di
Gianni Lannes
Non è il lussuoso Orient Express, ma l'odierno viaggio disperato dei figli dell'umanità. Scene
d'altri tempi nella stagione del disamore e del razzismo che solcano il belpaese e scuotono la gelida Europa. Quattro
fratellini dalle cinque alle dieci primavere d'età - Ashraf, Muslim,
Mansour, Salem e la loro giovane mamma Najat di 32 anni, incinta di
cinque mesi - nascosti in un treno merci affamati e quasi assiderati.
L'Odissea verso l'Occidente è partita dall'Oriente: Siria, Turchia,
Grecia, Bosnia, Serbia ed infine Italia. A Villa Opicina, il
macchinista italiano ha udito il pianto inconfondibile di un bimbo e
poi ha scorto due manine dalla fessura di un vagone e una testolina
imbiancata dall'argilla. Quando la Polizia e i Vigili del fuoco
aprono il vagone sigillato accarezzano sguardi impauriti, in quelle divise dell'ordine comunque aleggiano animi umani.
«Non
credevamo ai nostri occhi, il cuore ci è balzato in gola quando
abbiamo visto quelle manine e quelle testoline sporche affacciarsi.
Siamo padri di famiglia e per quanto, soprattutto quest'anno,
intercettiamo continuamente migranti in arrivo dalla rotta balcanica,
non avremmo mai pensato di trovarci davanti a una scena così
drammatica, d'altri tempi» racconta Luigi Perotti, assistente capo
della Polfer di Trieste.
Magari
non solo a Natale, ricordiamoci di essere tutti migranti sulla Terra,
soprattutto quando ci imbattiamo nell'umanità dolente con
un briciolo di anni nell'animo e tanta gioia di vivere, in fuga dalla nostra ininterrotta e sempre più intensiva guerra di sfruttamento.