di
Anna Turletti
Sebbene
la Francia abbia avuto un lockdown morbido e leggermente più
“democratico” rispetto alla vicina Italia, presenta a livello
gestionale “zone grigie”, almeno per quanto riguarda l’argomento
scuola, che l’accomunano al nostro paese.
L’undici
maggio scorso, sul territorio francese sono state riaperte le scuole
su base volontaria per materna e primaria. Il Presidente Macron ha
dato carta bianca ai presidi delle scuole purché questi si
mettessero d’accordo con le famiglie e andassero incontro alle loro
esigenze.
Per
il Primo Ministro Eduard Philippe tornare a scuola è un imperativo
pedagogico e di giustizia sociale (1).
Ai
più piccoli, infatti, questo lockdown forzato, questo isolamento e
questa assenza di contatti con il proprio gruppo dei pari potrebbe
aver causato un vero e proprio trauma.
Così
facendo la Francia sembrerebbe essere un paese libero rispetto alla
“chiusa” Italia che nel frattempo per contrastare la “pandemia”
ha clamorosamente dimenticato i bambini.
Infatti,
diversamente dai governatori dello Stivale, il governo francese ha
messo in atto, sotto una falsa riga di viva preoccupazione per la
salute psico-fisica dei più piccoli, i suoi noti principi di
“libertà, uguaglianza e fratellanza”. Qualcosa
però stride.
Questi
esperti considerano la pandemia come una situazione eccezionale che
causerebbe sofferenza o insofferenza alla situazione stessa.
Da
questi presupposti scatta come priorità assoluta la riapertura della
scuola. I
bambini e i ragazzi infatti, essendo stati a stretto contatto per
tanto tempo con le proprie famiglie d’origine potrebbero aver
assorbito dei comportamenti di deriva complottista e iper-religiosa
ed essersi trasformati in pericolosi dissidenti: da qui la
necessità di un’imminente riapertura.
Agli
insegnanti francesi, con la scusa di capire se un eventuale studente
sia stato traumatizzato da questo stop forzato, viene chiesto di
trasformarsi in una sorta di controllori.
In
uno dei due documenti scritti in lingua francese, che per completezza
di informazioni sono allegati al fondo dell’articolo, viene
sottolineato come i docenti delle varie scuole dovrebbero segnalare i
cambiamenti comportamentali degli alunni, dovuti alle influenze
familiari causate dal prolungato contatto che le famiglie hanno avuto
con i propri figli.
In
particolare il governo francese indica il rischio che questi
soggetti, in età evolutiva, possano aver introiettato dei
comportamenti irrazionali, tali da essere messi in risalto dai
docenti e tenuti sotto stretto controllo per evitare rischi di
destabilizzazione sociale.
Per
controllare e verificare che non ci siano state influenze familiari
tali da originare comportamenti devianti nei minori, gli insegnanti
dovranno adempiere a un ventaglio di ulteriori mansioni:
-sensibilizzare
gli studenti delle categorie più a rischio sui discorsi pericolosi
che potrebbero portare a falsi rimedi in relazione al CoVid 19;
-sviluppare
lo spirito critico per lottare in modo efficace contro la
disinformazione, le fake news e le numerose teorie complottiste che
imperversano in rete e in ambienti comuni.
I
politici francesi, gli esperti dell’istruzione e quelli della
psicologia dell’età evolutiva ritengono assolutamente necessaria
la riapertura della scuola,
ipotizzando
che i bambini siano stati esposti in queste ultime settimane a
discorsi ansiogeni da parte delle loro figure parentali, come ad
esempio il concetto che questo tipo di pandemia rappresenterebbe la
potenza divina, o un avvertimento della natura o una punizione
inviata da Dio con relativo segno dell’imminente apocalisse o il
ritorno all’amore divino come unica arma di salvezza.
Ebbene
questo tipo di ideologia e questo tipo di deriva inquieta moltissimo
il governo francese perché ritiene che in qualche modo, queste
credenze alquanto bizzarre possano danneggiare la società creando
gridi di rivolta e ribellioni.
Perciò
la classe politica dirigente crede sia d’obbligo stilare un elenco
di comportamenti ritenuti devianti da identificare e delle opportune
procedure che gli esperti dei processi formativi scolastici ed extra
scolastici dovrebbero adottare in alcuni specifici casi.
Vediamo
di che cosa si tratta:
-
identificare la strumentalizzazione della pandemia da parte dei
ristretti gruppi settari e cioè come già riportato poco sopra,
verificare l’influenza di certi contenuti sui comportamenti di
bambini e ragazzi;
-
identificare le situazioni degli alunni e quelle a rischio di derive
settarie come ad esempio le pericolose credenze religiose e alcune
particolari ideologie che possano far scaturire comportamenti non
conformi alle regole imposte finora;
-
identificare le tecniche di comunicazione utilizzate nei confronti
dei più piccoli da leader, che in qualche modo possano manipolare il
loro pensiero e possano innescare opinioni complottiste atte a
destabilizzare l’opinione pubblica;
-
identificare i pericoli inerenti alla somministrazione di sostanze
alternative non verificate e non comprese tra quelle stabilite dai
protocolli, sostanze che possano aumentare il livello di immunità
del proprio sistema immunitario, ma che vadano a collidere con i
prodotti medici utilizzati dagli operatori sanitari generando una
diminuzione dell’efficacia delle cure messe in atto.
Tutti
questi comportamenti devianti dovranno essere identificati e
monitorati dai formatori scolastici che, in presenza di una o più
derive comportamentali, dovranno tempestivamente segnalarli
all’equipe di controllo pedagogico. Quest’ultima potrà così
svolgere un ruolo educativo e formativo atto a favorire il rispetto
della dottrina sanitaria e lo sviluppo di un pensiero razionale,
chiaro, autonomo e indipendente, per il bene e la salute pubblica
della collettività.
Questo
modus operandi non è così tanto distante da quello italiano.
In
Italia, infatti, la scuola non riparte. “Prima la salute poi tutto
il resto” questo lo slogan citato e ripetuto più volte dai
ministri del governo Conte e dai detrattori della fine del
“deconfinamento”. Sotto la scure di questa opinabile forma di
preoccupazione per la salute collettiva, l’Italia si sta
organizzando al meglio per una scoppiettante riapertura scolastica a
settembre, densa di “novità” e di nuove regole a cui attenersi
rigorosamente, affinché tutti potranno frequentarla in totale
sicurezza e serenità.
Queste
nuove regole, in fase di decisione e introduzione da parte della
ministra Azzolina, la quale seguirà alla lettera i consigli degli
esperti della comunità scientifica, potrebbero minare la libertà di
cura, la libertà di movimento e quella di parola dei più piccoli,
andando in collisione con i diritti sanciti dalla Costituzione
italiana.
A
scuola, secondo i “consigli” degli esperti, si rientrerà con la
mascherina, che andrà abbassata solo per eventuali interrogazioni
orali, oppure con le visierine trasparenti (3), con la
certificazione di un tampone e/o esame sierologico anche in assenza
di sintomi da Covid-19. Questo per iniziare l’anno scolastico a
settembre 2020. Inoltre, così è stato ipotizzato sempre dagli
esperti, per tornare a seguire le lezioni dopo qualsiasi assenza per
salute, l’alunno dovrà produrre un certificato con esito negativo
al tampone; e si parla sempre di più di una imposizione di un
vaccino antinfluenzale obbligatorio.
Qui
emerge un dubbio atroce: perché si deve imporre un vaccino contro
l’influenza stagionale se il CoV-2 che determina la malattia
CoVid-19 non è il virus dell’influenza? Purtroppo
queste imposizioni suonano più come “diktat” e sono la
condizione senza la quale gli studenti italiani non potranno
frequentare la scuola il prossimo anno.
Il
sito online dell’Istituto Comprensivo di Venezia sembrava aver
previsto anticipatamente queste forme coercitive già verso la fine
febbraio e inizio marzo u.s., e presentava in tal senso una serie di
articoli da 1 a 10.
In
particolare l’articolo 10 evidenzia le disposizioni di procedura
dei docenti nel caso in cui si riscontrasse in uno studente
dell’Istituto stesso, la presenza di sintomatologie della patologia
CoVid-19. Il link a questo articolo (4) non è più visibile e
rimanda a una pagina con la dicitura “404 - Articolo non trovato”
diventando quindi non più raggiungibile.
La
domanda sorge spontanea: “perché la pagina non è più
disponibile?” Nonostante
ciò parte del documento è stato salvato, con foto delle schermate
(visibili), in particolare modo l’enunciato dell’articolo 10 che
afferma:
“Nel
caso in cui un alunno dovesse manifestare i sintomi di cui al punto 1
nei locali della scuola, durante l’orario scolastico, l’insegnante
presente dovrà chiudere le porte dell’aula, chiamare
immediatamente il 118 o il 1500 e ricevere le relative istruzioni. I
presenti dovranno permanere all’interno dell’aula fino a che gli
operatori non avranno dato tutte le istruzioni del caso. L’insegnante
nel frattempo potrà avvisare colleghi o personale, evitando di
entrare direttamente in contatto con altre persone della scuola”.
E
la famiglia?
Anche
in Germania, precisamente in Sassonia, la situazione non è delle
migliori. Esistono procedure che stanno per essere messe in atto, che
non si discostano dai paesi europei presi in esame sopra.
Qui
si obbligano infatti i responsabili genitoriali a produrre
quotidianamente un’autocertificazione in cui si dichiara che il
proprio figlio non presenta i sintomi da CoVid-19 (5).
Ma
attenzione! Se la procedura pare più democratica, si cade in errore. Un
genitore che non sia un operatore sanitario non è in grado di
assumersi tale responsabilità né dovrebbe farlo, ma viene comunque
obbligato a controfirmare il documento poiché, in mancanza di questo
o in presenza di un’autocertificazione fallace, il governatore del
Land (la Sassonia) ha previsto pesanti azioni contro le famiglie in
questione, arrivando a far prelevare in modo forzato il minore e a
farlo mettere sotto la gestione di strutture socio-assistenziali.
Da
questo anomalo panorama costituito da limitazioni delle proprie
libertà, a causa di una dichiarata difesa della salute collettiva,
si delinea uno scenario europeo inquietante, dal quale può emergere
una nuova forma di dittatura europea di controllo delle libertà
individuali e di nuovi assetti geopolitici di potere, guidata da una
scienza “che non è democratica”, così come più volte definita
dal “televirologo più famoso d’Italia”, il dottor Burioni, e
dal celeberrimo giornalista, nonché divulgatore scientifico, Piero
Angela.
Questa
scienza,inderogabile baluardo di razionalità e di certezza assoluta
in ogni sua forma, si trasforma in dogma e impone regole che
intaccano i diritti costituzionali dell’Uomo, senza che vengano
spesso provate l’attendibilità e l’inoppugnabile sicurezza delle
sue teorie. Così facendo, la Scienza e gli Scienziati rischiano di
diventare coloro che annientano inesorabilmente il significato del
motto più conosciuto al mondo, pronunciato dai Francesi all’epoca
della Rivoluzione: “Libertà, Fratellanza e Uguaglianza”. Ma
molti sudditi di questa moderna
dittatura, caduti in un vortice di terrore, non sembrano accorgersi
di nulla.
Fonti:
1)
2)
3)
4)
5)