12.2.20

ITALIA INQUINATA, POPOLAZIONE MALATA E GOVERNO LATITANTE


di Gianni Lannes

Nel belpaese chi inquina non paga mai effettivamente - come nel caso dell'Eni - grazie allo Stato e a tutti i suoi apparati centrali e periferici. I siti di interesse nazionale (SIN) sono aree contaminate molto estese classificate come pericolose dallo Stato e necessitano di urgenti interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari alla popolazione. I procedimenti finalizzati alla bonifica di queste aree contaminate sono ben lontani dall'essere completati, così come rilevato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella propria relazione di fine mandato sulle «Bonifiche nei siti di interesse nazionale». Peraltro, il governo Conte (1&2) non risponde agli atti parlamentari, come nel caso dell'interrogazione a risposta scritta numero 4/02049 del 31 luglio 2019, presentata da ben 54 senatori del movimento 5 stelle, sulla base di una mia inchiesta giornalistica, nonché delle interrogazioni 4/01481 (26 marzo 2019), 4/03254 (5 luglio 2019), 4/03985 (31 ottobre 2019), 4/01942 (9 gennaio 2019). 


Ecco il caso incredibile di Crotone, dove l'Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato eccessi di mortalità. La città di Crotone è interessata da un intenso degrado ambientale, conseguente a decenni di industrializzazione senza controllo. Il suolo, il sottosuolo, le falde acquifere, una porzione di mare, l'intero porto industriale e, anche a seguito di attività antropiche, alcune porzioni di suoli urbani sono interessati da profondi processi di inquinamento da metalli pesanti e da residui tecnologici contenenti radionuclidi in concentrazioni superiori alla media della crosta terrestre. L'Organizzazione mondiale della sanità nel 1997, nel suo annuale rapporto su salute e ambiente in Italia, affermava che "in sintesi, il quadro di mortalità rilevato nell'area di Crotone, risulta caratterizzato da eccessi per diversi tipi di patologie tumorali e non, che possono venire indotte da esposizioni di tipo occupazionale ed ambientale".

I SIN sono stati definiti dal decreto legislativo numero 22 del 1997 (cosiddetto decreto Ronchi) e dal decreto ministeriale numero 471 del 1999, ripresi poi dal decreto legislativo numero 152 del 2006, (articolo 252, che stabilisce che essi sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini sanitari ed ecologici, nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali).
 
L'articolo 36-bis del decreto-legge numero 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge numero 134 del 2012, ha apportato delle modiche ai criteri di individuazione dei SIN. Sulla base di tali criteri è stata effettuata una ricognizione dei 57 siti classificati di interesse nazionale e, con il decreto ministeriale 11 gennaio 2013, il numero dei SIN è stato ridotto a 39. La competenza amministrativa sui 18 siti che non soddisfano i nuovi criteri è passata alle rispettive Regioni.

Nella succitata relazione “ecomafie”, la Commissione permanente ha ribadito, riprendendo gli esiti dei lavori depositati il 12 dicembre 2012 dalla precedente Commissione parlamentare, che: «Un dato emerso in maniera evidente e che sin d'ora può essere sottolineato è quello concernente l'estrema lentezza, se non la stasi, delle procedure attinenti alla bonifica dei siti di interesse nazionale».

Nel capitolo dedicato alla «strategia di riforma del Governo» contenuto nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2018 non risultano presenti misure o interventi, puntuali e diffusi sul tema delle «bonifiche dei siti inquinati», lacuna francamente inaccettabile, sia per le ragioni legate alla tutela dell'ambiente e della salute umana, sia per quelle legate al mancato recupero economico produttivo dei siti inquinati in un'ottica di sistema che consente la riduzione del consumo di suolo e il rilancio sociale e occupazionale delle aree interessate.

Alla mancata bonifica dei siti di interesse nazionale sono connesse gravi e impellenti problematiche sanitarie, come riportato anche dal rapporto Sentieri nell'edizione dell'anno 2018, relativamente al grave stato di salute delle ignare popolazioni che sopravvivono nei Sin e nei Siti di interesse regionale, redatto dall'Istituto Superiore di Sanità e presentato a giugno 2018 presso lo stesso Ministero dell'ambiente.

Ecco qualche esempio eclatante di speculazione infinita, oltre a Manfredonia (in Puglia), degradata e devastata dall'Eni, grazie alla connivenza delle autorità statali, regionali e provinciali. Il sito di interesse nazionale (Sin) di «Crotone-Cassano-Cerchiara» è stato incluso nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale con decreto ministeriale numero 468 datato 18 settembre 2001. Con decreto ministeriale del 26 novembre 2002 è stato definito il perimetro del sito che si estende sulla terra ferma per circa 530 ettari e a mare per 1469 ettari. Il Sin è stato oggetto di riperimetrazione con decreto ministeriale numero 304 del 9 novembre 2017 e su richiesta della regione Calabria sono state incluse all'interno del perimetro del sito le aree esterne con presenza di Cic (conglomerato idraulico catalizzato). All'interno del Sin rientrano aree pubbliche e private; per ciò che attiene alla provincia di Crotone sono comprese nel Sin: tre aree industriali dismesse (ex Pertusola, ex Fosfotec, ex Agricoltura), una discarica in località Tufolo-Farina, due discariche industriali, la fascia costiera prospiciente comprese le foci dei fiumi Esaro e Passovecchio, le aree con presenza di conglomerato idraulico catalizzato (Cic). Per quanto attiene alle porzioni di territorio appartenenti alla provincia di Cosenza, sono ricomprese quattro aree ubicate nei comuni di: Cassano allo Jonio, Chidichino, Treponti e Cerchiara. All'interno del Sin sono attualmente ubicati impianti per la produzione di prodotti chimici, di incenerimento e di trattamento rifiuti, centrali per la produzione da biomasse e numerose industrie alimentari. Lo stato di determinazione del danno ambientale e del relativo risarcimento, nonché le attività di caratterizzazione e bonifica delle aree comprese nel Sin, sono state oggetto di analisi e puntuale ricostruzione da parte della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti nella XVII legislatura (relazione Doc. XXIII n. 50).

La dottoressa Elisabetta Belli è stata nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 giugno 2016 «Commissario straordinario delegato a coordinare, accelerare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito contaminato di interesse nazionale di Crotone». In data 15 maggio 2017 è stata siglata una convenzione con l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria (Arpacal), a supporto delle attività del commissario; le risorse finanziarie previste per l'attuazione della convenzione hanno garantito la fattibilità di importanti interventi propedeutici alle attività di bonifica, senza aggravio di spesa per l'Agenzia, per un importo complessivo pari a euro 2.320.000 fino a giugno 2018. Inoltre, al fine di reperire le risorse umane necessarie per l'attuazione delle molteplici attività di supporto tecnico specializzato, come da convenzione, venivano reclutate 6 unità di personale a tempo pieno e determinato. L'incarico del commissario straordinario delegato per le attività di bonifica del Sin di Crotone è scaduto in data 28 giugno 2018; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonostante diverse sollecitazioni pervenute da parte della regione Calabria, non ha assunto da allora nessuna determinazione in merito alla nomina di un nuovo commissario, indicando semplicemente la figura del generale Vadalà, come segnala l'interrogazione parlamentare 4/03985 del 31 ottobre 2019. Tale condizione ha comportato un grave rallentamento delle attività di bonifica e riparazione del danno ambientale, nonché la sospensione della sopra richiamata convenzione con Arpacal, come dichiarato in sede di audizioni da diversi soggetti istituzionali nell'ambito delle attività della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti.

Il 29 settembre 2017, presso il Ministero, si è svolta la conferenza dei servizi al fine di esaminare la proposta della Regione Calabria sulla ridefinizione del perimetro del sito di bonifica. Con decreto 9 novembre 2017 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato ridefinito il perimetro. Tra le nuove superfici (urbane ed extraurbane, pubbliche e private) introdotte dal decreto, che l'analisi di rischio sito-specifica effettuata dal Comune di Crotone ha rivelato contaminate da residui industriali, compare anche il piazzale di proprietà Casillo in località Passovecchio, a nord della città pitagorica. Si tratta di un'area soggetta a legge speciale perché presenta gravi compromissioni ambientali, avendovi l'analisi di rischio sito-specifica effettuata dal Comune stimato in 94.500 metri cubi la quantità di conglomerato idraulico catalizzato (CIC) presente sotto lo strato d'asfalto steso nel 1998; CIC qualificato non conforme al decreto ministeriale 5 febbraio 1998 in quanto la contaminazione di tale scoria industriale, soprattutto per l'arsenico, supera abbondantemente le concentrazioni soglia di rischio (CSR) fissate dal decreto legislativo numero 152 del 2006. In particolare il materiale prodotto per la realizzazione di sottofondi stradali e piazzali, rilevato in 18 aree di cui 16 ricadenti nella città di Crotone, derivava dalla lavorazione delle scorie "cubilot" (esito della fusione delle ferriti dello stabilimento Pertusola sud) che venivano miscelate con sabbia silicea, loppa d'altoforno e catalizzatori, dando vita al conglomerato idraulico catalizzato, ma tale operazione non è stata condotta seguendo le procedure previste per renderlo inerte. Pur essendone stata accertata la contaminazione, sul piazzale Casillo, definito da una sentenza della Corte di Cassazione come una discarica illegale di rifiuti, dal 20 al 28 ottobre 2018 si è svolta l'ennesima edizione della fiera di Crotone, guardata con sospetto da molti cittadini ma autorizzata senza esitazioni dal Comune proprio come in passato, benché l'inserimento di quell'area nel SIN imponga la bonifica o la messa in sicurezza, procedure che devono passare attraverso il Ministero. Inoltre, sempre a Crotone è presente un inquinamento da metasilicati contenenti "Tenorm", anch'essi provenienti dagli stabilimenti chimici crotonesi, il cui impiego in opere civili pubbliche e private nella città di Crotone e nella provincia è ormai accertato in quanto ogni volta che si individuano tracce di residui di Tenorm è necessario dimensionare la contaminazione mediante una caratterizzazione (comprensiva di carotaggi e analisi radiometriche), operazione propedeutica al passaggio successivo, cioè alla bonifica o alla messa in sicurezza permanente.

Il rapporto ISTISAN 16/9, "Studio epidemiologico dei siti contaminati della Calabria: obiettivi, metodologia, fattibilità" di P. Comba e M. Pitimada, pubblicato dall'Istituto superiore di sanità nel 2016, ha preso in esame 4 casi studio calabresi e fatto un primo quadro dello stato di salute della popolazione in quei luoghi in uno spazio temporale che va dal 2006 al 2012. In 3 dei 4 casi esaminati sono emersi dati di incidenza oncologica superiori a quanto atteso: 1) a Crotone, unico sito di bonifica di interesse nazionale della Calabria, sono stati registrati eccessi di mortalità in entrambi i generi per tutte le cause, tutti i tumori, tumori epatici e renali, nonché eccessi di ricoveri ospedalieri per tutti i tumori e per neoplasie gastriche, epatiche e polmonari; 2) nelle Serre vibonesi un eccesso di mortalità per tumori totali e in particolare tumori gastrici, e per diverse patologie cronico-degenerative; 3) nella valle dell'Oliva, nel comune di Serra d'Aiello (Cosenza), eccessi di mortalità per tumori del colon-retto e per diverse patologie cronico-degenerative.

In "Silicosis mortality in Italy: temporal trends 1990-2012 and spatial patterns 2000-2012" di G. Minelli, A. Zona, F. Cavariani, P. Comba e R. Pasetto, pubblicato dall'ISS nel 2017, sono stati analizzati i dati sulla mortalità per silicosi (malattia polmonare che colpisce lavoratori di diversi settori produttivi, dalle cave di pietra alle fabbriche di ceramica e a molto altro), nell'arco di tempo che va dal 2000 al 2012, in Italia e nelle diverse regioni. Con 352 decessi in questo arco di tempo, la Calabria si colloca al quinto posto dopo Toscana, Sardegna, Abruzzo e Liguria ma risale di una posizione se si considerano i tassi di mortalità il cui calcolo tiene conto delle dimensioni della popolazione delle diverse regioni. La geografia delle aree della Calabria che maggiormente contribuiscono a questo risultato contempla Motta San Giovanni (Reggio Calabria), con 91 decessi osservati su 1 atteso, Acri (Cosenza), con 40 decessi osservati su 4 attesi, San Basile (Cosenza), con 10 decessi osservati su 0 attesi, e un'area vasta di 25 comuni intorno a Colosimi (Cosenza), con 96 decessi osservati su 11 attesi.

Il rapporto ISTISAN 17/37, "Mortalità per mesotelioma pleurico in Italia, 2003-2014" di P. Comba e L. Fazzo, pubblicato dall'Istituto superiore di sanità nel 2017, esamina i dati sulla mortalità per mesotelioma pleurico (malattia per esposizione ad amianto) nell'arco di tempo che va dal 2003 al 2014, in Italia e nelle diverse regioni. In Calabria risultano essersi verificati 16 casi, con esposizione ad amianto per 30-40 anni, così distribuiti: Crotone, con 7 decessi osservati su 3 attesi, Gioia Tauro (Reggio Calabria), con 3 decessi osservati su 1 atteso; Roggiano Gravina (Cosenza), con 3 decessi osservati su 0 attesi, e Villa San Giovanni (Reggio Calabria), con 3 decessi osservati su 0 attesi. In sostanza, le tre pubblicazioni dimostrano che in Calabria emergono dati meritevoli di essere posti sotto attenzione e che la comunità scientifica nazionale segue il processo ambiente e salute nella regione, mantenendo alta l'attenzione sul tema.

Con sentenza numero 2536/2012 emessa dal Tribunale di Milano, la Syndial SpA è stata condannata a pagare agli attori in giudizio, Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e commissario delegato per l'emergenza ambientale Calabria, la complessiva somma di 56.200.000 euro, oltre agli interessi compensativi, e altresì condannata ad effettuare la bonifica dei siti inquinati, e a dare corretta esecuzione al piano operativo di bonifica concordato con i 3 beneficiari dei risarcimenti. Il piano prevedeva una bonifica "green field", tanto che la Syndial veniva condannata esclusivamente per il danno ambientale ante bonifica e non già anche per quello post bonifica. Il ministero dell'Ambiente, al fine di consentire qualsiasi tipo di edificazione nell'area industriale di Crotone, per la parte ricadente nel SIN, ancorché dette edificazioni siano esterne al sedime delle industrie dismesse e da bonificare, ha imposto agli utenti una preliminare caratterizzazione dei suoli e dei sottosuoli che i titolari delle iniziative sono costretti ad eseguire anticipandone i costi, pur non essendo responsabili dell'inquinamento. Al fine di verificare l'ottemperanza alle normative nazionali ed europee, che prevedono sostanzialmente l'applicazione del principio "chi inquina paga", la locale Camera di commercio, con svariate note nel corso dell'anno 2018, ha formulato istanza di accesso agli atti al Ministero, al fine di acquisire tutta la documentazione istruttoria, i verbali, le comunicazioni e gli ulteriori atti con i quali il Ministero stesso, in sede di perimetrazione del SIN di Crotone, coerentemente al disposto del comma 3 dell'art. 252, ha individuato i proprietari delle aree da bonificare e i soggetti responsabili dell'inquinamento e ha assicurato la loro partecipazione. Dopo una serie di trasmissioni di atti, non riconducibili all'individuazione dei responsabili dell'inquinamento e alle modalità con cui è stata assicurata la loro partecipazione agli incontri sull'istituzione e la perimetrazione del SIN di Crotone (2001), con la nota (prot. 001408/STA del 24 gennaio 2019) della Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque (divisione 3) rispondeva ai richiedenti: "per la restante documentazione domandata, si rappresenta che la scrivente non è riuscita a rinvenirla nei propri archivi in quanto trattasi di documenti estremamente risalenti", il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva annunciato nel mese di settembre 2019 di avere individuato il generale Giuseppe Vadalà, quale commissario straordinario per la bonifica relativa al sito di Crotone, ricadente nel Sin «Crotone-Cassano-Cerchiara», in seguito alla conclusione del mandato del precedente commissario, dottoressa Elisabetta Belli, avvenuta già nel mese di giugno 2018.
 
Vadalà che conosco personalmente da anni, è persona estremamente stimata e competente, che si auspicava avrebbe potuto avere un ruolo di garanzia determinante nella individuazione della tipologia delle operazioni di bonifica dei siti inquinati in relazione alla efficacia e alla sicurezza delle stesse. Tanti cittadini confidavano che il commissario prendesse parte alla conferenza di servizi decisoria sul Pob 2, fissata per il 24 ottobre 2019 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla luce delle enormi criticità rilevate nel suindicato piano ordinario di bonifica, in varie occasioni ed in particolare in una relazione a corredo di una petizione firmata da migliaia di crotonesi, consegnata presso il Ministero nel mese di settembre dello scorso anno. Nella suddetta relazione, infatti, si evidenzia come la maggior parte dei pericolosissimi veleni depositatisi negli anni nel sito ove esistevano le fabbriche, secondo il Pob 2 sono destinati a rimanere sul territorio con il perpetuarsi di gravissimi e irreparabili danni all'ambiente e alla salute.

Non tutto. L'atto parlamentare 2/00603 del 17 dicembre 2019 rivolto da tre deputati della maggioranza governativa, ovvero del movimento 5 stelle al governo Conte, ma ancora privo di riposta, segnala che: 
 
«il Porto di Crotone starebbe per diventare il sito di stoccaggio di rifiuti speciali industriali nucleari di seconda categoria provenienti dalla Centrale elettrica di Montalto di Castro; infatti, stando alla notizia di stampa, sarebbe stato autorizzato il transito e il temporaneo stoccaggio sulle banchine del Porto Nord di Crotone di containers contenenti scorie provenienti dalla dismessa centrale elettro-nucleare costruita a suo tempo nei pressi di Civitavecchia; si rileva che, a quanto consta agli interpellanti, da parte della Mg Srls sarebbe stata presentata una richiesta di autorizzazione allo stoccaggio e al transito di rifiuti ferrosi «contaminati»; i rifiuti radioattivi di seconda categoria contengono radionuclidi che impiegano da decine a centinaia di anni prima di decadere; la città di Crotone, a causa della politica, a giudizio degli interpellanti scellerata, degli ultimi anni è diventata la «pattumiera» della Calabria ed è già satura di veleni; rientrando, inoltre, nel Sin (Sito di interesse nazionale) Crotone-Cassano-Cerchiara, è in attesa da diverso tempo che parta la tanto sospirata bonifica dei siti dell'ex area industriale; a ciò si aggiunga che non è stata ancora ufficializzata la nomina del Commissario straordinario, nonostante sia stato già individuato nella persona del Generale Giuseppe Vadalà; l'ex area industriale da bonificare è adiacente al Porto Nord di Crotone, dove dovrebbero giungere, per essere stoccati, i rifiuti nucleari sopra citati; inoltre, la città di Crotone, a seguito dell'ennesima ordinanza contingibile e urgente, emanata del presidente della regione Calabria (n. 246 del 7 settembre 2019) riceve, nella discarica privata ubicata in località «Columbra», gli scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani dell'intera Calabria, che crea seri problemi di carattere igienico-sanitario per le popolazioni che risiedono nelle immediate vicinanze; in merito alle due problematiche sopra descritte sono state presentate dalle firmatarie del presente atto interrogazioni risposta scritta al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il 30 settembre 2019 e il 31 ottobre 2019, alle quali, a tutt'oggi, non è pervenuta risposta». 
 
Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa ha confermato il nulla o quasi di fatto, vale a dire ha certificato il disastro ambientale (risposta scritta pubblicata Giovedì 1 agosto 2019, nell'allegato B della seduta n. 220 – 4-01395 presentata da Ferro Wanda):

«Con specifico riferimento al SIN di «Crotone-Cassano-Cerchiara», si segnala che il sito è stato perimetrato con decreto ministeriale Ambiente del 26 novembre 2002. L'area perimetrata a terra (riferita al solo sito di Crotone) è pari a circa 530 ettari, mentre l'area a mare è di circa 1.469 ettari (comprensivi di 132 ettari di area portuale). Con decreto del 9 novembre 2017 a firma del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stata ridefinita la perimetrazione del SIN per quanto riguarda le aree a terra (inclusione dei siti con presenza di conglomerato idraulico catalizzato). Ciò premesso, lo stato di attuazione degli interventi di caratterizzazione e bonifica per le aree comprese nel SIN è il seguente:
aree per le quali sono stati presentati i risultati della caratterizzazione (49 per cento circa); aree contaminate con progetto di messa in sicurezza-bonifica dei suoli approvato con apposito decreto (25 per cento circa); aree contaminate con progetto di messa in sicurezza/bonifica della falda approvato con decreto (12 per cento circa); aree con procedimento concluso (suoli 13 per cento) — (acque di falda 11 per cento circa). Per quanto riguarda le aree private di competenza Syndial, si rappresenta che le attività previste dal progetto di bonifica delle acque di falda, che riguarda le tre aree di stabilimento ex Pertusola, ex Agricoltura ed ex Fosfotec, approvato con decreto direttoriale n. 122 del 9 aprile 2015, sono in corso di esecuzione. Per i progetti operativi di bonifica fase 1 «Opere a mare anticipabili» e fase 2 «Bonifica aree di stabilimento e aree discariche a mare» sono state indette conferenze di servizi decisorie asincrone e in modalità semplificata che, per la complessità degli interventi previsti, il Ministero dell'ambiente ha ritenuto opportuno trasformare in conferenze di servizi sincrone e in modalità simultanea, articolate in più riunioni. Per entrambi i progetti si resta in attesa della conclusione del procedimento di autorizzazione unica regionale ex articolo 27-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 per la successiva approvazione in conferenza di servizi ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Per alcune delle aree oggetto del progetto operativo di bonifica Fase 2, caratterizzate dalla presenza di TENORM, si deve invece attendere la conclusione del procedimento ex articolo 126-bis del decreto legislativo n. 230 del 1995 da parte del prefetto di Crotone in quanto autorità competente. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha stanziato a favore del SIN di Crotone-Cassano-Cerchiara euro 21.116.860,84, di cui euro 9.916.860,84 a valere sul decreto ministeriale n. 468 del 2001, somme interamente impegnate e spese per la realizzazione degli interventi, ed euro 11.200.000,00 a valere su risorse di bilancio, disciplinate nell'accordo di programma del 16 febbraio 2011 nel quale è prevista, tra l'altro, la bonifica delle «Aree con presenza di Conglomerato Idraulico Catalizzato» e il completamento della bonifica dell'area archeologica. Inoltre, a seguito della sentenza del tribunale di Milano n. 2536/2012, la Syndial ha versato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare euro 70.849.885,64. Tale somma è stata impegnata a favore del commissario ex decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2016 e sono stati trasferiti euro 35.424.942,50, così come disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri medesimo. Residuano ancora da trasferire euro 30.920.608,80 (al netto di quanto già liquidato alla Syndial, euro 4.504.334,34, a seguito della transazione Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare-Syndial del 20 novembre 2017 in ordine alla parziale erroneità del conteggio degli interessi calcolati sulle somme di cui alla sentenza del tribunale di Milano n. 2536 del 2012...».









Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.