di Gianni Lannes
99 anni dopo la loro uccisione, Maria Ferdinando Sacco,
nipote di Nicola Sacco, da Torremaggiore nella Daunia, ha scritto una lettera
al presidente degli Stati uniti d’America, Obama, a Papa Francesco e al
presidente Mattarella. L’intento è quello di giungere
attraverso atti formali alla «completa riabilitazione storica, sociale ed etica
di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, cittadini italiani, emigrati negli Stati
Uniti d’America, e lì assassinati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927, a
seguito di un processo basato esclusivamente su pregiudizi politici e razziali,
in cui vennero violati i diritti della difesa».
Fu una condanna ingiusta, frutto di un processo politico, quella che portò la notte fra il 22 e 23 agosto 1927 sulla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Una condanna a morte decisa da una Corte statunitense, sulla base di una falsa accusa di rapina contro i due anarchici che negli Usa non sono stati ancora riabilitati. Oggi, quasi un secolo dopo quella tragica esecuzione, dopo lo struggente inno di Joan Baez, dedicato a "Nicola and Bart" che faceva da colonna sonora al film di Giuliano Montaldo con Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla, un nuovo appello in loro memoria è stato consegnato alla White House.
Fu una condanna ingiusta, frutto di un processo politico, quella che portò la notte fra il 22 e 23 agosto 1927 sulla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Una condanna a morte decisa da una Corte statunitense, sulla base di una falsa accusa di rapina contro i due anarchici che negli Usa non sono stati ancora riabilitati. Oggi, quasi un secolo dopo quella tragica esecuzione, dopo lo struggente inno di Joan Baez, dedicato a "Nicola and Bart" che faceva da colonna sonora al film di Giuliano Montaldo con Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla, un nuovo appello in loro memoria è stato consegnato alla White House.
Il colpo era avvenuto il 15 aprile del
1920 a South Braintree nel Massachussetts. Le indagini scattate dopo il
sanguinoso assalto, non sono di routine. Nello Stato si scatena una vera e
porpria caccia all' uomo. Anche perché nel dicembre del ' 19 a Bridgewater,
sempre in Massachussetts, c' era stato un altro assalto armato, condotto con le
stesse modalità di quello al calzaturificio. Gli investigatori si convincono
che è un' unica banda ad aver messo a segno i colpi e, per i detectives, si
tratta di una gang di italiani. L' inchiesta si concentra sulle auto usate per
le rapine e portano ad intensificare i controlli sui furti di vetture. E così,
il 5 maggio del ' 20, qualcuno segnala che due stranieri che hanno appena
tentato il furto di un' auto, sono sul tram per Bridgewater. E sul tram ci sono
proprio Sacco e Vanzetti. A un chilometro dal capolinea vengono fermati. In
tasca hanno due pistole e volantini di propaganda anarchica. Per loro scatta l'
arresto. Il processo che seguì, si trasformò in un caso internazionale con al
centro la persecuzione contro i gruppi anarchici. Un processo storico, di
quelli che segnano un' epoca. In aula l' accertamento della verità si scontra
con il clima di caccia alle streghe. Accertamenti e perizie sui bossoli trovati
nel corpo delle vittime e le armi trovate addosso a Sacco e Vanzetti, non sono
definitivi. Così come non sono convincenti le testimonianze che indicano
Vanzetti come presente alla rapina di Bridgewater. Alla fine, però, arriva la
condanna alla sedia elettrica. L' esecuzione sarà eseguita nel penitenziario di
Charlestown, trasformato in una fortezza da un' eccezionale servizio di
sicurezza, la notte fra il 22 agosto e
23 1927.
Il caso di Sacco e Vanzetti scosse molto
l'opinione pubblica italiana di allora e anche il governo fascista prese
posizione e si mosse attivamente a sostegno dei due connazionali, nonostante le
loro idee politiche. Benito Mussolini riteneva il tribunale statunitense
«pregiudizialmente prevenuto» nel giudicare Sacco e Vanzetti e, a partire dal
1923 fino all'esecuzione della condanna a morte nel 1927, i funzionari del
Ministero degli Esteri, l'ambasciatore italiano a Washington e il Console
italiano a Boston operarono presso le autorità degli Stati Uniti per ottenere
prima una revisione del processo e poi la grazia per i due italiani. Lo stesso
Mussolini un mese prima dell'esecuzione scrisse direttamente una lettera in cui
chiedeva all'ambasciatore statunitense a Roma Henry Fletcher di intervenire
presso il Governatore del Massachusetts per salvare la vita dei due condannati
a morte.
Dibattito e polemiche sulla morte dei due
anarchici non si sono mai spente. E pochi anni fa proprio l' avvocato Catalano
aveva querelato per diffamazione lo scrittore tedesco Thorwalrd Jurgens che
aveva sostenuto la colpevolezza dei due anarchici. Nel processo a Milano venne
a deporre Angelo Michele Musmanno, uno dei presidenti del processo di
Norimberga che nel ' 26 aveva difeso Sacco e Vanzetti. E anche allora Musmanno
spiegò come e perché i due anarchici fossero stati ingiustamente accusati dalla
polizia e condannati a morte.
In ogni caso, mai nessun governo della repubblica italiana, evidentemente eterodiretta da Washigton, ha mai chiesto alle autorità USA, la ribilitazione di Sacco e Vanzetti.
In ogni caso, mai nessun governo della repubblica italiana, evidentemente eterodiretta da Washigton, ha mai chiesto alle autorità USA, la ribilitazione di Sacco e Vanzetti.
Dall'epistolario di
Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti:
«
Ricordati sempre, Dante, della felicità dei giochi non usarla tutta per te, ma
conservane solo una parte (...) aiuta i deboli che gridano per avere un aiuto,
aiuta i perseguitati e le vittime, perché questi sono i tuoi migliori amici;
son tutti i compagni che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo, che ieri
combatté e cadde per la conquista della gioia e della libertà per tutti e per i
poveri lavoratori»
(Bartolomeo
Vanzetti al figlio di Sacco, Dante - 1927)
«
Mai, vivendo l'intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per
la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini»
(Bartolomeo
Vanzetti, alla giuria che lo condannò alla pena di morte)
«
Sì, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da
sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno
ancora più belle per le future generazioni a venire».
(Nicola
Sacco, al figlio Dante - 1927)
riferimenti:
http://www.archives.gov/research/alic/periodicals/nara-citations/foreign-affairs.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=sacco+
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=sacco+
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