28.10.19

STREET ART: COME I POLITICANTI SFRUTTANO I BAMBINI A SCUOLA!

foto Gilan

di Gianni Lannes

I politicanti usano anche la scuola. Oggetti e mai soggetti attivi, insomma banalmente eterodiretti. Usare bambini e fanciulli, anzi gli alunni durante lo svolgimento dell'orario scolastico, per finalità da politicanti tricolore, con il pretesto di una tinteggiatura artistica. E' accaduto stamani a Vico del Gargano, in tutta fretta al limite della prima scadenza burocratica del 31 ottobre. Tutto stabilito a priori dalla burocrazia politica, calcolato nei minimi dettagli per intercettare il finanziamento regionale, con un coinvolgimento esclusivamente di facciata dei minori. Quale legalità e che spessore culturale? In larga parte dei casi, senza l'autorizzazione ed il consenso informato dei genitori, nella scuola media Manicone, oggi sono stati fotografati  i minori che frequentano questo istituto pubblico dello Stato italiano. Qualcuno dei bambini ha protestato pacificamente poiché non voleva essere immortalato - da estranei - ma è stato zittito, anzi redarguito da qualche insegnante fin troppo zelante. Le immagini dei minori usati come comparse involontarie per propagandare la trovata commerciale, finanziata dalla Regione Puglia con quattrini pubblici, "saranno diffuse come una merce qualunque su Internet, sui social, ed in paese mediante gigantografie", ha dichiarato pubblicamente in una riunione la vice presidente Angela Tomaiuoli nel pomeriggio di giovedì 24 ottobre 2019; insomma ovunque, calpestando la dignità personale e l'intimità somatica di pargoli e fanciulli, nonché le normative a salvaguardia dei minori. Occasione ghiotta per la propaganda: il 28 ottobre scorso, il "primo cittadino" pro tempore, tale Michele Sementino, ha pubblicato sulla sua personale pagina Facebook le foto dei bambini nel cortile della scuola. Anche il Miur ed il Garante per l'Infanzia, non ne sono al corrente. Comunque, la preside Donatella Apruzzese, è intervenuta prontamente, e ha fatto rimuorevere dai social le foto ritraenti i minori.

L'iniziativa denominata “Street Art - La cultura si fa strada”, pur lodevole se avesse coinvolto per tempo gli alunni, calata dall'alto, è stata finanziata dalla legge di bilancio regionale (l.r. 67/2018, articolo 50 – emendamento Colonna-Zinni). In soldoni pubblici: ben 450 mila euro in tre anni, di cui 150 mila nel solo 2019, spalmati su 12 comuni. “Siamo orgogliosi di aver partecipato a questo progetto” ha detto il primo cittadino Sementino. Incredibile. Proprio in loco non c'è da stare allegri. Infatti, secondo la cronaca documentata: nei bagni scolastici a porte aperte manca la carta igienica ed il sapone, mentre le lavagne elettroniche (lim) sono sovente malfunzionanti. In compenso questa scuola media statale non ha ancora eliminato le barriere architettoniche al suo ingresso in via Papa Giovanni XXIII.
 
Pur di incamerare i finanziamenti regionali, chi ha ordinato la frettolosa operazione, che non è stata mai sottoposta preliminarmente all'approvazione del Consiglio d'Istituto e nemmeno all'attenzione di tutti i genitori? Gli alunni, poi, sono stati piazzati in posa all'ultimo momento ma non coinvolti nella fase creativa per ideare e realizzare l'opera. "E' il risultato di una politica della competitività e dell'apparire. Tanto fumo e poca sostanza - bacchetta la professoressa Luisa Piarulli, una delle più eminenti pedagogiste italiane - E' grave che le famiglie non siano state adeguatamente messe al corrente".

Sulla mera carta l'intervento regionale ha come finalità “la rigenerazione, la riqualificazione e la valorizzazione in chiave culturale dei luoghi pubblici, con particolare riferimento ad aree degradate e periferiche”. Ma perché allora sfruttare l'immagine degli alunni minorenni fotografati contro la loro volontà, e senza dir niente ai genitori della vera finalità, distogliendoli da un'ora di lezione? Questione di soldi? Un'operazione di facciata? Se proprio avesse voluto il Comune vichese poteva recuperare e salvaguardare realmente ad appena 100 metri di distanza, la necropoli dell'età del Ferro di Monte Tabor, risalente al V secolo avanti Cristo, sommersa dal degrado nonché fagocitata nell'indifferenza generale dalla speculazione edilizia (legalizzata) avallata dalle autorità, ma non il cortile della scuola dove almeno 10 generazioni di bambini hanno giocato indisturbatamente, prima dell'intervento commerciale, pardon, "artistico", degli adulti.

"L'arte non c'entra niente, non c'è traccia: è un modo capestro di mettere mano a quei finanziamenti - commenta Lucia Uni, attiva nella scena artistica italiana - Quale sia il valore dell'arte di strada non è fino a prova contraria compreso da un'istituzione che elargisce denaro con un progetto fumoso che solo sulla carta coinvolge gli studenti.  I bambini in ogni caso devono poter essere padroni del proprio "segno" come da adulti lo saranno delle proprie azioni. L'arte sta nell'adulto come il gioco sta al bambino. Ovvero, l'arte è per l'adulto un gioco consapevole e una necessità interiore. Sicuramente i bambini non possono essere usati per mostrare la bontà di una iniziativa "culturale", il cui scopo è lo stanziamento e ottenimento di fondi. Il pretesto non è tanto l'arte, ma il fare "cultura" con dei messaggi grevi, una cosa davvero capestre. Peggio: usare i bambini in modo nominale facendoli comparire all'ultimo istante per avvalorare il progetto. Questo comportamento verso i bambini poi contraddice i principi che l'istituzione dice di voler promuovere, appunto di identità e integrazione".  

E non lesina critiche anche la giornalista e ingegnere, nonché mamma, Giulia Fresca: "L'Italia è piena di iniziative culturali-artistico-ludiche dedicate ai minori solo per prendere consenso ed usare inconsapevolmente le loro identità. I genitori? Qualcuno che si oppone, si rifiuta, tiene a casa il figlio? No. E dunque? I minori se non sono tutelati dagli stessi genitori che invece plaudono ed autorizzano tali iniziative da chi dovrebbero essere tutelati?".