BIOGRAFIA

28.5.16

RIABILITATE LA MEMORIA DI SACCO E VANZETTI!



di Gianni Lannes

99 anni dopo la loro uccisione, Maria Ferdinando Sacco, nipote di Nicola Sacco, da Torremaggiore nella Daunia, ha scritto una lettera al presidente degli Stati uniti d’America, Obama, a Papa Francesco e al presidente Mattarella. L’intento è quello di giungere attraverso atti formali alla «completa riabilitazione storica, sociale ed etica di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, cittadini italiani, emigrati negli Stati Uniti d’America, e lì assassinati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927, a seguito di un processo basato esclusivamente su pregiudizi politici e razziali, in cui vennero violati i diritti della difesa».



Fu una condanna ingiusta, frutto di un processo politico, quella che portò la notte fra il 22 e 23 agosto 1927 sulla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Una condanna a morte decisa da una Corte statunitense, sulla base di una falsa accusa di rapina contro i due anarchici che negli Usa non sono stati ancora riabilitati. Oggi, quasi un secolo dopo quella tragica esecuzione, dopo lo struggente inno di Joan Baez, dedicato a "Nicola and Bart" che faceva da colonna sonora al film di Giuliano Montaldo con Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla, un nuovo appello in loro memoria è stato consegnato alla White House.

Il nuovo inquilino della Casa Bianca può fare un atto di grande giustizia, riabilitare Sacco e Vanzetti.  Oggi la richiesta è quella della pronuncia della riabilitazione dei due anarchici da parte delle autorità federali statunitensi e del Congresso di Washington. Gli appelli lanciati negli ultimi anni sono rimasti tutti senza risposta, nonostante le memorie e le procedure avviate per ottenere la riabilitazione post-mortem di Sacco e Vanzetti. Il cambiamento di inquilino alla Casa Bianca, però, ha rinnovato la speranza mai sopita di ottenere un riconoscimento di giustizia per i familiari dei due anarchici italiani. Sinora l' unico risultato concreto ottenuto in questa lunga battaglia condotta dall' avvocato Catalano, risale al gennaio del ' 77, quando il Massachusetts, lo Stato in cui avvennero condanna ed esecuzione, pronunciò la riabilitazione di Sacco e Vanzetti. Un traguardo parziale del quale il legale delle famiglie non si è mai accontentato, proprio perché il processo ai due italiani era stato un caso internazionale che aveva coinvolto e diviso l' opinione pubblica, e lasciato tracce durature nella memoria della stessa collettività degli emigrati italiani in Usa. L' accusa che aveva portato in prigione Nicola Sacco, 29 anni, uomo del Sud, di Torremaggiore in provincia di Foggia, e Bartolomeo Vanzetti, 32 anni, piemontese di Villafalletto, era quella di aver ucciso durante una rapina il cassiere di un calzaturificio mentre altri due uomini erano rimasti a terra gravemente feriti; di questi uno morirà il giorno dopo, mentre l' altro si salverà. 

Il colpo era avvenuto il 15 aprile del 1920 a South Braintree nel Massachussetts. Le indagini scattate dopo il sanguinoso assalto, non sono di routine. Nello Stato si scatena una vera e porpria caccia all' uomo. Anche perché nel dicembre del ' 19 a Bridgewater, sempre in Massachussetts, c' era stato un altro assalto armato, condotto con le stesse modalità di quello al calzaturificio. Gli investigatori si convincono che è un' unica banda ad aver messo a segno i colpi e, per i detectives, si tratta di una gang di italiani. L' inchiesta si concentra sulle auto usate per le rapine e portano ad intensificare i controlli sui furti di vetture. E così, il 5 maggio del ' 20, qualcuno segnala che due stranieri che hanno appena tentato il furto di un' auto, sono sul tram per Bridgewater. E sul tram ci sono proprio Sacco e Vanzetti. A un chilometro dal capolinea vengono fermati. In tasca hanno due pistole e volantini di propaganda anarchica. Per loro scatta l' arresto. Il processo che seguì, si trasformò in un caso internazionale con al centro la persecuzione contro i gruppi anarchici. Un processo storico, di quelli che segnano un' epoca. In aula l' accertamento della verità si scontra con il clima di caccia alle streghe. Accertamenti e perizie sui bossoli trovati nel corpo delle vittime e le armi trovate addosso a Sacco e Vanzetti, non sono definitivi. Così come non sono convincenti le testimonianze che indicano Vanzetti come presente alla rapina di Bridgewater. Alla fine, però, arriva la condanna alla sedia elettrica. L' esecuzione sarà eseguita nel penitenziario di Charlestown, trasformato in una fortezza da un' eccezionale servizio di sicurezza, la notte fra il  22 agosto e 23  1927. 
 
Il caso di Sacco e Vanzetti scosse molto l'opinione pubblica italiana di allora e anche il governo fascista prese posizione e si mosse attivamente a sostegno dei due connazionali, nonostante le loro idee politiche. Benito Mussolini riteneva il tribunale statunitense «pregiudizialmente prevenuto» nel giudicare Sacco e Vanzetti e, a partire dal 1923 fino all'esecuzione della condanna a morte nel 1927, i funzionari del Ministero degli Esteri, l'ambasciatore italiano a Washington e il Console italiano a Boston operarono presso le autorità degli Stati Uniti per ottenere prima una revisione del processo e poi la grazia per i due italiani. Lo stesso Mussolini un mese prima dell'esecuzione scrisse direttamente una lettera in cui chiedeva all'ambasciatore statunitense a Roma Henry Fletcher di intervenire presso il Governatore del Massachusetts per salvare la vita dei due condannati a morte.

Dibattito e polemiche sulla morte dei due anarchici non si sono mai spente. E pochi anni fa proprio l' avvocato Catalano aveva querelato per diffamazione lo scrittore tedesco Thorwalrd Jurgens che aveva sostenuto la colpevolezza dei due anarchici. Nel processo a Milano venne a deporre Angelo Michele Musmanno, uno dei presidenti del processo di Norimberga che nel ' 26 aveva difeso Sacco e Vanzetti. E anche allora Musmanno spiegò come e perché i due anarchici fossero stati ingiustamente accusati dalla polizia e condannati a morte.

In ogni caso, mai nessun governo della repubblica italiana, evidentemente eterodiretta da Washigton, ha mai chiesto alle autorità USA, la ribilitazione di Sacco e Vanzetti.


Dall'epistolario di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti:

« Ricordati sempre, Dante, della felicità dei giochi non usarla tutta per te, ma conservane solo una parte (...) aiuta i deboli che gridano per avere un aiuto, aiuta i perseguitati e le vittime, perché questi sono i tuoi migliori amici; son tutti i compagni che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo, che ieri combatté e cadde per la conquista della gioia e della libertà per tutti e per i poveri lavoratori»

(Bartolomeo Vanzetti al figlio di Sacco, Dante - 1927)

« Mai, vivendo l'intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini»

(Bartolomeo Vanzetti, alla giuria che lo condannò alla pena di morte)
« Sì, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire».
(Nicola Sacco, al figlio Dante - 1927)

riferimenti:





https://web.archive.org/web/20151117022950/http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo /12/Mussolini_segreto_aiuto_Sacco_Vanzetti_co_0_9603129824.shtml




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