di Gianni
Lannes
Nel bosco ci
sono gli elementi principali della nascita, della crescita, della vita e della
morte. E questo i bambini lo sanno meglio degli adulti. Ma quanti pargoli -
particolarmente nell’occidente industrializzato - hanno mai attraversato una
foresta? In Italia, addirittura, una legge risalente al 1992 è largamente inapplicata. Secondo il Corpo Forestale
dello Stato, “sul territorio nazionale
esistono 12 miliardi di piante”.
Normativa fantasma - La legge numero 113/92 prevede “l’obbligo per il comune
di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della
registrazione anagrafica”. Dodici mesi di tempo, dal momento della nascita,
perché il comune interessato provveda a piantare un nuovo albero e quindici
mesi perché l’ufficio anagrafe relativo registri sul certificato di nascita, il
luogo esatto in cui l’albero sorge. Le
stime ufficiali attestano che su 9
milioni e 300 mila bimbi nati da residenti italiani dal ‘92 al 2008, sono stati piantati appena 1 milione di
alberi. Desolante. Eppure la legge è chiara: i comuni avrebbero dovuto
agire in sinergia con le Regioni e il Corpo forestale dello Stato. I primi
dovevano scegliere le tipologie arboree più consone al tipo di territorio nel
quale sarebbero state piantate. Ai secondi spettava garantire un piano di
coltura ed arredo ambientale in armonia con le necessità urbane e la tutela dei
boschi. Nel 2008 la Finanziaria aveva previsto per la tutela del decoro
ambientale dei Comuni, circa 150 miliardi
di euro per un periodo di 3 anni, soldi spariti dopo il provvedimento
taglia – ICI. Purtroppo la legge 113 non prevede in alcun caso un qualsiasi
tipo di sanzione o d’obbligo d’imposta per i comuni inosservanti e, tanto meno,
offre incentivi a chi la rispetta. Il che fa di questo regolamento più una
enunciazione di intenti a carattere ecologista, che una normativa inderogabile.
Eppure questa normativa, se seguita, avrebbe oggi il suo valore aggiunto e
quantificabile economicamente. Infatti, non solo un albero di media grandezza è
in grado di assorbire 12 chilogrammi di anidride carbonica in un anno, ma il
Protocollo di Kyoto prevede per ogni paese la sottrazione dall’ imposta sul
totale delle emissioni di gas serra prodotto, del legno delle proprie foreste.
Un alleggerimento delle sanzioni internazionali di circa 1 miliardo di euro in
5 anni. Nel frattempo, dal ’92 a oggi, sono quasi 9 milioni gli alberi mai
piantati a seguito della mancata osservanza della norma. Una perdita ecologica inqualificabile.
Basta fare
il giro del Belpaese per comprendere l’arretratezza culturale, la miopia
politica e l’insensibilità sociale. Eppure, basterebbe sollecitare i sindaci a
fare per una buona volta il loro dovere minimo. Ne guadagnerebbe la salute
della collettività. Invece, prevale la solita violenza istituzionale e mafiosa.
Contro madre natura ogni estate si scatena la fine del mondo con incendi di marcata origine dolosa. Prevenzione? Zero
virgola zero. Le autorità continuano a sperperare il denaro pubblico per iniziative
dispendiose ed inutili, buone a favorire le classiche clientele. E quando non
bastano i roghi estivi di matrice speculativa, ci pensa qualche “primo
cittadino”, sfruttando addirittura ingente denaro pubblico.
Qualcosa di personale - Ho imparato molto vedendo i
bambini fra gli alberi. Una volta mio figlio che adora abbracciarli ed
accarezzarli, piccoli e grandi senza alcuna differenza, mi ha insegnato che
sanno comunicare. Gli ho chiesto: “Ma come parlano? Posso sentirli ora?” «Vedi - mi ha risposto - al mattino
non bisogna svegliare gli alberi, perché hanno dormito tutta la notte per
proteggerci. Quindi sono stanchi, bisogna aspettare che si sveglino. Però se
metti l’orecchio sulla corteccia e ascolti in silenzio, dopo lui parla. E’ vivo
e anche io e anche tu. Tutti i fiori che nascono ai piedi degli alberi sono lì
per fargli piacere, per festeggiarlo. Auguri: bravo albero». Questa inaspettata lezione vive in
me. L’albero è vita nel cuore e nella mente dei bambini.
Benefici - L’albero infonde nell’animo
dell’osservatore la sensazione della bellezza. Le foglie giovani e le foglie
che cadono portandogli nutrimento. Al bambino viene spontaneo portare l’acqua all’albero,
accarezzarlo con amorevolezza. Ed è felice di imparare a conoscere le sue
portentose proprietà. Già fra i 7 e gli 8 anni i bambini iniziano a capire che
l’albero dà ossigeno. Nel bosco sentono la limpidezza e la freschezza dell’aria
nei polmoni. Oggi noi, piantando un ettaro di bosco latifoglie, con il suo
sottobosco, possiamo produrre 25 metri cubi di ossigeno al giorno e riassorbire
altrettanti metri cubi di anidride carbonica, depurando l’aria. E’ una
necessità profonda promuovere la cura di
sé in comunione con gli alberi ed il senso di responsabilità.
Aria rubata - L’Europa ha
inghiottito boschi e foreste intere ad un ritmo esorbitante. Oggi il vecchio
continente prende ossigeno da quei Paesi del “terzo mondo” che hanno
sovrabbondanza di ossigeno. Guardiamo le foreste africane che l’occidente
saccheggia. L’Africa a livello internazionale non è debitrice ma creditrice di
ossigeno, di vita. Chi produce ossigeno deve essere pagato. Noi respiriamo
ossigeno prodotto dalle foreste equatoriali e tropicali. Il 40 per cento di
quello italiano viene dall’estero. Le Nazioni Unite devono pagare il surplus di
ossigeno ad alcune Nazioni polmone. L’essere umano può vivere senza petrolio,
senza carbone, ma non senza alberi ossia senza polmoni.
Salento, incendi dolosi. |
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