di Gianni Lannes
Giorgia Meloni mentre gonfia le spese militari e riduce quelle sanitarie, culturali e scolastiche celebra l'aumento (illusorio) dell'occupazione nel Belpaese e i successi del governino telecomandato dallo zio Sam. Eppure il Pil cala e la produzione industriale crolla. Ecco l'analisi del caso tricolore. Le sorelle Meloni nella fretta autocelebrativa dello spettacolo Atreju al Circo Massimo non si sono soffermate sulla seconda parte dello studio elaborato dalla Cgia, dove è stata evidenziata l'anomalia di una crescita dell'occupazione che non corrisponde alla crescita economica. Il Prodotto interno lordo negli ultimi due anni “è stato molto contenuto e all'aumento dell'occupazione non è corrisposto un incremento altrettanto importante della produttività del lavoro. Pertanto gli stipendi che sono al di sotto della media europea, non crescono adeguatamente. Bisogna rinnovare i contratti nazionali alla scadenza”. Insomma, i dati sul lavoro sono strabici.
L'Italia di oggi è un Paese che galleggia intrappolato in quella che il nuovo rapporto Censis, definisce la “sindrome italiana”. I redditi sono inferiori del 7 per cento rispetto a vent’anni fa, fermenta infatti l’antioccidentalismo e si incrina la fede nelle democrazie liberali, nell’europeismo e nell’atlantismo: il 66 per cento degli italiani incolpa l’Occidente delle guerre in corso e solo il 31 per cento è d’accordo con il richiamo della Nato sull’aumento delle spese militari. L'esecutivo Meloni vede solo i dati “assoluti” sull'occupazione, evitando di considerarli in termini contestuali, ovvero storici e sociali. Non lo fanno perché non comprendono i numeri statistici, ma perché il lavoro è utile solo quando garantisce il consenso facile.
Bisogna leggere le “Prospettive per l'economia italiana nel 2024-2025” pubblicate dall'Istat qualche giorno fa: a pagina 7 si scopre che il boom dell'occupazione è finito. “Nella seconda parte del 2024 - sostiene l'Istat – le prospettive sull'occupazione sono progressivamente peggiorate i tutti i comportati”.
L'Osservatorio Inps sul mercato del lavoro ha confermato: l'occupazione è cresciuta nei settori a bassa produttività e a basso salario dove è più intenso è lo sfruttamento del lavoro precario e povero. Insomma l'Italia è passata da un'economia deindustrializzata a un economia basata sui servizi poveri come la consegna supersfruttata di alimenti a domicilio e l'iperturismo che devasta le città.
Riferimenti:
https://www.istat.it/comunicato-stampa/le-prospettive-per-leconomia-italiana-nel-2024-2025-2/
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