Campobasso (Italia) irrorazioni NATO foto Gianni Lannes |
di
Gianni Lannes
Nel
belpaese - secondo i dai ufficiali - sono stati registrati di recente
35 morti ogni 100 mila abitanti per inquinamento. Insomma, si muore
per un respiro. Decessi prematuri, soprattutto di chi si è appena
affacciato alla vita in Europa: soltanto in Italia le vittime sono
state circa 21 mila in più del previsto nel 2017. E va sempre
peggio, non solo per via dell'inquinamento industriale e veicolare,
ma anche per l'aerosolchemioterapia bellica attuata sistematicamente
dalla NATO negli ultimi 17 anni. Lo scarico atmosferico degli aerei
civili e militari avvelena ed uccide infinitamente di più del
morbillo, eppure il problema nel vecchio continente, è
sistematicamente eluso dalle autorità, nonostante i tanti
strombazzanti proclami pubblici. Oggi in consiglio dei ministri
si discute il cosiddetto “decreto clima”, una sorta di palliativo
- assolutamente inconsistente – teso a gettare fumo negli occhi
della popolazione italiana.
In
tutti i casi di superamento dei valori limite stabiliti dalla
normativa dell'UE sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva
2008/50/CE), gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani per la
qualità dell'aria e a garantire che tali piani stabiliscano misure
appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve
possibile».
Alla
voce distrazioni di massa. Il governicchio grulpiddino è
indifferente, anzi compiacente, complice, omertoso, elude la vera
questione. Infatti ha dichiarato ieri il ministro dell'ambiente, il
generale Costa:
«Al
lavoro per gli ultimi ritocchi al Decreto clima che, possiamo
finalmente dirlo ufficialmente, domani sarà discusso in Consiglio
dei ministri. Avremo norme che contribuiranno a contrastare
l’emergenza climatica a 360 gradi, dalla rottamazione di auto e
ciclomotori in favore di abbonamenti per il trasporto pubblico e
l’acquisto di biciclette, incentivi per la riduzione degli
imballaggi, creando dei green corner nei negozi, a partire dalle
botteghe e dai mercati rionali, con un fondo destinato proprio a
tutti i commercianti che saranno quindi nostri alleati nel combattere
l’eccesso di imballaggi, ci sarà una forte spinta alla
riforestazione urbana e ancora campagne di informazione e di
formazione ambientale nelle scuole».
Infine,
viene istituita una sorta di cabina di regia direttamente da Palazzo
Chigi. La “Piattaforma per il contrasto ai cambiamenti
climatici” sarà presieduta dal Capo del Governo o, su sua delega,
dal Ministro dell’Ambiente. Questi i compiti per casa:
- redigere un piano nazionale per il monitoraggio e la riduzione dell’inquinamento atmosferico;
- studiare le emissioni in atmosfera;
- promuovere accordi di programma tra amministrazioni centrali e territoriali per la riduzione delle emissioni in atmosfera.
- monitorare gli investimenti sulla mobilità sostenibile e lo stato di attuazione dell’abbandono delle fonti fossili di produzione di energia;
- verificare lo stato di attuazione delle misure previste dal piano triennale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria;
- adottare ogni iniziativa idonea a superare eventuali ostacoli e ritardi;
- confrontarsi con associazioni di protezione ambientale che possono presentare le loro proposte;
- valutare, entro tre anni dalla data di entrata in vigore del decreto, gli effetti prodotti.
«L'inquinamento
dell'aria è dato dalla contaminazione dell'ambiente indoor o outdoor
da parte di agenti chimici, fisici o biologici che modificano le
caratteristiche naturali dell'atmosfera» ha sentenziato l’ISPRA.
Un’ampia
letteratura scientifica evidenzia la maggior vulnerabilità dei
bambini all’inquinamento atmosferico rispetto agli adulti. I
bambini sperimentano infatti livelli di esposizione più elevati
degli adulti in quanto hanno ad esempio un maggior rapporto
superficie/volume, attività metaboliche e tassi respiratori più
elevati, tessuti e organi con elevata attività di replicazione
cellulare, immaturità di tessuti, organi e sistemi (metabolico,
immunitario, nervoso, riproduttivo). Anche le stime Oms sull’impatto
dell’inquinamento atmosferico sulla salute infantile sono ben
documentate, e assegnano alle esposizioni ad inquinamento dell’aria
in ambienti outdoor e indoor circa 700.000 morti premature per i
bambini al di sotto i 5 anni.
I
dati sull’inquinamento atmosferico relativi all’Italia pongono il
nostro Paese in una situazione di forte criticità in quanto il 98%
dei bambini sotto i 5 anni vive in aree dove le concentrazioni di
PM2.5 sono al di sopra dei livelli raccomandati dall’Oms per la
tutela della salute. L’analisi dei dati di qualità dell’aria per
il 2016 mostra nelle aree urbane, distribuite su tutto il territorio
nazionale, concentrazioni medie annuali di PM2.5 superiori al valore
Oms (10 μg/m³), raggiungendo livelli medi di 18 μg/m³ al Nord (su
cui pesa la presenza del bacino Padano), di 16 μg/m³ al Centro e di
13 μg/m³ al Sud.
Inquinamento
atmosferico e salute dei bambini Il 91 per cento della popolazione
mondiale è mediamente esposto a livelli degli inquinanti nell’aria
al di sopra dei valori raccomandati dall’Organizzazione mondiale
della sanità (Oms) per la salvaguardia della salute, e ciò riguarda
anche, e soprattutto, i bambini che rappresentano un segmento di
popolazione particolarmente vulnerabile.
Sono
alcuni dei dati che emergono dal documento “Air pollution and child
health: prescribing clean air” pubblicato dall’Oms a ottobre
2018. Il rapporto evidenzia ancora una volta la rilevanza
dell’inquinamento atmosferico outdoor e indoor per la salute dei
bambini - un problema rimasto lettera morta - che nella Conferenza
Ministeriale Ambiente e Salute dei 53 Stati della Regione europea
dell’Oms (Ostrava, 2017) era già stato riconosciuto come una delle
principali priorità di sanità pubblica, da affrontare attraverso il
rispetto delle linee guida Oms, tramite un processo continuo di
miglioramento della qualità dell’aria.
Tra
i principali effetti sanitari dell’inquinamento dell’aria nei
bambini, vengono segnalati, oltre ad una ridotta funzione polmonare,
asma, infezioni acute delle basse vie respiratorie, problemi nello
sviluppo neurocomportamentale, obesità, otite, per arrivare infine
ad alcuni tumori infantili, quali ad esempio leucemie e
retinoblastomi, che possono essere associati ad esposizioni della
madre agli inquinanti cancerogeni dell’inquinamento atmosferico nel
periodo prenatale. Occorre inoltre sottolineare che le esposizioni in
età infantile, oltre a determinare effetti misurabili nel bambino
stesso, si proiettano anche negli anni successivi rendendo
l’individuo più vulnerabile durante tutto il suo percorso di vita.
L’attuazione di azioni di prevenzione adottate durante la fase
critica infantile-adolescenziale possono quindi produrre immensi
benefici per la salute pubblica in termini di riduzione del carico di
patologie e costi sanitari.
Nelle
città inquinate si è più esposti al rischio di ictus ed infarto.
E’ quanto ha stabilito uno studio risalente al 2010 condotto da un’
èquipe composta da esperti dell’Harvard School of Public Health,
del Policlinico di Milano e del centro trombosi della Fondazione
ospedale Maggiore. La ricerca, pubblicata sugli Archives of Internal
Medicine, mette sul banco degli imputati le polveri sottili,
suscettibili di provocare un’infiammazione delle cellule
immunitarie delle vie aeree e addirittura di provocare modifiche nel
DNA, con conseguenze devastanti per la salute. Come ha spiegato il
dottor Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina
interna all’Università di Milano:
«Le
cosiddette polveri sottili attivano in senso infiammatorio le cellule
immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi
alveolari. Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni,
contaminate dalle polveri, cominciano a produrre grandi quantità di
6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la
quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria,
ma può anche dare origine a un evento trombotico, a causa degli
effetti pro-coagulanti del mediatore stesso».
I
dati analizzati hanno riguardato un campione di 2000 persone,
residenti in Lombardia con risultati a dir poco allarmanti: per ogni
incremento di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo d’aria, si
registra un aumento del 70% del rischio di trombosi. Gli effetti
degli inquinanti atmosferici si palesano già dopo una settimana
trascorsa in una città particolarmente inquinata. Finora la ricerca
si era concentrata principalmente sui danni dell’inquinamento
atmosferico alle vie respiratorie, trovando associazioni tra
l’aumentato numero dei casi di asma e reazioni allergiche e
l’incremento delle polveri sottili nell’aria. Alcuni studi
avevano ipotizzato un aumento dei picchi di asma vicino alle
autostrade, così come un maggior rischio di ipertensione per chi
viveva in quartieri inquinati. Ma l’effetto dello smog sulla salute
va ben oltre, come dimostra questo studio e come ha spiegato lo
stesso Andrea Baccarelli, responsabile del Centro di epidemiologia
molecolare del Policlinico di Milano, coordinatore della ricerca:
«Gli
effetti dell’inquinamento atmosferico non si fermano all’apparato
respiratorio ma coinvolgono molti altri distretti dell’organismo,
tra cui il sistema cardiocircolatorio».
È
più pericoloso dell’alcol, secondo una ricerca pubblicata da
Lancet nel 2011. È il primo fattore di rischio d’attacco cardiaco
e precede in graduatoria perfino la cocaina e le altre droghe,
incalza Tim Nawrot dell’università belga di Hasselt. È una delle
maggiori emergenze di sanità pubblica a livello europeo, aggiunge
l’epidemiologa Sylvia Medina, dell’Istituto francese di vigilanza
sanitaria. Che provocasse un aggravarsi dei sintomi di asma,
allergie, con rischi enormi per lo sviluppo dei polmoni dei bambini,
aumento di eczema e rinite allergica, incremento delle patologie
respiratorie se ne era già discusso e accertato in precedenti studi.
La ricerca ha inoltre da tempo appurato che vivere vicino ad arterie
stradali esponesse ad un rischio maggiore di subire un ictus o un
infarto. Dunque, l’inquinamento atmosferico provocherebbe lo stesso
numero di infarti dell’alcol, del caffè e del troppo sport. A
sostenerlo è uno studio effettuato da un’équipe di ricercatori
afferente alla Hasselt University di Diepenbeek ed all’Università
Cattolica di Lovanio in Belgio. Gli esperti spiegano che dei fattori
studiati, la cocaina è quella che è maggiormente in grado di
provocare un infarto, ma il traffico vanta la maggiore fetta di
popolazione esposta. La ricerca è apparsa sull’autorevole rivista
di divulgazione scientifica The Lancet ed ha preso in esame 36
ricerche precedenti sull’argomento. Dai dati estrapolati è emerso
che lo smog aumenta il rischio di infarto del 5%, il caffè di 1,5
volte e l’alcol di 3 volte.
Riferimenti:
World
Health Organization. The world health
report 2002 - Reducing risks, promoting
healthy life. Geneva: WHO; 2002.
Ezzati
M, Lopez AD, Rodgers A, et al. Selected major
risk factors and global and regional burden of disease. Lancet 2002;
360: 1347-60.
APHEIS
- Air Pollution and
Health: a European Information System.
Health impact assessment of air pollution in 26 European cities.
Second-year report 2000-01.
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS1470-2045(06)70545-9/fulltext?code=lancet-site
http://old.iss.it/binary/cmpo/cont/notiziario.1130416015.pdf
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=21+mila
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/le-strisce-degli-aerei-sono-pericolose
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=21+mila
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/le-strisce-degli-aerei-sono-pericolose
https://annuario.isprambiente.it/ada/basic/6852
https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/member-states-reporting-art-7-under-the-european-pollutant-release-and-transfer-register-e-prtr-regulation-18
https://ec.europa.eu/italy/news/20180517_UE_protegge_cittadini_su_inquinamento_dell_aria_it