Veneto: prosecco al glifosato |
di Gianni Lannes
Ecco un marchio doc: il prosecco al glifosato. Il 30 giugno è in scadenza a livello europeo l’autorizzazione
del glifosato, già prorogata dal 31 dicembre 2015, in attesa della revisione paritetica
e della consultazione finale con gli Stati Membri. L'autorevole agenzia per la
ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato
il glifosato, in relazione alla salute umana, come “cancerogeno probabile” 2A. Oltre
all’azione oncogena il
glifosato, come risulta
da numerosi studi scientifici, sembra agire anche come
“interferente endocrino”,
perturbando molteplici e delicate
funzioni cellulari.
Il cosiddetto parlamento europeo in passato aveva già approvato il micidiale glifosato
per altri 7 anni, forzando ogni principio di precauzione per la salute umana e
di madre Terra. Si tratta di una sostanza potenzialmente cancerogena, che le regioni
italiane ne finanzieranno l’uso (e l’abuso) addirittura con solide iniezioni di
denaro pubblico, spremuto all’ignaro contribuente. Più precisamente i quattrini
usciranno alla voce fondi pubblici della pec, destinati alle misure per l’agricoltura
insostenibile. Insomma, quando l’ecologia diventa solo un simulacro per garantire
sporchi affari sulla pelle della collettività e dell’ambiente.
Alla campagna “stop glifosato” hanno aderito in
Italia ben 32 associazioni. Esse hanno scritto al governo Renzi e alle regioni,
chiedendo di «applicare il
principio di precauzione in nome della tutela della salute
pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione
e l’uso di tutti i prodotti a base di glifosato e la rimozione del prodotto da
tutti i disciplinari
di produzione che
lo contengono, prevedendo l’esclusione
da qualsiasi premio
nei Piani di
Sviluppo Rurale 2014
– 2020 per le
aziende che ne fanno uso».
Definito nel 2015 dallo Iarc, sicuro cancerogeno
per gli animali e fortemente a rischio per gli esseri umani, il glifosato è il
pesticida più usato al mondo. Infatti, è presente in 750 formulati tra i quali
il glinet e il roundup, quest’ultimo spacciato sul mercato dalla criminale
Monsanto in abbinamento a sementi ogm, disseminate in quantità industriali anche
in Italia, con il beneplacito sottobanco delle autorità tricolore.
Il glifosato, appunto, è sospettato di essere alla
base di gravi pericoli come l’insorgenza della celiachia. Esistono inoltre correlazioni
epidemiologiche tra l’esposizione al glifosato e il linfoma non-Hodgkin e gli
aumenti di leucemie infantili nonché malattie neurodegenerative come il Parkinson.
La decisione dell’EFSA (European Food Safety
Authority), supportata dalla relazione dell’Istituto federale tedesco per la valutazione
dei rischi (BfR), non tiene in considerazione una vasta gamma di studi
scientifici pubblicati da riviste internazionali indipendenti, che sono stati
invece valutati e considerati rilevanti dallo
IARC; minimizza senza adeguata giustificazione i risultati positivi di cancerogenicità
sugli animali; infine, si basa in buona parte su studi mai pubblicati e forniti
dalle stesse multinazionali che producono il glifosato, in contrasto con le più
elementari garanzie di indipendenza e in evidente conflitto d’interessi. Un
elemento quest’ultimo molto preoccupante e che dovrebbe di per sé spingere i
governi e le Istituzioni Europee a prendere le
distanze dalla posizione
dell’Agenzia: viene qui
messa in gioco
la credibilità stessa dell’Unione Europea.
In assenza di consenso scientifico sulla cancerogenicità del glifosato, il parlamento europeo, la relativa commissione di burocrati ineletti e gli Stati membri abbiano la responsabilità di proteggere prima di tutto la salute dei cittadini, adottando il principio di precauzione, in ossequio alla convenzione europea di Aarhus.
Dalla produzione lo sfruttamento ha inglobato la sfera del consumo introducendo merci adulterate e nocive, ed ha invaso i beni naturali indivisibili (acqua, aria, suolo) modificandone lo status chimico-fisico, fino a generare zone sempre più ampie di incompatiblità vitale.
In assenza di consenso scientifico sulla cancerogenicità del glifosato, il parlamento europeo, la relativa commissione di burocrati ineletti e gli Stati membri abbiano la responsabilità di proteggere prima di tutto la salute dei cittadini, adottando il principio di precauzione, in ossequio alla convenzione europea di Aarhus.
Dalla produzione lo sfruttamento ha inglobato la sfera del consumo introducendo merci adulterate e nocive, ed ha invaso i beni naturali indivisibili (acqua, aria, suolo) modificandone lo status chimico-fisico, fino a generare zone sempre più ampie di incompatiblità vitale.
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