una delle migliori reti mondiali. La rete fu costruita proteggendo la popolazione italiana, con livelli di esposizione massima di un centesimo, per l'UMTS e poi per il 4G, di quelli degli altri Paesi in America e in Europa in cui vige un limite di esposizione pari a 61 volt al metro. Un caso di effettivo sviluppo sostenibile, in equilibrio ottimale tra diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione) e diritto all'intrapresa (articolo  41 della Costituzione). In Europa, comunque, ben nove Paesi hanno adottato, sull'esempio dell'Italia, i 6 volt per metro.

Nel 2011, la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato il telefono cellulare come possibile fattore cancerogeno per l'uomo per i tumori della testa. Esistono, inoltre, ormai numerosissimi studi sull'esito tumorale dell'esposizione prolungata ai campi elettromagnetici. A fine 2018 il National toxicology program (USA) ha diffuso il rapporto del suo studio con una "chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppano rari tumori delle cellule nervose del cuore" e aggiunge che esistono "evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole surrenali". Studi confermati dall'istituto Ramazzini di Bologna.

La tecnologia 5G si sta affermando in aggiunta alle tecnologie 4G e 3G a livello mondiale. Il nuovo sistema di comunicazione prevede l'avvento del cosiddetto internet delle cose, con la connessione di infrastrutture, reti fisiche, automobili, elettrodomestici e molto altro. Tale sistema permetterà di controllare qualsiasi apparecchio connesso da remoto e di fare interagire gli oggetti tra loro, senza l'intervento umano, introducendo una rivoluzione senza precedenti nella storia dell'essere umano.

Fino ad oggi i sistemi 2, 3 e 4G hanno utilizzato frequenze radio da 0,3 fino a 3 GHz, mentre il nuovo sistema 5G prevede di lavorare a frequenza tra i 0,7 e i 26 GHz, con onde più vicine agli infrarossi e alle radiazioni ionizzanti.
La ricerca condotta dall'istituto "Ramazzini" di Bologna, attraverso il centro di ricerca sul cancro "Cesare Maltoni", ha riguardato l'impatto dell'esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza (RFR) prodotti da ripetitori e trasmettitori per la telefonia mobile che simulano il 3G. I ricercatori hanno riscontrato aumenti statisticamente significativi nell'incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all'intensità di campo più alta, 50 volt al metro per un tempo continuativo di 19 ore al giorno, tutti i giorni della vita a partire dalla gestazione, una situazione limite che si può considerare come un'esposizione 10 volte superiore ai limiti massimi consentiti oggi in Italia.

Secondo la dottoressa Belpoggi, responsabile dell'istituto, "Sebbene l'evidenza sia quella di un agente cancerogeno di bassa potenza, il numero di esposti è di miliardi di persone, e quindi si tratta di un enorme problema di salute pubblica, dato che molte migliaia potrebbero essere le persone suscettibili a danni biologici da radiofrequenze".

Un esperimento in laboratorio sugli insetti esposti alle frequenze del 5G, effettuato da "Nuovo saline" onlus, associazione culturale tecnico-scientifica con sede a Montesilvano (Pescara), ha avanzato l'ipotesi di una correlazione tra l'esposizione alle frequenze e il manifestarsi di significative distorsioni della catena ecologica. In particolare gli insetti osservati non si riproducevano più e smettevano di mangiare.

La Corte d'appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017, secondo cui l'uso prolungato del telefono cellulare senza cuffiette, può causare una particolare forma di tumore. Per i giudici, infatti, benché non ci siano ancora prove scientifiche chiare, esiste un nesso di causalità tra l'utilizzo frequente del telefonino e l'insorgere di tumori.

Ai sensi dell'articolo articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al fine di garantire un elevato livello di tutela a salvaguardia della popolazione, andrebbe applicato il principio di precauzione, sulla base del quale è raccomandato condurre, prima dell'introduzione di una nuova tecnologia potenzialmente nociva, un'adeguata sperimentazione nonché una ricerca approfondita per evidenziare gli effetti di tossicità cronica utilizzando modelli e metodi diversi, in grado, quindi, di evidenziare i differenti effetti biologici.


Riferimenti:

Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.