di
Gianni Lannes
Principio di precauzione? Eluso o volutamente ignorato dall'autorità che dovrebbe tutelare la salute pubblica. Tanto denaro in cambio della salute umana. Affari governativi sulla pelle e a danno degli ignari italiani. Un'ecatombe voluta dalle istituzioni al soldo del potere economico? Il 16 marzo 2017, il Ministero dello sviluppo economico, al fine di introdurre in Italia la tecnologia di trasmissione 5G ("5th Generation") per i cellulari di ultima generazione, ha aperto la procedura di acquisizione di proposte progettuali per sperimentazioni pre-commerciali nella disponibilità di spettro radio 3700 MHz. Tale iter concerne: Area 1 - Milano - Città Metropolitana (61 comuni), Area 2 - Prato e L'Aquila, Area 3 - Bari e Matera. Il 2 agosto 2017 sono state rilasciate le relative graduatorie: Vodafone si è aggiudicata Area 1, Wind Tre e OpenFiber l'Area 2, Tim, Fastweb e Huawei l'Area 3.
Il 2 ottobre 2018 si è conclusa l'asta per l'assegnazione delle frequenze 5G, alla quale hanno partecipato gli operatori Fastweb, Iliad, Tim, Vodafone e Wind Tre, con i seguenti costi di investimento: Fastweb 32.600.000 euro, Iliad 1.193.272.792 euro, Tim 2.407.220.000 euro, Vodafone 2.400.822.931 euro e Wind Tre 516.506.535 euro.
Il
Governo Conte, mediante assegnazioni che hanno fruttato allo Stato
6.550.422.258 euro, ha così effettuato la vendita a privati delle
''bande di frequenza'' per il 5G, con la volontà di innalzare i
limiti di soglia dell'irradiazione elettromagnetica. L'avviato piano
di sperimentazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
si concluderà il 31 dicembre 2021.
Gli
operatori stanno già testando le reti del 5G in 120 città e ciò
desta forte preoccupazione tra i cittadini, ricordando che la legge
numero 36 del 2001, all'articolo 8, demanda agli enti locali la possibilità
di intervenire. Vi è il forte timore che le nuove antenne 5G possano
rappresentare un grave pericolo per la salute. Il 5 aprile 2019 il
Ministro dell'ambiente del Belgio, Céline Fremault, ha bloccato il
progetto pilota per l'accesso al web a banda larga 5G, a fine di
tutelare la salute dei cittadini.
La
tecnologia 5G consentirà progressi per operazioni a distanza e
mobilità, ma prima di avanzare nell'iter legislativo per agevolarne
l'attuazione, occorre la garanzia tecnica che le antenne 5G non
superino gli standard di emissione compatibili con la salute. La non
dimostrata sicurezza del 5G richiama la necessità di una prioritaria
difesa del diritto costituzionale alla salute (articolo 32) con
l'applicazione del principio di precauzione sancito dall'Unione
europea.
Per
gestire milioni di dispositivi collegati al di sopra di 10 gigabit al
secondo, le nuove infrastrutture che in Italia si stanno installando
prevedono "l'implementazione di piccole cellule", ovvero
antenne delle quali si ignora il numero e l'intensità del campo
elettrico, che andranno a sommarsi alle attuali reti wireless.
Pertanto, in Italia si contano oltre 60 mila antenne di telefonia
mobile, destinate ad incrementare con altre migliaia di microantenne
sul tetto di ogni palazzo dei centri abitati e sui lampioni dalla
luce.
L'Associazione
medici ambientali ha richiesto "una moratoria per le
sperimentazioni 5G su tutto il territorio nazionale sino a quando non
sarà stato adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli
enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero
Ambiente, Ministero Salute, Ispra, Arpa, Dipartimenti di
prevenzione), in assenza di valutazioni preliminari di rischio
secondo metodologie codificate e di un piano di monitoraggio dei
possibili effetti sanitari sui cittadini esposti, che dovrebbero in
ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi".
Stessa richiesta è stata fatta da 180 scienziati a Onu e Oms.
L'elettromagnetismo
ad alta frequenza viene definito da Iarc (International agency for
research on cancer) "possibile cancerogeno", in quanto può
alterare in vario modo le cellule con rischi per la salute (cancro,
problemi neurologici, Alzhaimer, infertilità). Le persone più
esposte sarebbero i bambini e le donne in gravidanza. Potrebbero
essere devastanti gli effetti biologici, poiché a causa dei tanti
ostacoli alla trasmissione lineare di questo tipo di segnale, si
renderà necessario installare nelle aree urbane di milioni di
micro-ripetitori.
Inoltre,
autorevoli studiosi, medici e scienziati pongono ineludibili dubbi,
che obbligano ad anteporre il diritto alla salute agli interessi
strategici, economici e commerciali, delle multinazionali della
telecomunicazione.
A
partire dal primo gennaio 2019 sono disponibili sul mercato le nuove
radiofrequenze per la tecnologia wireless di quinta generazione,
cosiddetta 5G, che rappresenta una delle rivoluzioni tecnologiche
attualmente più imponenti e avrà effetti e ripercussioni sulla vita
e sulla salute di miliardi di persone, in quanto consentirà di
connettere ad altissima velocità miliardi di dispositivi che oggi
sono semplici elettrodomestici "passivi".
Numerosi
scienziati, medici e ricercatori internazionali hanno già lanciato
moniti e appelli per contenere questa avanzata, in considerazione del
fatto che mancano attualmente valutazioni preliminari dei possibili
rischi per la salute delle popolazioni mondiali e dell'impatto che
tali radiofrequenze potranno avere sull'ambiente, l'atmosfera e
l'ecosistema.
Secondo
gli esperti, si prevede infatti la trasmissione in wi-fi dallo spazio
attraverso droni in orbita e l'installazione di milioni di nuove
miniantenne a microonde millimetriche, anche sui lampioni della luce
(che andranno a sommarsi agli oltre 20.000 wi-fi pubblici e alle
decine di migliaia di antenne per telefonia mobile 2G, 3G e 4G),
determinando un'esposizione massiccia della popolazione
all'inquinamento elettromagnetico ed un prevedibile innalzamento
delle soglie limite per i valori di irradiazione.
Nel
2011 lo IARC (International agency for research on cancer) ha
classificato i campi elettromagnetici delle radiofrequenze come
possibili fattori cancerogeni per l'uomo e che, il 1° novembre 2018,
il National toxicology program ha diffuso il rapporto finale di uno
studio su cavie animali, nel quale è emersa la chiara evidenza che i
ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza,
come 2G e 3G, sviluppano rari tumori delle cellule nervose del cuore,
esistono anche alcune evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole
surrenali.
Nel
marzo 2018, inoltre, sono stati diffusi i primi risultati dello
studio condotto in Italia dall'istituto "Ramazzini" di
Bologna (Centro di ricerca sul cancro "Cesare Maltoni") che
ha considerato le esposizioni alle radiofrequenze della telefonia
mobile mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui
telefoni cellulari del National toxicologic program, riscontrando gli
stessi tipi di tumore.
E
poi: quasi 200 scienziati indipendenti, guidati dal professor Lennart
Hardell, hanno sottoscritto l'appello per l'introduzione di una
moratoria del 5G e un appello internazionale ha già raccolto le
adesioni di ricercatori, cittadini e organizzazioni di 96 Paesi,
mettendo a disposizione una bibliografia ricchissima, che attesta
numerosi rischi biologici da "elettrosmog".
Perché
il governo italiano non prevede in tempi rapidi una moratoria, in
applicazione del principio di precauzione, volta a sospendere
l'introduzione della nuova tecnologia 5G, fino a quando ulteriori e
specifici approfondimenti epidemiologici a livello nazionale sui
campi elettromagnetici potranno escludere in maniera inequivocabile
ogni possibile danno alla salute degli individui?
Quali
iniziative di tipo normativo il governo italiano intende introdurre,
al fine di sospendere in via precauzionale l'introduzione della
tecnologia wireless di quinta generazione, i cui effetti nel
complesso con ogni probabilità risultano ancora sconosciuti e
rischiosi per la collettività?
Sempre
più cittadini manifestano sintomi correlati all'esposizione
ubiquitaria di campi elettromagnetici, in letteratura scientifica
«ipersensibilità elettromagnetica», secondo l'Organizzazione
mondiale della sanità (Oms) (2004) «un fenomeno in cui gli
individui avvertono effetti avversi sulla salute in prossimità di
campi elettrici, magnetici o elettromagnetici».
I
ricercatori, stimano che circa il 3 per cento della popolazione
mondiale ha gravi sintomi d'elettrosensibilità mentre un altro 35
per cento soffre di deficit del sistema immunitario o malattie
croniche.
Diversi
studi (Rea 1991, Havas 2006, 2010, McCarty 2011) dimostrano come
identificare l'elettrosensibilità con risposte obiettive e
misurabili, mentre altri riscontrano sui malati alti livelli di
stress ossidativo e una prevalenza di polimorfismi genetici (De Luca,
Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme
2018).
Il
Parlamento europeo (2009) e l'Assemblea del Consiglio d'Europa
(risoluzione numero 1815 del 2011) richiamano gli Stati membri a
riconoscere l'elettrosensibilità come disabilità.
I
piani del governo Conte bis per la diffusione della tecnologia 5G
prevedono la copertura del 98 per cento del territorio nazionale con
la massiccia irradiazione di radiofrequenze, destinate a servire il
99 per cento della popolazione italiana, nonostante la
classificazione «possibili cancerogeni» (Classe 2B) dell'Agenzia
internazionale per la ricerca sul cancro.
In
Italia, molte persone affrontano l'elettrosensibilità senza sostegno
dallo Stato, perdono il lavoro, dormono in auto o trovano ripari di
fortuna in zone scarsamente abitate, in fuga dalle irradiazioni di
stazioni radio base e Wi-Fi.
Il
sistema 5G dal 2019 è considerato pericoloso anche dal Comitato
scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della
Comunità europea che lascia aperta «la possibilità di conseguenze
biologiche».
Audita
presso la IX Commissione della Camera dei deputati, Fiorella Belpoggi
dell'istituto Ramazzini ha affermato come non si capisce perché le
aziende chimiche e automobilistiche facciano studi e test prima di
immettere sul mercato nuovi prodotti e al contrario delle aziende di
telefonia mobile. I governi dovrebbero prendere tempo in attesa di
valutazioni accurate sulla pericolosità di questa tecnologia
innovativa con studi sperimentali appropriati.
Stefania
Borgo (Isde) ha affermato come «le radiofrequenze hanno mostrato in
molti studi animali una non trascurabile tossicità legata ad effetti
biologici, ed in particolare sul DNA, in grado di indurre tumori e
alterazioni di diversi apparati, riproduttivo, metabolico e sistema
nervoso».
Pietro
Comba dell'Istituto superiore di sanità sostiene che, al di sopra di
valori di 0,3-0,4 microtesla aumentano, oltre le leucemie infantili,
diversi tipi di tumori e più volte la magistratura ha ribadito come
bisogna intervenire anche se non ci sono casi di malattie conclamate,
perché quando si tratta di proteggere la popolazione non conta solo
il danno, ma anche il rischio.
Con
la cosiddetta «Risoluzione di Vicovaro» presentata da diverse
associazioni riunitesi a Vicovaro (Roma) il 2 marzo 2019 per il 1°
meeting nazionale promosso dall’«alleanza stop 5G», è stato
chiesto al Ministro della salute di promuovere uno studio preliminare
sugli effetti biologici del 5G, istituendo una commissione di
vigilanza permanente sugli effetti dell'elettrosmog, individuati
membri indipendenti e un coordinamento di malati. Risposte di
Speranza, pari a zero.
Considerata
la mobilitazione della comunità medico-scientifica internazionale
per una moratoria, vista l'assenza di una posizione univoca sui
pericoli sanitari del 5G e considerato che in Italia diversi medici
trattano pazienti con elettrosensibilità, non si spiega perché
Alessandro Vittorio Polichetti, dell'Istituto superiore della Sanità,
audito dalla suddetta commissione, abbia affermato come il «5G non
porrà prevedibilmente nessun problema per la salute».
L'assetto
dello spettro radioelettrico è stato riorganizzato con l'adozione
del nuovo piano nazionale di ripartizione delle frequenze (Pnrp
2018), avvenuta con il decreto del Ministro dello sviluppo economico
(tale Luigi Di Maio) del 5 ottobre 2018, che ripartisce lo spettro
radio provvedendo alla riassegnazione delle frequenze a favore dei
nuovi sviluppi delle reti di comunicazione 5G. In data 7 febbraio
2019, è stato approvato dall'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni il nuovo piano nazionale di assegnazione delle
frequenze (Pnaf). Il 29 gennaio 2020 la Commissione europea ha
pubblicato la comunicazione «Dispiegamento del 5G sicuro –
Attuazione del pacchetto di strumenti dell'UE» (COM(2020) 50 final),
nella quale si legge che «gli aspetti pertinenti relativi alla
salute saranno tenuti in debita considerazione in base al principio
di precauzione, in collaborazione con le organizzazioni
internazionali competenti e la comunità scientifica».
L'Agenzia
internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato i
campi elettromagnetici a radiofrequenza (Crf) come cancerogeni di
gruppo 2B, ovvero come possibilmente cancerogeni con una limitata
prova di cancerogenicità negli esseri umani.
Con
la legge numero 108 del 16 marzo 2001, l'Italia ha ratificato e
aderito alla «Convenzione sull'accesso alle informazioni, la
partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla
giustizia in materia ambientale» fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998.
Il
Comitato europeo per lo sviluppo economico, nel suo parere del 7
dicembre 2011, ha preso atto che l'Assemblea parlamentare del
Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione in cui auspica che le
norme e le soglie relative alle emissioni dei campi elettromagnetici
di ogni tipo e di ogni frequenza vengano definite conformemente al
principio di precauzione A.l.a.r.a., basato sul minimo rischio
possibile, per effetto delle conclusioni di tale rapporto ed in
maniera tale che le contrapposizioni tra diversi e legittimi
interessi trovino il migliore equilibrio.
Allo
stato attuale, la consultazione pubblica, come da decreto del
Ministero dello sviluppo economico del 19 giugno 2019, ha riguardato
aspetti quali il quadro normativo di riferimento, gli elementi
tecnici rilevanti, gli aspetti interferenziali e l'introduzione di
codifiche e standard innovativi, l'individuazione delle aree
geografico-territoriali in cui effettuare la transizione, i criteri e
la tempistica della transizione.
Non
emerge, attualmente, alcuna valutazione sui possibili effetti della
salute, ma risulta noto che l'accertamento della semplice possibilità
concreta e non astrattamente potenziale, basata su studi scientifici,
impone, nei casi di piani o di programmi, che gli stessi siano
sottoposti a valutazione ambientale strategica (VAS), onde poterne
comprendere a pieno gli effetti.
La
Corte di giustizia europea, nella sentenza dell'11 settembre 2002
(Causa T-70/99), ha precisato che «quando sussistono incertezze
scientifiche riguardo all'esistenza o alla portata di rischi per la
salute umana, le istituzioni comunitarie possono, in forza del
principio di precauzione, adottare misure di protezione senza dover
attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la
gravità di tali rischi».
I
valori-limite presenti nella normativa italiana, relativi
all'esposizione della popolazione, pur essendo restrittivi in maniera
significativa rispetto a quelli dell'esposizione a breve termine per
la salute dei lavoratori, non si basano su studi che abbiano
dimostrato l'assenza di effetti significativi a medio-lungo termine,
essendo tali effetti a tutt'oggi oggetto di studi.
Il
governo del Conte bis intende sottoporre il vigente piano nazionale
di assegnazione delle frequenze (Pnaf) a valutazione ambientale
strategica o ritiene che tale valutazione debba essere fatta su base
locale, specificando l'ambito territoriale di applicazione?
Quali
iniziative di competenza l'esecutivo grulpiddino intende
intraprendere nell'ambito delle valutazioni ambientali ed, in
particolare, nel campo delle ripartizioni delle frequenze per il
posizionamento delle antenne?
È
in atto un'accelerazione tecnologica in ragione dell'avvento del 5G e
ciò avverrà mettendo a repentaglio il rispetto del limite di
esposizione della popolazione di 6 volt per metro, posto dal
regolamento recante "i tetti di radiofrequenza compatibili con
la salute umana" (decreto ministeriale numero 381 del 1998,
previsto dalla legge numero 249 del 1997) e confermato come limite
ambientale dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8
luglio 2003 "in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze
non inferiori a quattro ore".
L'individuazione
del valore di 6 volt per metro è stata una sfida scientifica e
tecnologica che ha governato la costruzione della rete di telefonia
cellulare in Italia, GSM, DCS e UMTS, una delle migliori reti
mondiali. La rete fu costruita proteggendo la popolazione italiana,
con livelli di esposizione massima di un centesimo, per l'UMTS e poi
per il 4G, di quelli degli altri Paesi in America e in Europa in cui
vige un limite di esposizione pari a 61 volt al metro. Un caso di
effettivo sviluppo sostenibile, in equilibrio ottimale tra diritto
alla salute (articolo 32 della Costituzione) e diritto all'intrapresa
(articolo 41 della Costituzione). In Europa, comunque, ben nove Paesi
hanno adottato, sull'esempio dell'Italia, i 6 volt per metro.
Nel
2011, la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha
classificato il telefono cellulare come possibile fattore cancerogeno
per l'uomo per i tumori della testa. Esistono, inoltre, ormai
numerosissimi studi sull'esito tumorale dell'esposizione prolungata
ai campi elettromagnetici. A fine 2018 il National toxicology program
(USA) ha diffuso il rapporto del suo studio con una "chiara
evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da
radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppano rari tumori delle cellule
nervose del cuore" e aggiunge che esistono "evidenze di
tumori al cervello e alle ghiandole surrenali". Studi confermati
dall'istituto Ramazzini di Bologna.
La
tecnologia 5G si sta affermando in aggiunta alle tecnologie 4G e 3G a
livello mondiale. Il nuovo sistema di comunicazione prevede l'avvento
del cosiddetto internet delle cose, con la connessione di
infrastrutture, reti fisiche, automobili, elettrodomestici e molto
altro. Tale
sistema permetterà di controllare qualsiasi apparecchio connesso da
remoto e di fare interagire gli oggetti tra loro, senza l'intervento
umano, introducendo una rivoluzione senza precedenti nella storia
dell'essere umano.
Fino
ad oggi i sistemi 2, 3 e 4G hanno utilizzato frequenze radio da 0,3
fino a 3 GHz, mentre il nuovo sistema 5G prevede di lavorare a
frequenza tra i 0,7 e i 26 GHz, con onde più vicine agli infrarossi
e alle radiazioni ionizzanti.
La
ricerca condotta dall'istituto "Ramazzini" di Bologna,
attraverso il centro di ricerca sul cancro "Cesare Maltoni",
ha riguardato l'impatto dell'esposizione umana ai livelli di
radiazioni a radiofrequenza (RFR) prodotti da ripetitori e
trasmettitori per la telefonia mobile che simulano il 3G. I
ricercatori hanno riscontrato aumenti statisticamente significativi
nell'incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule
nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all'intensità
di campo più alta, 50 volt al metro per un tempo continuativo di 19
ore al giorno, tutti i giorni della vita a partire dalla gestazione,
una situazione limite che si può considerare come un'esposizione 10
volte superiore ai limiti massimi consentiti oggi in Italia.
Secondo
la dottoressa Belpoggi, responsabile dell'istituto, "Sebbene
l'evidenza sia quella di un agente cancerogeno di bassa potenza, il
numero di esposti è di miliardi di persone, e quindi si tratta di un
enorme problema di salute pubblica, dato che molte migliaia
potrebbero essere le persone suscettibili a danni biologici da
radiofrequenze".
Un
esperimento in laboratorio sugli insetti esposti alle frequenze del
5G, effettuato da "Nuovo saline" onlus, associazione
culturale tecnico-scientifica con sede a Montesilvano (Pescara), ha
avanzato l'ipotesi di una correlazione tra l'esposizione alle
frequenze e il manifestarsi di significative distorsioni della catena
ecologica. In particolare gli insetti osservati non si riproducevano
più e smettevano di mangiare.
La
Corte d'appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado
del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017, secondo cui l'uso prolungato
del telefono cellulare senza cuffiette, può causare una particolare
forma di tumore. Per i giudici, infatti, benché non ci siano ancora
prove scientifiche chiare, esiste un nesso di causalità tra
l'utilizzo frequente del telefonino e l'insorgere di tumori.
Ai
sensi dell'articolo articolo 191 del Trattato sul funzionamento
dell'Unione europea, al fine di garantire un elevato livello di
tutela a salvaguardia della popolazione, andrebbe applicato il principio di precauzione, sulla base
del quale è raccomandato condurre, prima dell'introduzione di una
nuova tecnologia potenzialmente nociva, un'adeguata sperimentazione
nonché una ricerca approfondita per evidenziare gli effetti di
tossicità cronica utilizzando modelli e metodi diversi, in grado,
quindi, di evidenziare i differenti effetti biologici.
Riferimenti:
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=5g
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=conte
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=colao
https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=bCKQr15k4Ik&feature=emb_logo
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=elettrosmog
http://old.iss.it/binary/elet/cont/5G_e_rischi_per_la_salute.pdf