di Gianni Lannes
Nei tempi più antichi esisteva già un nome per designare la Penisola italiana: Esperia o Ausonia la dicevano i greci, mentre il nome indigeno era Saturnia (almeno così attesta lo storico Dionigi di Alicarnasso nel I secolo a.C.). Insomma, non siamo sempre stati italiani. Alle origini gli autoctoni abitavano in un territorio assai ristretto rispetto ai confini attuali. Infatti, la penisola a sud delle Alpi non si è sempre chiamata Italia. La storia del nome si intreccia all'influenza culturale degli ellenici, alle vicende dei popoli indigeni e alla conquista romana. Il cammino del nome ‘Terra Italia’ è costellato di scambi, conflitti e animali sacri.
Moneta rinvenuta in Abruzzo a Monte La Queglia: attualmente alla Biblioteca Nazionale di Parigi |
Lo storico Antioco di Siracusa alla metà del V secolo a.C. riporta tre dati (assodati) sull’estensione e la storia dei nomi Italia e Itali. In origine questi ultimi si chiamavano enotri e avrebbero preso il nuovo nome da Italo, un re vissuto prima di Minosse. Il confine settentrionale a quei tempi andava dalla foce del fiume Lao sul Tirreno a Metaponto sullo Ionio: si trattava dell’odierna Calabria con un lembo di Basilicata. In precedenza la nozione di Enotria/Italia era ancora più ristretta e partiva dallo stretto di Messina fino all’istmo tra il golfo Napetino (oggi di Sant’Eufemia) e il golfo Scilletico (oggi di Squillace).
Ma perché proprio ‘Italia’? A margine delle etimologie proposte in tempi più o meno recenti, che vedono nel toponimo un riferimento alle officine metallurgiche incontrate dai naviganti che in epoche remote si dirigevano verso l'occidente (in una Penisola infuocata di vulcani attivi terrestri e marini), o lo fanno derivare dall’accadico atalu per ‘terra del tramonto’, oppure, ancora, lo riferiscono a una radice dal significato di ‘altura’, ‘monte’, la spiegazione su cui convergevano gli antichi e che riprendono molti studiosi moderni è che Italia derivasse dalla parola indigena (osca o etrusca) designante il vitello. Tale etimologia tornò a essere attuale quando il toponimo racchiudeva ormai tutta la Penisola, durante la guerra sociale (91-88 a.C.). Gli italici insorti contro Roma vollero caratterizzare la loro unità riferendosi a quello che era considerato il nome originario dell’Italia, Viteliú o Vitelliú, adottando come simbolo il bue e ribattezzando Italica la propria capitale Corfinium (nel cuore dell' Abruzzo).
Il riferimento al vitello va riportato all’importanza religiosa dell’animale e a una pratica rituale tipica delle popolazioni italiche, il ver sacrum (‘primavera sacra’): in caso di carestia o di risorse insufficienti si effettuava un voto per cui i nati di un certo anno, raggiunta la maturità, si sarebbero separati dalla comunità in cerca di una nuova sede, sotto la guida di un animale in rappresentanza della divinità (Marte). Talora l’animale conferiva il nome al nuovo popolo, come nel caso dei Piceni da picus (picchio) e degli Irpini da hirpus (lupo): così il gruppo guidato da un vitello ne avrebbe tratto il nome e ‘fondato’ l’Italia, la ‘terra dei vitelli’.
Ellanico di Lesbo (V secolo a.C.) inserisce tale derivazione (Italia da vitulia) in contesto mitografico greco riferendola a Eracle, che avrebbe fin qui inseguito uno dei buoi di Gerione.
La fortuna del nome va attribuita alla combinazione tra l’uso intenso e la riflessione di parte greca e l’accettazione come toponimo ed etnico di parte osca, alla cultura cioè che dal V al III secolo a.C. si pone come forza unificatrice del territorio tra il Gran Sasso e il Pollino: il nome Italia lega così il suo destino a quello dei popoli italici, portando alla coincidenza tra contenitore e contenuto. Così tra la seconda metà del IV e l’inizio del III secolo a.C. il confine settentrionale della nozione di Italia si sposta ancora verso nord, anche se con confini ancora fluidi nelle fonti storiche, determinando l’ambito di predominio ed espansione riconosciuto come proprio di Roma, che assoggetta sabelli, sanniti, dauni, lucani, bretti, sabini, umbri, piceni ed etruschi, ed entra sempre più in contatto con greci a sud e galli a nord.
Alla metà del III secolo a.C. il nome segue l’espansione romana, giungendo ai limiti settentrionali dell’Etruria e del Piceno, vale a dire alla linea orografica formata dai fiumi Arno ed Esino. Secondo Polibio sono le drammatiche vicende delle guerre galliche (225-222 a.C.) ad avviare la formazione di una prima coscienza ‘unitaria’ italica, con la convergenza degli interessi e delle preoccupazioni degli alleati con quelli di Roma. Dopo la prima espansione romana seguita alla vittoria di Clastidium (222 a.C.), il nome Italia raggiunge le Alpi. Parallelamente a questa estensione, nelle fonti compare un altro concetto, quello di Terra Italia, menzionato per la prima volta nel 205 a.C., durante la seconda guerra punica (218-202 a.C.). In questo contesto storico Appiano afferma, con riferimento agli Appennini: «tutta la parte a destra di essi è la vera Italia; quanto all’altra parte degli Appennini verso lo Ionio, oggi è (detta) Italia anche questa – e vi abitano greci, e sul resto celti».
All’inizio del II secolo a.C. la denominazione Italia ‘raggiunge’ definitivamente le Alpi. Marco Porcio Catone infatti vi include esplicitamente l’area gallica e tutto il territorio compreso all’interno di tale confine naturale, che proteggeva l’Italia «come un muro». Egli era ben conscio della differenza tra Italia e Terra Italia, poiché in una delle sue orazioni afferma di aver partecipato alla sua prima campagna militare a diciassette anni, all’epoca in cui Annibale stava devastando la Terra Italia. La seconda guerra punica costituisce un momento essenziale e traumatico per l’abbozzata unità della Penisola: al termine di essa l’Italia si trova a essere romana e inserita nel contesto della creazione dell’impero mediterraneo.
La nozione geografica unitaria è evidente anche in Polibio, il quale attribuisce all’Italia una forma triangolare con la base nella cerchia alpina (definita anche «acropoli dell’intera Italia») e bagnata da tre mari, lo Ionio, il Siculo e il Tirreno.
L'Italia frammentata fino al 1861, ha perso la sua unitarietà geografica al termine della Seconda Guerra
Mondiale con la cessione forzata dell'Istria e della Dalmazia alla
Jugoslavia di Tito, ma soprattutto con l'armistizio corto di Cassibile (3 settembre 1943) ha smarrito la sua sovranità e indipendenza in favore degli Stati Uniti d'America di cui è diventata colonia a tutti gli effetti (politici, economici, culturali e militari). Ma questa è un'altra storia.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2023/02/italia-degradata.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2023/02/italia-vandalizzata.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=cassibile
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2013/05/usa-alleati-di-mafia-dal-1943-contro.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2013/10/italia-occupata-dalle-forze-armate-usa.html
GoannI Lannes, Italia USA e getta, Arianna editrice, Bologna, 2014.
Gianni Lannes, l'Italia trema, Edizioni Mondo Nuovo, Pescara, 2023.
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