26.8.12

ALBERI: MONETA ECOLOGICA DEI BAMBINI


di Gianni Lannes

Nel bosco ci sono gli elementi principali della nascita, della crescita, della vita e della morte. E questo i bambini lo sanno meglio degli adulti. Ma quanti pargoli - particolarmente nell’occidente industrializzato - hanno mai attraversato una foresta? In Italia, addirittura, una legge risalente al 1992  è largamente inapplicata. Secondo il Corpo Forestale dello Stato,  “sul territorio nazionale esistono 12 miliardi di piante”. 

Normativa fantasma - La legge numero 113/92 prevede “l’obbligo per il comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica”. Dodici mesi di tempo, dal momento della nascita, perché il comune interessato provveda a piantare un nuovo albero e quindici mesi perché l’ufficio anagrafe relativo registri sul certificato di nascita, il luogo esatto in cui l’albero sorge.  Le stime ufficiali attestano che su 9 milioni e 300 mila bimbi nati da residenti italiani dal ‘92 al 2008,  sono stati piantati appena 1 milione di alberi. Desolante. Eppure la legge è chiara: i comuni avrebbero dovuto agire in sinergia con le Regioni e il Corpo forestale dello Stato. I primi dovevano scegliere le tipologie arboree più consone al tipo di territorio nel quale sarebbero state piantate. Ai secondi spettava garantire un piano di coltura ed arredo ambientale in armonia con le necessità urbane e la tutela dei boschi. Nel 2008 la Finanziaria aveva previsto per la tutela del decoro ambientale dei Comuni, circa 150 miliardi di euro per un periodo di 3 anni, soldi spariti dopo il provvedimento taglia – ICI. Purtroppo la legge 113 non prevede in alcun caso un qualsiasi tipo di sanzione o d’obbligo d’imposta per i comuni inosservanti e, tanto meno, offre incentivi a chi la rispetta. Il che fa di questo regolamento più una enunciazione di intenti a carattere ecologista, che una normativa inderogabile. Eppure questa normativa, se seguita, avrebbe oggi il suo valore aggiunto e quantificabile economicamente. Infatti, non solo un albero di media grandezza è in grado di assorbire 12 chilogrammi di anidride carbonica in un anno, ma il Protocollo di Kyoto prevede per ogni paese la sottrazione dall’ imposta sul totale delle emissioni di gas serra prodotto, del legno delle proprie foreste. Un alleggerimento delle sanzioni internazionali di circa 1 miliardo di euro in 5 anni. Nel frattempo, dal ’92 a oggi, sono quasi 9 milioni gli alberi mai piantati a seguito della mancata osservanza della norma. Una perdita ecologica inqualificabile.

Basta fare il giro del Belpaese per comprendere l’arretratezza culturale, la miopia politica e l’insensibilità sociale. Eppure, basterebbe sollecitare i sindaci a fare per una buona volta il loro dovere minimo. Ne guadagnerebbe la salute della collettività. Invece, prevale la solita violenza istituzionale e mafiosa. Contro madre natura ogni estate si scatena la fine del mondo con incendi  di marcata origine dolosa. Prevenzione? Zero virgola zero. Le autorità continuano a sperperare il denaro pubblico per iniziative dispendiose ed inutili, buone a favorire le classiche clientele. E quando non bastano i roghi estivi di matrice speculativa, ci pensa qualche “primo cittadino”, sfruttando addirittura ingente denaro pubblico.

Qualcosa di personale - Ho imparato molto vedendo i bambini fra gli alberi. Una volta mio figlio che adora abbracciarli ed accarezzarli, piccoli e grandi senza alcuna differenza, mi ha insegnato che sanno comunicare. Gli ho chiesto: “Ma come parlano? Posso sentirli ora?” «Vedi - mi ha risposto - al mattino non bisogna svegliare gli alberi, perché hanno dormito tutta la notte per proteggerci. Quindi sono stanchi, bisogna aspettare che si sveglino. Però se metti l’orecchio sulla corteccia e ascolti in silenzio, dopo lui parla. E’ vivo e anche io e anche tu. Tutti i fiori che nascono ai piedi degli alberi sono lì per fargli piacere, per festeggiarlo. Auguri: bravo albero». Questa inaspettata lezione vive in me. L’albero è vita nel cuore e nella mente dei bambini.

Benefici - L’albero infonde nell’animo dell’osservatore la sensazione della bellezza. Le foglie giovani e le foglie che cadono portandogli nutrimento. Al bambino viene spontaneo portare l’acqua all’albero, accarezzarlo con amorevolezza. Ed è felice di imparare a conoscere le sue portentose proprietà. Già fra i 7 e gli 8 anni i bambini iniziano a capire che l’albero dà ossigeno. Nel bosco sentono la limpidezza e la freschezza dell’aria nei polmoni. Oggi noi, piantando un ettaro di bosco latifoglie, con il suo sottobosco, possiamo produrre 25 metri cubi di ossigeno al giorno e riassorbire altrettanti metri cubi di anidride carbonica, depurando l’aria. E’ una necessità profonda  promuovere la cura di sé in comunione con gli alberi ed il senso di responsabilità. 

Aria rubata - L’Europa ha inghiottito boschi e foreste intere ad un ritmo esorbitante. Oggi il vecchio continente prende ossigeno da quei Paesi del “terzo mondo” che hanno sovrabbondanza di ossigeno. Guardiamo le foreste africane che l’occidente saccheggia. L’Africa a livello internazionale non è debitrice ma creditrice di ossigeno, di vita. Chi produce ossigeno deve essere pagato. Noi respiriamo ossigeno prodotto dalle foreste equatoriali e tropicali. Il 40 per cento di quello italiano viene dall’estero. Le Nazioni Unite devono pagare il surplus di ossigeno ad alcune Nazioni polmone. L’essere umano può vivere senza petrolio, senza carbone, ma non senza alberi ossia senza polmoni.

Salento, incendi dolosi.


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