Spese
militari italiane in aumento, soprattutto per nuove armi ma anche per
il nucleare: 25 miliardi di euro nel 2018 (1,4% del Pil), con un aumento
del 4% rispetto al 2017, che rafforza la tendenza di crescita avviata
dal governo Renzi (+8,6 % rispetto al 2015). E’ quanto emerge dal
rapporto Mileurox 2018, presentato alla Sala stampa della Camera alla
presenza di Daniel Högsta, coordinatore della campagna Ican
(International Campaign to Abolish Nuclear Weapons.
«In Italia si tagliano i servizi, i trasferimenti ai
comuni, le pensioni ma non la spesa per le armi. 25 miliardi nel 2018,
pari all’1,4% del Pil, sono una quantità di denaro con cui si potrebbero
cancellare i superticket sulle ricette mediche per gli esami e la
diagnostica, solo per fare un esempio. Stanziare 25 miliardi mentre
diminuiscono le risorse per la sanità è inaccettabile.
Tra i programmi di riarmo nazionale in corso, elencati nel Rapporto Mileurox, i più ingenti sono le nuove navi da guerra della Marina,
tra cui la nuova portaerei Thaon di Revel, i nuovi carri armati ed
elicotteri da attacco dell’Esercito, e i nuovi aerei da guerra Typhoon e
F-35. Agli F-35 il Rapporto dedica un approfondimento che analizza
“costi effettivi (50 miliardi con i costi operativi), reali ricadute
industriali e occupazionali, difetti strutturali (che rischiano di
mettere fuori servizio gli F-35 finora acquistati dall’Italia per 150
milioni l’uno) e funzione strategica di questo sistema d’arma
prettamente offensivo e intrinsecamente contrario all’articolo 11 della
Costituzione italiana e al Trattato di non proliferazione nucleare”.
Un altro approfondimento riguarda proprio i costi della “servitù nucleare” legata
alle spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche tattiche
americane B-61 nelle basi italiane (23 milioni solo per l’aggiornamento
delle apparecchiature di sorveglianza esterna e dei caveau contenti le
venti B-61 all’interno degli undici hangar nucleari della base
bresciana) e alle spese di stazionamento del personale militare Usa
addetto e di mantenimento in prontezza di aerei e piloti italiani
dedicati al ”nuclear strike” (lo stesso acquisto del bombardiere
nucleare F-35 da parte italiana, secondo il Pentagono, rappresenta ”un
fondamentale contributo al missione nucleare” americana).
“Questi dati dimostrano come la presenza di armi
nucleari abbia impatto negativo per i paesi che le ospitano non solo dal
punto di vista politico, ma anche della spesa pubblica – è il commento
di Daniel Högsta, coordinatore della campagna contro le armi nucleari –
L’opinione pubblica dovrebbe rendersene conto! Sono invece già positivi
gli impatti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari votato
all’Onu a luglio 2017: diversi enti finanziari internazionali hanno
iniziato a disinvestire dalla produzione di armi nucleari. Anche gli
Stati dovrebbero fare lo stesso”.
Tra gli ulteriori focus del Rapporto Mileurox 2018:
le spese italiane di supporto alle 59 basi Usa in Italia (520 milioni
l’anno) e di contribuzione ai bilanci Nato (192 milioni l’anno), i costi
nascosti (Mission Need Urgent Requirements) “delle ‘infinite’ missioni
militari all’estero”, con approfondimenti sui costi di 16 anni di
presenza in Afghanistan e 14 anni in Iraq, il costo della base militare
italiana a Gibuti (43 milioni l’anno), il “‘tesoretto’ armato da 13
miliardi nascosto nel Fondo investimenti voluto dal governo Renzi,
destinato anche ai nuovi droni armati della **Piaggio Aerospace**, lo ‘scivolo d’oro’ dimenticato per gli alti ufficiali, condannato dalla Corte dei Conti,
e l’onerosa situazione dei 200 cappellani militari ancora a carico
dello Stato, con 15 milioni l’anno tra stipendi e pensioni”.
riferimenti:
http://milex.org/
http://milex.org/2018/02/02/milex-2018-secondo-rapporto-annuale-sulla-spesa-militare-italiana/
riferimenti:
http://milex.org/
http://milex.org/2018/02/02/milex-2018-secondo-rapporto-annuale-sulla-spesa-militare-italiana/